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I “mostri” di Cetara: una storia devastante che ancora porta pesanti strascichi

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SALERNO –  A gennaio saranno 10 lunghi anni passati nella vergogna di avere tutti gli occhi del paese addosso, di essere additati come i “mostri di Cetara”, accusati di uno dei reati più orribili che possano esistere: violenza sessuale ai danni di una minore. Tutto è iniziato con una denuncia verbale. Una 15enne  sostenne di essere vittima di abusi sessuali sin da quando era piccola. Sarebbe stata stuprata e filmata dai suoi genitori, dal fratello e dal vicino di casa con il silenzio e la complicità di quasi un intero paese che avrebbe beneficiato di quei filmini pedopornografici. Fu addirittura prodotto un diario ad hoc dopo la confessione choc della giovane.
A gennaio 2010 questa famiglia e il vicino di casa furono arrestati. Uno scandalo senza precedenti per il paese sulla costiera salernitana.
Vennero perquisite le abitazioni di 18 famiglie, sequestrati più di 50 computer e oltre 5 mila supporti video, tra cd e DVD.
Addirittura la ragazzina fu allontanata dal nucleo familiare ed affidata ad una comunità e i suoi genitori si separarono. L’uomo, al carico del quale furono contestate le più infamanti accuse, perse la dignità, il lavoro, la stima per se stesso e, ancora oggi, è additato come mostro. Quante ne ha dovute passare.
Nel 2017 si inizia a quantificare economicamente l’enorme danno subito.
Oltre un milione di euro di risarcimento. È la somma che la Corte d’appello di Salerno rischia di dover liquidare ai tre protagonisti ingiustamente accusati. Perché ingiustamente? Perché non ci sono prove. Sostanzialmente è crollato tutto il teorema accusatorio «per insufficienza probatoria degli elementi raccolti». La fine di un incubo per padre e figlio, anche se la famiglia è ormai devastata con la ragazza che è andata via di casa e la moglie che lo ha lasciato. Dopo 6 lunghissimi anni di indagine, dunque, i pubblici ministeri Cristina Giusti e Vallerverdina Cassaniello, hanno chiesto e ottenuto dal Gip l’archiviazione per insufficienza probatoria. I tre destinatari di quella misura cautelare, padre, fratello e vicino di casa della ragazzina, che scontarono da innocenti 9 interminabili mesi di carcere con accuse infamanti, attraverso gli avvocati Antonio Bruno e Gaspare Dalia, hanno fatto istanza di risarcimento. Per il padre e il fratello c’è una richiesta di circa 500mila euro ciascuno. Per il vicino di casa, c’è invece una richiesta pari a 300mila euro. Un risarcimento che non potrà però ricostruire la vita di una famiglia intera distrutta da una vicenda paradossale e allucinante. Una figlia e una moglie perse e danni psicologici senza precedenti.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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