Editoriali
Terremoto: una scossa morale ad un sistema silente
Tempo di lettura 5 minutiCi si trova di fronte ad un paese privo di adeguate misure di controllo per i terremoti malgrado vi è la consapevolezza che lo stivale sia ad alto rischio sismico
Published
8 anni faon
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di Angelo Barraco
“Ai terremoti non v’è rimedio alcuno. Se il cielo ci minaccia con le folgori, pure si trova scampo nelle caverne. Ma contro i terremoti non vale la fuga, non giovano nascondigli” così ne parlò il poeta Francesco Petrarca, attraverso parole di desistenza che lasciano trapelare un’oggettiva resa dinnanzi ad un fenomeno dove la terra fa sentire la sua voce all’uomo che diventa impotente davanti a tutto ciò.
Un fenomeno naturale che lascia attorno a se cumuli di macerie che snaturano la bellezza dei luoghi, edifici che si piegano come fossero carta crespa arrotolata su se stessa e un numero indefinito di morti e sfollati che hanno irrimediabilmente detto addio al nido domestico che con tanta parsimonia e perizia hanno costruito un determinato edificio proiettando su di esso l’illusoria immagine di una fortezza che nel recondito passato della sua messa in piedi rappresentava l’emblema della sicurezza, definitivamente annientata dal sisma. L’Italia è un terreno instabile su cui vi poggiano strutture che non sono capaci di resistere agli impatti del sisma e crollano diventando cumuli di polvere e calcinacci.
La terra trema e da Nord a Sud una scossa di magnitudo 6.5 con epicentro tra Norcia, Preci e Castel Sant’Angelo sul Nera, con 10 metri di profondità, ha colpito tutto il centro Italia estendendosi da Bolzano fino alla Puglia, tanti i feriti. Una scossa che ha dato manforte al precedete sisma del 24 agosto 2016, quando alle ore 3.36 un terremoto di magnitudo 6.0 rade al suolo il Centro Italia, precisamente Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, alle 4.33 venne registrata un’ulteriore scossa di 5.4 con epicentro a Norcia e Castelsantangelo sul Nera. Una terra che non ha smesso di tremare, che ha distrutto equilibri solidi e dinamiche all’interno dei quali si muovevano intere comunità ormai dilaniate da un male che arriva silente, a passo lento e senza preavviso, senza bussare. Migliaia gli sfollati e 300 i morti sepolti sotto le macerie del terremoto di Amatrice, quella che una volta era il polmone culturale e che oggi invece è divenuta cimitero a cielo aperto. La politica urla a gran voce che tutto avrà una risoluzione e che si farà in modo di garantire a coloro che hanno perso la casa una giusta collocazione, ma non sempre le promesse da marinaio dei politicanti con il ciuffo al vento accalappia voti sono certezze e non sempre tali parole si trasformano in concretezza poichè dopo il terremoto ad Amatrice erano numerosi gli sfollati che si son dovuti arrangiare con tende allestite nei parco giochi, ma grazie all’intervento della protezione civile tutto ciò è stato tamponato e molti di essi sono stati collocati in strutture adeguate.
Ci si trova di fronte ad un paese privo di adeguate misure di controllo per i terremoti malgrado vi è la consapevolezza che lo stivale sia ad alto rischio sismico e la mancanza di controlli ulteriori sugli edifici, la totale assenza di misure di prevenzione nel costruire appositamente strutture antisismiche e l’assenza di adeguati sistemi di intervento per garantire ad un copioso numero di sfollati un adeguato alloggio post terremoto, dimostra quanto il nostro paese non sia in grado di gestire il problema e quanto sia approssimativo l’apporto di misure precauzionali atte a garantire la sicurezza in zone ad alto rischio sismico.
L’Italia piange ancora le vittime del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, quando alle 3.32 la terra ha tremato, cagionando la morte di 309 persone, inoltre sono rimaste ferite 1500 persone e gli sfollati erano circa 70mila. Una crepa al cuore che avrebbe dovuto fare attivare nuove misure per la salvaguardia di edifici storici e abitativi e avrebbe dovuto incentivare ulteriormente l’azione dei politicante verso una salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e delle strutture abitative dei cittadini ma non è così ovviamente.La storia oggi non insegna evitare gli errori e le crepe del passato non rappresentano per l’Italia un segnale di miglioria ai fini di un ottenimento legittimo di risanamento ma anzi, rappresentano un monito di proseliti atto all’ottenimento di un risultato politico senza un fine prettamente comunitario e molti politicanti non ricordano evidentemente quanto dolore, quante lacrime e quanta morte è stata tergiversata il 23 novembre 1980 alle ore 19.34, quando la terrà tremò in Campania e in Basilicata con epicentro in Irpinia per 90 terribili secondi. Una scossa che cagionò la morte di 3000 persone, furono 9000 i ferito e 300mila gli sfollati, inoltre furono rase al suolo 150mila abitazioni. Furono tardivi e insufficienti i soccorsi. Lo Stato attuò un piano per realizzare nuove strutture e aree industriali ma molte di esse chiusero. L’allora Presidente Della Repubblica Sandro Pertini fece il seguente discorso alla nazione: “Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice. Io ricordo che sono andato in visita in Sicilia. Ed a Palermo venne il parroco di Santa Ninfa con i suoi concittadini a lamentare questo: che a distanza di 13 anni nel Belice non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere, come dovrebbe essere in carcere? Perché l’infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui”. Mai parole furono più attuali poiché oggi nulla è cambiato, l’Italia vive in una costante bolla d’aria di sospensione in cui la prevenzione è l’optional e non viene posto come elemento di risoluzione. Il terremoto di questi giorni ha raso al suolo importanti edifici del patrimonio artistico/storico e culturale come la Basilica di San Benedetto e la Cattedrale di Santa Maria Argentea a Norcia, piegate in due come carta. Un paese che non salvaguardia il proprio patrimonio storico e artistico, attraverso misure precauzionali atte a garantire una solida messa in sicurezza, annienta automaticamente quelle che dovrebbero essere le fondamenta del sistema economico e sociale di un paese che ha sempre fondato i suoi principi sulla cultura ma oggettivamente ha predicato bene e a razzolato male, il buon Renzi però rassicura tutti: “ricostruiremo tutto, nessuno andrà in tenda”, precisando “Ricostruiremo tutto. Tutte le spese per l’edilizia scolastica e le strutture sanitarie le considereremo fuori dal Patto di Stabilità. Tutto ciò che servirà a ricostruire su quei territori lo prenderemo. L’Italia non lesinerà nella ricostruzione di luoghi che sono l’anima del nostro Paese. Non faremo sconti e chiederemo in modo forte e pressante alle popolazioni di aiutarci”, ovviamente interviene anche il Vaticano, che risicato nel mettere le mani nel portafoglio ma generoso nell’attaccare quando può le scelte politiche di uno Stato che non gli appartiene riferiscono da un prestigioso “attico”: “Stiamo monitorando attentamente l’impatto del nuovo terremoto in Italia. Siamo in contatto con la Protezione civile italiana. L’Ue è pronta ad aiutare”.
L’Italia che non guarda i propri errori dovrebbe trarre esempio dai loro “fratelli d’oltremanica”, che invece hanno imparato dai loro errori e hanno prontamente rimediato con strutture adeguate. In Giappone il terremoto è frequente; il famoso terremoto di Kobe del 1995 ha ucciso 6.343 persone e ha lasciato senza un tetto 300.000 persone, tale episodio ha fatto da scuola per prevenire ulteriori disastri e hanno attivato delle misure di prevenzione efficienti come il pre-allarme che avverte la popolazione dell’arrivo di un sisma o tsunami, grazie a dei sensori situati in tutto il Paese. Non appena i sensori captano il pericolo, l’allarme si sovrappone ai programmi televisivi in diretta e indica la localizzazione e l’onda in arrivo con pochi secondi di anticipo ma sicuramente indispensabili per scappare e correre ai ripari. Ma andiamo a ritroso, nel 1923 si verificò un terribile terremoto a Tokyo che distrusse molti palazzi ma rimase in piedi l’Imperial Hotel realizzato da Frank Lioyd Wright, grazie ad una struttura costruita da getti di cemento armato e con un profilo a sbalzo e una particolare stratificazione delle fondamenta. Negli edifici a rischio viene utilizzato una sorta di cuscino antisismico tra un piano e l’altro in modo tale da rendere la struttura elastica nel momento in cui essa viene posta alle pressioni e flessioni delle scosse di terremoso, limitando quindi il crollo della struttura stessa e garantendo la possibilità di fuga alle persone. Le strutture portanti vengono costruite in cemento armato o acciaio dal 1923 e grazie a ciò viene garantita maggiore flessibilità, grazie anche all’utilizzo di materiali poco pesanti nelle parti sopraelevate dell’edifici si attutisce il danno. Soluzioni che sicuramente potrebbero tornare utili ai politicanti italiani che si riempiono la bocca di buone parole e pochi fatti.
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