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Editoriali

Terremoto: epicentro Italia e… il salvatore della Patria

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Tempo di lettura 5 minuti Una corrispondenza fra il terremoto, o i terremoti, che scuotono l'Italia in questi giorni e il terremoto antidemocratico che ci minaccia nelle sembianze della modifica costituzionale

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di Roberto Ragone


Abbiamo sempre conosciuto i terremoti come circoscritti ad una precisa zona della nostra penisola: Friuli, Belice, Irpinia, Emilia-Romagna, L’Aquila e così via. Questo ultimo evento sismico l’avevamo già catalogato come Lazio-Marche-Umbria-Abruzzo, in realtà Amatrice. E già si incominciava a fare i conti della ricostruzione, con la partenza lenta di quella macchina burocrato-pachidermica che è la Pubblica Amministrazione – che Dio ne scampi! Già il nostro furetto al governo, il dottor Matteo Renzi incominciava a tuonare contro un’Europa che riteneva dovesse concedere ampi margini di manovra economica al di fuori dei vari patti iniqui che hanno caratterizzato l’infelice ingresso dell’Italia in quel tritacarne che si chiama Unione Europea; cioè aumentare ancora il debito che pagheranno i nostri pronipoti.

 

E ancora in questi momenti, approfittando da una diretta da Palazzo Chigi concessa graziosamente da quella RAI che ormai gli obbedisce come un cagnolino ben addestrato, si  mostra in piena retorica di 'salvatore della Patria', promettendo ricostruzioni a piene mani, contro i 'tecnicismi burocratici' di quell'Unione a cui si è inchinato, e che ora sfrutta nelle sue reprimende per carpire il favore di quei cittadini a cui l'Unione ha fatto ben più che male.


Si può anche vedere una corrispondenza fra il terremoto, o i terremoti, che scuotono l'Italia in questi giorni, e il terremoto antidemocratico che ci minaccia nelle sembianze della modifica costituzionale da votare il 4 dicembre. Sono ambedue eventi catastrofici, con la differenza che il secondo è prevedibile ed evitabile con un voto intelligente; a dispetto di quella Piazza del Popolo che sabato pomeriggio è stata mostrata fitta di manifestanti e di bandiere del PD – mentre era in realtà mezza vuota – sfruttando, come al solito, inquadrature a tutto uso e consumo dell'Oratore – Renzi. Ma, come si dice, non si può fare i conti senza l’oste.


Come briciole su di una tovaglia, l’ultima botta, quella di domenica mattina, ore 7,40 ora solare, ci ha scossi in su e giù dal Trentino alla Puglia, all’incirca duemilacinquecento chilometri, o poco meno. Dimostrando che la nostra presenza sulla Terra è quella di poco più che inquilini, a dispetto di tutte le nefandezze che al nostro globo terracqueo imponiamo ogni giorno nel nome di un profitto che rimane comunque fine a sé stesso. Se invadiamo l’ambiente di plastica e dei suoi venefici componenti dal Polo Nord fino alle più alte vette dell’Himalaia; se i nostri pesci, anche in oceano, ingoiano micro particelle di ogni tipo di derivato da petrolio, addizionato di componenti cancerogeni; se  le navi lavano le stive al largo, se il grande polmone verde della foresta amazzonica viene ogni giorno distrutto per ettari, se l’aria è irrespirabile per gli scarichi, non delle auto, ma delle grandi aziende; se i nostri fiumi, le falde, i torrenti, le sorgenti sono inquinati per le aziende protette da alto che scaricano i loro liquami; se, alla fine, l’aria, l’acqua, la terra, sono ormai compromesse; se i ghiacci si sciolgono, togliendo ai selvatici il loro naturale ambiente; se continuiamo a trivellare in Adriatico, nonostante sia un mare chiuso, inquinandolo senza rimedio, e negando il danno; se traforiamo montagne in nome di un falso progresso, in realtà a vantaggio dei soliti noti; se progettiamo un inutile, costoso e pericoloso ponte fra Calabria e Sicilia – e si potrebbe continuare -, allora possiamo ben affermare che le innumerevoli nefandezze che imponiamo al nostro ambiente, sono tali, e che noi, da inquilini poco riguardosi, ne approfittiamo. Non sono esse comunque che generano i terremoti, ma dovremmo guardare con più spirito critico la nostra presenza sulla Terra; pensare che ciò che abbiamo impiegato una vita per costruire può essere distrutto in meno di dieci secondi. Di fronte ad un evento sismico dopo il quale l’unica priorità è scavare anche a mani nude, nell’immediatezza, per cercare di salvare chi ha avuto la sorte di rimanere sotto il solaio della sua casa, dovremmo tutti ridimensionarci. Non vogliamo essere integralisti come il viceministro israeliano Ayoub Kara, che ha visto nel terremoto italiano una punizione divina per l’astensione dell’Italia al voto in sede Unesco, sulla città vecchia di Gerusalemme, che avrebbe in tal modo negato il legame millenario di Israele con l’Ebraismo, costringendo quindi Tel Aviv a chiederci scusa. Ma senz’altro dovremmo guardarci allo specchio e valutare con un metro diverso la nostra vita. Quando si scende da un aereo, o da una nave, si guarda al suolo come a qualcosa di fermo, di stabile, e qualcuno si china anche a baciarlo, in segno di gratitudine, magari dopo una grande paura. Ma quando ciò che hai sempre giudicato fermo e stabile sotto i tuoi piedi incomincia a ballare, allora tutto ciò su cui avevi fondato la tua vita, sballa.


E rimane un senso diffuso di paura, una paura nuova e incontrollabile. Capisci che la tua vita non sarà mai più al sicuro, in nessun luogo, e che dovrai abituarti a convivere con un senso di allarme latente.  Come sfuggire ai terremoti? Tutta la fascia appenninica è zona sismica, e come abbiamo visto, quasi nessuna regione è completamente al sicuro. Epicentro? Italia, in questo caso, da Bolzano a Bari. Ma perché i terremoti non si possono prevedere, in un’era dotata di grande tecnologia come la nostra, quando possiamo osservare la nostra terra da migliaia di chilometri di altezza con apparecchi che possono addirittura leggere le targhe delle auto? L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sostiene autoritariamente che i terremoti non si possono prevedere. Farlo significa mettere in dubbio la preminenza di tale organismo, commettendo reato di lesa maestà, e quindi i ricercatori che tengono alla propria carriera se ne astengono.

 

Comunque l’INGV insiste nella sua posizione, anche dopo che qualcuno, un tale Giuliani, aveva previsto il terremoto de L’Aquila. Ma le Cassandre sono poco gradite, sempre; pensiamo quanto sarebbe stato diverso il bilancio delle vittime se soltanto i cittadini de L’Aquila fossero stati messi in allarme. Il problema è anche etico. L’obiezione è semplicistica: siccome non è scientificamente provato che si possono prevedere i terremoti, non prevediamoli. Quindi se qualcuno che non è della casta, e non appartiene alla scienza ufficiale prevede un terremoto, non viene considerato. Se verrà anche denunciato, la volta successiva starà zitto. Di fronte a tali rischi è senz’altro preferibile un allarme a vuoto, piuttosto che l’impreparazione. Giampaolo Giuliani, il tecnico del Laboratorio di Fisica del Gran sasso che previde il terremoto ‘in zona di Sulmona’ e diede l’allarme, inascoltato; e che fu poi definito dal capo della Protezione Civile Bertolaso come ‘Uno di quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false’, – ricordiamo che il terremoto di L’aquila si verificò una settimana più tardi di quanto pronosticato – ha avuto anche un precursore, anche lui stigmatizzato dalla scienza ufficiale, tale Raffaele Bendandi. Nato a Faenza, autodidatta definito poi ‘pseudoscienziato’, si appassionò all’astronomia, costruendosi da solo un telescopio e diversi sismografi. Nel 1917, durante i turni di guardia del servizio militare, elaborò, passeggiando lungo la battigia, una teoria per cui ritenne che la crosta terrestre, come le maree, fosse soggetta ad attrazione gravitazionale della luna. La sua ispirazione prevedeva anzi che tutti i pianeti del sistema solare, compreso lo stesso sole, fossero responsabili di sommovimenti della crosta terrestre. Ben più basata su principi certi è quella di Giuliani, il quale ha rilevato, in prossimità di un evento sismico, una fuoruscita di radon, un gas radioattivo che è presente soprattutto in zone vulcaniche. Negli USA il radon è considerato cancerogeno, e tenuto d’occhio, particolarmente nei materiali da costruzione, cosa che in Italia si trascura del tutto. Bendandi ha cercato le cause, Giuliani ha rilevato un campanello d'allarme. La conclusione è deludente: da una parte personaggi le cui osservazioni, ancorchè empiriche, andrebbero valutate e approfondite. Dall’altra la solita casta  che pretende di essere l’unica autorità riconosciuta e riconoscibile; per cui i terremoti non si possono prevedere, e continueranno a non potersi prevedere, d’imperio. Per ricostruire tutti i piccoli paesi con criteri antisismici veri – appalti degli ‘amici’ a parte, un’altra piaga della nostra nazione – ci vuole tempo e tanti soldi, e non si può aspettare che tutto sia realizzato. La faglia pericolosa si allunga lungo tutta la penisola. Servirebbe a tutti un po’ più di umiltà, quando si tratta di salvare non antichi edifici, ma le famiglie e il futuro di intere regioni. 
 

 

Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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