Costume e Società
Cultura in lutto, è morto Dario Fo
Tempo di lettura 3 minuti Aveva 90 anni. Renzi:"Cordoglio mio e del Governo"
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Redazione
E' morto a 90 anni Dario Fo, drammaturgo, attore, regista, scrittore, pittore, scenografo e attivista italiano. Nel 1997 vinse il premio Nobel per la letteratura. Renzi, con Fo Italia perde protagonista cultura – "Con Dario Fo l'Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese. La sua satira, la ricerca, il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l'eredità di un grande italiano nel mondo. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del governo italiano". Cosi' il premier Matteo Renzi alla notizia della morte del premio Nobel.
Nel 1968 insieme a Franca Rame, Massimo de Vita, Vittorio Franceschi e Nanni Ricordi fonda il gruppo teatrale Nuova Scena, con l'obiettivo di ritornare alle origini popolari del teatro ed alla sua valenza sociale. Anche in questo caso, le rappresentazioni avvenivano in luoghi alternativi ai teatri ed a prezzo politico. Il 1º ottobre 1969, a La Spezia, Fo portò per la prima volta in scena, con grande successo, la "giullarata" Mistero buffo; egli, unico attore in scena, recitava una fantasiosa rielaborazione di testi antichi in grammelot, traendone una satira tanto divertente quanto affilata. Il grammelot, linguaggio teatrale che si rifà alle improvvisazioni giullaresche e alla Commedia dell'arte, è costituito da suoni che imitano il ritmo e l'intonazione di uno o più idiomi reali con intenti parodici.
Nel caso specifico di Mistero buffo, il linguaggio utilizzato da Fo era una mescolanza dei vari dialetti della Pianura padana. Mistero buffo costituisce, per certi versi, il modello di quel quasi-genere che si è soliti definire "teatro di narrazione". Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta, Fo si schierò con le organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra e fondò il collettivo "La Comune", attraverso il quale tentò con grande passione di stimolare il teatro di strada.
Al 1970 risale Morte accidentale di un anarchico, opera che segna il ritorno di Fo alla farsa ed all'impegno politico; era chiaramente ispirata al caso della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli (ma ufficialmente si ispirava ad un evento analogo avvenuto negli Stati Uniti all'inizio del XX secolo, la morte di Andrea Salsedo). Nell'opera, Luigi Calabresi è il commissario Sportivo, soprannominato "commissario Cavalcioni", che posiziona gli interrogati a cavalcioni di una finestra, accreditando l'ipotesi poi smentita dall'inchiesta della magistratura, della defenestrazione dolosa dell'anarchico.
La vicenda si svolge in una stanza della procura centrale di Milano con protagonista quel "Matto" che ricorre spesso nel teatro di Fo quando occorre rivelare verità scomode. Il Matto adotta vari travestimenti (psichiatra, giudice, capitano della scientifica e vescovo) mediante i quali la versione ufficiale dei fatti mostra tutte le sue contraddizioni e, dal tentativo di costruire una versione plausibile, emergono altre esilaranti incongruenze. Sul caso Pinelli, tra l'altro, Fo firmò una lettera aperta, pubblicata dal settimanale L'Espresso nel giugno 1971.
Nel 1973 la casa editrice Bertani pubblicò ‘'Mistero Buffo'’. Nel 1974 l'Einaudi pubblicò parte delle commedie di Fo. Pochi anni dopo Fo, insieme alla moglie Franca Rame, tornò in televisione con un programma chiamato Il teatro di Dario Fo (in onda su Rete 2, a partire dal 22 aprile 1977, ore 20:30). La serie di trasmissioni avrebbe permesso al futuro premio Nobel di far apprezzare i propri lavori più recenti ad un'ancor più vasta schiera di persone – vasta come solo la platea televisiva poteva essere. Nel programma vennero proposte tutte le pièce registrate alcuni mesi prima nella Palazzina Liberty dell'antico Verziere di Milano.
I titoli delle pièce erano: Mistero Buffo, che apriva la serie; Settimo: ruba un po' meno; Ci ragiono e canto; Isabella, tre caravelle e un cacciaballe; La signora è da buttare; Parliamo di donne, quest'ultima interpretata dalla sola Franca Rame[2]. A ribadire la fama trasgressiva o addirittura sovversiva della coppia Fo-Rame (fama che di fatto aveva costretto la coppia ad abbandonare la televisione nei primi anni sessanta), Il teatro di Dario Fo, e soprattutto Mistero Buffo, attirò l'attenzione del Vaticano che, per bocca del cardinale Ugo Poletti, reagì molto duramente ai modi e al linguaggio con cui nel programma si trattavano certi temi e personaggi religiosi o, più in particolare, ecclesiastici.
Una curiosità: anche se autore dei testi di molte canzoni (soprattutto per Enzo Jannacci), l'unica volta in tutta la sua carriera in cui Fo si è trovato nella hit parade dei 45 giri, anche se fra le posizioni più basse, è stata con la sigla del programma Il teatro di Dario Fo (sigla intitolata ironicamente "Ma che aspettate a batterci le mani?"
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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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