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8 anni faon
di Paolino Canzoneri
All'indomani della vittoria del "leave" con un 52% che non lascia il benchè minimo dubbio sulla volontà degli inglesi di uscire dall'Europa, l'aria di Londra era più fresca del solito e nei volti degli inglesi aleggiava una sorta di stupore e di sorpresa; in fin dei conti non se lo aspettava nessuno e quelle facce dapprima serene e convinte parlavano da sole: "stavolta l'abbiamo fatta grossa". Proprio cosi, l'hanno fatta proprio grossa perchè in fin dei conti l'Inghilterra ha da sempre mostrato una riluttanza e poca predisposizione a voler stare nella comunità europea accollandosi regole e modalità che hanno comportato sacrifici non indifferenti per tutti gli altri paesi. Nel pieno rispetto delle loro tradizioni storiche e della loro cultura (come se l'avessero solo loro), hanno da sempre assunto un comportamento da viziati d'Europa senza volersi adeguare alla moneta unica financo mantenere l'odiosa corsia di transito a sinistra e non solo. Il cosiddetto Brexit comporterà dei disagi pressanti in termine di mercato ma al momento i fautori e vincitori del "Leave" sembrano ignorare che ogni paese dell'unione perderà un solo mercato cioè quello inglese mentre i britannici ne perderanno ben 27 cioè quelli degli altri paesi dell'unione ma se ne accorgeranno nel tempo. A poche ore dalla clamorosa scelta moltissimi inglesi, a cui è stata propinata una campagna informativa errata, faziosa e poco descrittiva su quello che avrebbe comportato la scelta dell'uscita, hanno dichiarato in diverse interviste e sondaggi post brexit di non aver capito bene e di essersi pentiti loro malgrado. In una di queste interviste per scopi di sondaggio spicca quasi per comicità grottesca quella di una signora quasi anziana che ha votato per l'uscita ma senza aver capito realmente cosa avrebbe comportato una scelta cosi importante: "non avevo capito bene, figurarsi che io e mio marito con i soldi risparmiati da una vita abbiamo comprato una casetta nel nord della Francia che tanto amiamo dove vorremmo trascorrere i mesi estivi…". Qualcuno dovrà spiegargli loro malgrado che improvvisamente per la Francia quella adorabile coppia inglese non diverrà altro che una coppia di extra comunitari con obblighi di documentazione in contrapposizione al libero attraversamento delle frontiere fra i paesi della comunità e con tempi di soggiorno limitati. Il nostro presidente del Consiglio stizzito un po come tutti ha rilasciato una dichiarazione con un'aria da sufficienza del tutto giustificata auspicando un veloce disbrigo delle pratiche per l'uscita, quasi a dire "sbrigatevi con le incombenze burocratiche e visto che non ci volete stare, levatevi dalle scatole in fretta perchè abbiamo molto altro da fare nella comunità". Con il passare del tempo sembra che più si aprono le frontiere e più si evidenzia quella scarsa propensione alla condivisione delle culture mentre invece prende piede quella volontà di chiusura a riccio e quella poca voglia di intergrazione. Diffidenza e razzismo quali tarli dell'animo umano vengono fuori proprio nel momento in cui ogni apertura non viene vista come risorsa culturale ma come rischio per una propria incolumità e per un ipotetico disgregamento delle proprie tradizioni che nessuno è disposto a perdere o a veder evolversi. Il Regno Unito in sostanza ha calato il sipario e ha chiaramente mostrato una arrogante ingratitudine verso tutta l'Europa che ogni anno per turismo e per studi ha visto ingrossarsi le proprie casse a dismisura e ha rivelato una altrettanta presunzione di onnipotenza molto collusa con una decisa linea di demarcazione fra l'inglese e il non inglese cosi come si è evidenziato dalla sgradevole richiesta di questi ultimi giorni della premier britannica Theresa May che ha disposto alle aziende del regno di comunicare l'elenco degli impiegati non inglesi. Comprensibile come questa decisione puzzi di celato razzismo ed è facile intuire come si stiano considerando dei provvedimenti legislativi che inducano favori e condizioni migliori per gli inglesi a discapito di tutti gli altri provenienti dall'Europa e dal resto del mondo. La Merkel quale leader della Germania, paese al momento fiorente e con livelli bassissimi di disoccupazione e debiti, in un impeto di insofferenza verso la collega britannica ha tuonato che senza libera circolazione nel Regno Unito non sarà possibile per gli inglesi d'avvalersi del libero accesso ai mercati dell'unione Europea. La Merkel raramente coglie il plauso di tutti i paesi ma stavolta sembra concorde l'approvazione per quanto affermato. Peccato però constatare quanto sempre più difficile sia affrontare temi importanti come la distribuzione del numero degl immigrati che ogni giorno l'Italia in piena dimostrazione di civiltà e umanità accoglie salvando vite e vite da morte certa mentre altri paesi pensano a muri e credono di risolvere voltando le spalle o uscendo da accordi comunitari precedenti. Peccato assistere ad una incapacità di condivisione e di predisposizione sempre più evidente ad ogni porta aperta.