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Cronaca

Caso Orlandi, parla la sorella di Mirella Gregori: "I miei genitori non sono stati chiamati a sentire il nastro"

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Tempo di lettura 7 minuti L'intervista in esclusiva per l'Osservatore d'Italia

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di Angelo Barraco
 
Roma – L’estate del 1983 viene ricordata per un’ondata di caldo che ha colpito l’Italia in modo anomalo, ma la memoria degli italiani si prospetta verso due episodi che ancora oggi rimangono avvolti da una fitta cortina di mistero a causa della totale mancanza di elementi oggettivi: la scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Due giovani che in quell’estate torbida svaniscono nel nulla, tra i dubbi e le incertezze che si protraggono negli anni come un lungo strascico destinato a non finire. Recentemente si è tornato a parlare della vicenda di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni che scompare il 22 giugno 1983, grazie alla diffusione di un nastro mandato in onda dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”.
 
L’inciso è stato fatto reperire ai giornalisti dell’Ansa il 17 luglio del 1983 in Via della Dataria a Roma. Dall’intervista che abbiamo fatto a Pietro Orlandi poco tempo fa abbiamo inoltre appreso che presumibilmente il 13, i presunti rapitori avevano chiamato un’amica di Emanuela sollecitandola di avvertire l’Ansa perché c’era una cassetta sotto il colonnato di San Pietro, ma non fu trovato nulla.
 
Il nastro rinvenuto 25 giorni dopo la scomparsa di Emanuela viene immediatamente acquisito e il Sisde stila anche un documento in cui descrive e trascrive i contenuti del nastro. Nella relazione si parla di voci maschili ma nell’inciso non vi è traccia, chi ha manomesso il nastro e perché? Nel documenti inedito del Sisde letto da “Chi l’ha visto?” il 14 settembre 2016 si legge che “Secondo quanto riferito da familiari di Emanuela a Funzionari di Polizia, la voce (prima facciata) di donna corrisponde –con buona probabilità- a quella della giovane scomparsa il 22 giugno” in riferimento ad Emanuela Orlandi.
 
Il documento continua “Dall’ascolto della registrazione si evince che la stessa è stata fatta mentre la ragazza veniva sottoposta a stimolazioni dolorose di intensità variabile e progressivamente crescente (scariche elettriche?)” continua dicendo che “Dall’ascolto del nastro si è tratta l’impressione che il soggetto passivo, di sesso femminile, sia stato sottoposto a sevizie, presumibilmente di carattere sessuale, da almeno tre persone di seguito. I soggetti attivi, appaiono di nazionalità italiana, e due di loro tradiscono un accento simile ad romanesco. I rumori di fondo presenti nella registrazione potrebbero indicare che le “sevizie” hanno avuto luogo in un ambiente chiuso situato in centro urbano”. Il documento quindi parla della presenza di uomini all’interno della scena ma il nastro mandato in onda invece non presentava tali voci, chi ha cancellato quelle voci e perché? La voce femminile che si sente su nastro dice “Oh dio, il sangue, quanto sangue” e si lamenta. Si sentono in sottofondo rumori urbani e la voce respira affannosamente lamentando dolori, urlando e piangendo. Pronuncia le parole “Sto svenendo, sto svenendo” e urla ripetutamente, come se in quel momento il suo corpo fosse sottoposto a continue scariche elettriche. In sottofondo si sente un leggero rumore “zanzaroso” che fa pensare alla diffusione di elettricità sul soggetto passivo. Pronuncia la frase “dovevo darti quel numero di telefono”. Nei punti dove si dovrebbe sentire la voce maschile, riportato nel documento del Sisde, vi è il vuoto, sezione palesemente cancellata. Il soggetto passivo sembra subire scariche elettriche, tale affermazione non viene fatta soltanto a seguito di quanto riporta il documento ma anche in base ad un ascolto attento poiché si sente un leggero rumore di diffusione di energia, quasi “zanzaroso” –come detto poc’anzi-  che porta a pensare che fosse oggetto di sevizie mediante questo sistema. Il dubbio che ci siamo posti a seguito della diffusione dell’audio è il seguente: è se la voce presente su quel nastro fosse in realtà di Mirella Gregori? Tale congettura nasce dal dato oggettivo che il caso Orlandi e il caso Gregori hanno sempre risentito di una forte linea di demarcazione che negli anni ha tracciato un solco invisibile. Il nastro è stato rinvenuto in territorio romano e non Vaticano: e se la voce fosse di Mirella? È stata fatta una comparazione? Domande che ci siamo posti e che abbiamo rivolto anche a Pietro Orlandi nel corso della scorsa intervista e che ci ha riferito: “Questo sinceramente non lo so se è stato fatto, all’epoca i rapitori quando lasciarono il nastro dissero che sul nastro c’era appunto la voce di Emanuela quindi si pensò alla questione di Emanuela ma non so se hanno fatto una comparazione, non posso saperlo perché non ho mai sentito la voce di Mirella”. In merito all’attendibilità della nostra ipotesi Pietro ci ha risposto così: “Non te lo so dire, guarda, non te lo so dire. In questo momento non ricordo però se il 17 luglio già era uscito il legame con Mirella, adesso mi sfugge, non ricordo esattamente quando ci fu un momento in cui furono legate le due vicende non ricordo se il 17 erano state legate. Però certo, è un’ipotesi che potrebbero comunque vagliare ma questo sarebbe importante soltanto quando ritroveranno il nastro originale che probabilmente era anche più lungo di quello che stava in Procura. Guarda si potrebbero fare tantissime cose perché avendo adesso, a distanza di 33 anni, quel nastro originale e capisci che le strumentazioni a disposizione per analizzare e scovare all’interno di una cassetta sono molto di più rispetto a quelle dell’83 e chissà quante cose potrebbero uscire fuori, magari anche altre voci che all’epoca non si sentivano quindi sarebbe importantissimo questo, si potrebbero capire bene alcune parole  che c’è stato sempre un po’ il dubbio su alcune parole, riascoltare soprattutto queste voci maschili e separarle dal resto. In fondo ci sono stati degli indagati in questa vicenda e quindi ci potrebbe essere la possibilità di fare un confronto con gli indagati per esempio…”. Anche in merito al luogo del ritrovamento del nastro lo stesso Pietro si è posto il dubbio: “Certo, mi sembra strano il fatto che il primo nastro era stato lasciato a San Pietro e il secondo era stato lasciato al Quirinale, i due luoghi simbolo di due Stati che in qualche modo sono stati legati da questa vicenda: Stato Italiano e Stato Vaticano”
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo voluto ulteriormente approfondire la vicenda del nastro e abbiamo intervistato Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella Gregori.

– Di recente si è tornato a parlare del caso di Emanuela Orlandi a seguito della diffusione del contenuto audio di un nastro rinvenuto 25 giorni dopo la scomparsa, grazie al programma “Chi l’ha visto?”. Lei ha mai ascoltato quel nastro?
No.
 
– La vicenda di Emanuela Orlandi risulta collegata con la scomparsa di Mirella Gregori, cittadina romana. Tra i due casi però, c’è sempre stata un’evidente linea di demarcazione tra Vaticano e Roma. Il nastro recentemente reso pubblico è stato rinvenuto in territorio romano. E’ se la voce impressa fosse di Mirella Gregori? Voi vi siete posti questa domanda?
Certo che ce la siamo posti, però nessuno ce l’ha posta a noi questa domanda, si è pensato subito a Emanuela. Purtroppo ritorna sempre il discorso Mirella cittadina italiana, Emanuela cittadina Vaticana e se fossero state tutte e due cittadine italiane? Sarebbero state trattate nella stessa maniera? 
 
-E’ stata mai fatta una comparazione con la voce di Mirella con quella impressa nel nastro?
 No.
 
– Secondo lei potrebbe essere un’ipotesi attendibile questa?
Non bisogna mai escludere nulla proprio a maggior ragione che sono sempre state comparate le due cose, sono sempre state notificate dagli eventi ecc..forse ne valeva anche la pena all’epoca di fare ascoltare la voce a mia madre o a mio padre che ora non ci sono più e dare anche l’ipotesi che poteva essere quella di Mirella 

– Voi avete appreso del nastro di recente o all’epoca del ritrovamento?
All’epoca io ero piccola come mia sorella però mi ricordo che avevo sentito in televisione che era stata trovata questa cassetta con la voce però non sono stati chiamati i miei. Che io mi ricordi non sono stati chiamati i miei a sentire la voce se poteva essere quella di mia sorella.
 
– Il 4 maggio del 2011 un anonimo ha chiamato in diretta alla trasmissione “Chi l’ha visto?” dicendo “Non posso al momento attuale né lasciare un recapito né il mio nome. Telefono a proposito del caso di Orlandi-Gregori, dove due scomparse sono opera della stessa mano. Un’esca interna al Vaticano nel caso Gregori, e un informatore sempre interno al Vaticano nel caso Orlandi. Basta che andiate a rivedere la storia e soprattutto cercate di riparlare con (…) amica di Mirella Gregori, lei sa chi è stata l’esca che l’ha fatta rapire. Ok? Vi richiamerò”. Da allora qualcuno si è fatto vivo?
No, purtroppo no. Non so se è l’omertà che sovrasta i pensieri e le parole delle persone, non lo so. O hanno paura di parlare o qualcuno che dice “ormai che parlo a fare dopo tanti anni” senza pensare che comunque lasciare le famiglie così nell’oblio nella speranza del ritorno e nella non certezza della morte perché non ce la dice nessuno la verità.
 
– Secondo lei la scomparsa di Mirella Gregori è strettamente legata alla scomparsa di Emanuela Orlandi?
Non lo dico io, a quanto pare lo dicono tutti gli eventi che ci sono stati. Se poi è stato un depistaggio questo non lo so. Non so se le cose che dice Accetti siano vere o meno… 
 
– Cosa ne pensa di Marco Accetti e che legami pensa che abbia avuto con la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori?
Non lo so guarda, non so che dirti. È che a volte spara tante cose troppo…sembra quasi un film, sembra una sceneggiatura di un film questa. Ognuno la vede in una maniera, c’è chi segue il filo dell’intrigo internazionale, chi segue quello della malavita, chi segue quello dello Ior.
 
– Lei invece che idea si è fatta…
Sulla scomparsa di mia sorella io idee me ne sono fatte tante in tutti questi anni. L’unica idea che mi sono fatta è che mi manca mia sorella da 33 anni, non c’ho più genitori, ci sono solo io che porto avanti questa cosa, questo fardello come lo vogliamo chiamare…mi dispiace poi vedere Pietro che a volte chiede e non ha risposte, quasi se vogliono silenziare il tutto dal Vaticano. Io gli appelli li ho fatti in televisione, sono andata a “Chi l’ha visto?”, certo non è che mi posso rivolgere al Papa perché non sono cittadina Vaticana ma sono cittadina italiana. Lo potrei fare ma se non sentono a lui che è cittadino Vaticano figurati se sentono a me. 

– Che appello vuole lanciare tramite il nostro giornale. 
Di mettersi una mano sulla coscienza e finalmente liberarsi da questa omertà e chi sa veramente qualcosa è ora che parli perché non serve a niente portarsi questa croce, forse metterebbe una fine alle nostre speranze perché mettono fine alle speranze di trovare vive le due ragazze anche se c’è una piccola luce finché uno dice non trovo il corpo per me è ancora viva e poi però vengono i pensieri cattivi perché poi dopo tutti questi anni figurati se è viva però non ti devi far sovrastare da questi pensieri e noi abbiamo l’obbligo come fratelli, sia io che Pietro, di cercarle vive. Questo è l’unico appello che posso fare, di parlare, per l’ennesima volta non è la prima volta che lo dico. Basta che si mettono in contatto con gli inquirenti anche in forma anonima non è un problema, però dare un segnale serve già a qualcosa. 

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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Castelli Romani

Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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Cronaca

Martina Franca, torna l’appuntamento con la fotografia d’arte di Marcello Nitti

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Ritornata anche questa estate in Valle d’Itria, ricca di iniziative culturali come il suo famoso Festival, l’attesa mostra fotografica di Marcello Nitti, che, continuando nella sua indagine espressiva, espone una serie di fotografie con titolo “Impressionism love”, ‘amore per l’impressionismo’. L’autore pugliese spiega come questa sua nuova fatica sia “il frutto di una ricerca intesa ad indagare le romantiche possibilità fotografiche di restituire immagini che possano aiutare il sogno. Le fotografie di “Impressionism love” sono il risultato di ricerca, sperimentazione e di affermazione dell’amore nel campo fotografico. Le fotografie sono realizzate in pellicola e senza aiuti digitali con Hasselblad 500 C/M e le foto sono realizzate con pellicole a colori e B/N Kodak”. Il tutto visibile durante questa estate a Martina Franca in Vico IV Agesilao MIlano 7.
 
All’inaugurazione, presente l’autore, ha svolto una rapida introduzione critica il curatore artistico Pio Meledandri ed anche quest’anno, insieme alle foto sono esposte alcune poesie di Barbara Gortan.
 
Per Meledandri “L’esposizione di Martina Franca, che l’Autore ha intitolato “Impressionism love”, è un viaggio interiore alla ricerca dell’Arte. Una dichiarazione d’amore nei confronti dell’impressionismo che gli fa prediligere i soggetti del mondo naturale e guardare all’”attimo luminoso” capace di modificare le fisionomie degli oggetti, creando forme e cromie nuove. La sensibilità e soprattutto la creatività lo portano ad un fantastico gioco di pareidolia così come da bambini riconoscevamo nelle nuvole forme simili a uomini e animali, a draghi, principesse e castelli. …Tutte le immagini assecondano il sentimento romantico dell’Autore la cui narrazione è fantasia, sogno, mistero, emozione e passione, tutti elementi con cui il Romanticismo si è contrapposto alla cultura Illuminista determinando una sua fisionomia nelle arti visive, nella musica, nella letteratura e nel pensiero filosofico”.
 
Nitti ha ringraziato quindi il pubblico che da anni segue questo suo originale percorso fotografico “per il sostegno che mi avete donato nelle mostre precedenti e vi ringrazio per l’entusiasmo che mi infondete a continuare a creare nuove immagini nel mondo magico e sognante che si chiama ‘Fotografia’”.
Privo di virus.www.avast.com



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