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di Angelo Barraco
Perugia – E’ stato ufficialmente degradato dall’Esercito l’ex caporal maggiore Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa il 18 aprile del 2011 con 35 coltellate nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto. Parolisi è stato espulso dall’esercito ed è stato trasferito dal carcere militare di Santa Maria Capua Vetere al carcere civile di Bollare. Un provvedimento avanzato dalla Procura generale quale pena accessoria prevista dalla sentenza di condanna per omicidio, che arriva a cinque anni esatti da quel tragico 18 aprile del 2011, giorno in cui scompare Melania Rea e viene rinvenuta cadavere due giorni dopo. Gli avvocati di Parolisi, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, hanno sollevato un difetto di giurisdizione perché ritenevano che ad applicare la degradazione doveva essere il Ministro della Difesa o l’Esercito.
Un dolore incommensurabile per i familiari, che sin dal primo giorno hanno gridato a gran voce giustizia. A seguito della riduzione della pena da trenta a vent’anni per l’esclusione dell’aggravante della crudeltà e il trasferimento dal carcere di Teramo a quello di Santa Maria Capua Vetere il padre di Melania, Gennaro Rea, tempo fa ha scritto una lettera indirizzata al Ministro della Difesa: “Chi vi scrive è Gennaro Rea, padre di Melania Rea, uccisa da 35 coltellate, dal marito, ma senza crudeltà, come dicono i giudici. Ebbene, ora lo stesso sembra essere stato trasferito dal carcere di Teramo a quello militare di S. Maria Capua Vetere. La cosa lascia perplessi non solo perché il reato commesso non ha nulla a che vedere con i reati militari ma perché la sentenza, dal punto di vista della responsabilità penale, è ormai definitiva. Non si comprende come un militare condannato per omicidio in via definitiva sulla responsabilità (e ora ormai anche sulla pena, dopo la sentenza della Corte di Assise di Appello di Perugia) possa ancora mantenere lo status di militare, persino godendo di qualche privilegio connesso alla suddetta condizione. Lo dico e lo penso, non solo da padre della vittima, ma da militare, quale sono io stato, avendo ricoperto la carica di 1° maresciallo dell’Aeronautica Militare prima del pensionamento. Vi prego pertanto di provvedere al più presto a far scontare la misera pena di Parolisi, al confronto dell’ergastolo del mio dolore, presso un normale carcere, con i delinquenti e gli assassini comuni, quale egli è”.
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva l’Avvocato Antonio Cozza, legale di Salvatore Parolisi per avere ulteriori chiarimenti in merito alla degradazione.
– Parolisi è stato degradato dalla sua carica. Come avete accolto la notizia?
C’è sta un’udienza in Corte D’Appello a Perugia, perché era fissata l’udienza proprio per stabilire questa degradazione che era stata chiesta dall’Esercito, è una pena accessoria automatica perché lui era stato interdetto dai pubblici uffici quindi nel momento in cui un militare viene giudicato e la sentenza diventa definitiva, la degradazione –quando si tratta di reati gravi in questo caso si trattava di un omicidio- è una conseguenza automatica quindi diciamo che la difesa non poteva fare niente, così come Salvatore, se non accettare questa decisione. L’unica cosa che avevamo fatto nel momento in cui era stata chiesta l’applicazione di questa degradazione, abbiamo cercato di sollevare un’eccezione in competenza o comunque di giurisdizione, un difetto di giurisdizione, perché ritenevamo che ad applicare questa pena doveva essere il Ministero della Difesa o comunque l’Esercito. Anche il Giudice Ordinario, in questo caso la Corte d’Appello cioè il Giudice dell’esecuzione, deve applicare questa pena perché ripeto, è una pena conseguente alla pena dell’ergastolo, Salvatore ne era ben consapevole, è una conseguenza naturale di questo iter che si è concluso di conseguenza i rapporti con l’Esercito si sono completamente definiti, sono stati completamente definiti, e adesso Salvatore Parolisi andrà in un carcere civile. Quindi era soltanto un passaggio automatico naturale rispetto alla condanna che poi è diventata definitiva.
– Il suo assistito come ha vissuto e come vive questa situazione?
Salvatore si è sempre reputato innocente, come la può vivere…non la vive sicuramente bene. Ha accettato sempre qualsiasi tipo di decisione con la speranza che prima o poi si farà giustizia nel senso che verrà fuori la verità però non può fare diversamente.
– Quali saranno le prossime mosse?
Per adesso nessuna mossa, aspettiamo e poi valuteremo se ci sono i margini per poter ricorrere, diciamo, anche all’estero.
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