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Cronaca

Loris Stival: Veronica Panarello accusa il suocero. Intervista esclusiva all'Avvocato dell'ex marito

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Tempo di lettura 3 minuti Avvocato Daniele Scrofani: "La verità è che lei dice delle cose che non sono riscontrate quindi è chiaro che non è credibile"

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di Angelo Barraco
 
Ragusa – Si è celebrato, davanti al gup di Ragusa, il processo svolto con rito abbreviato nei riguardi di Veronica Panarello accusata di aver cagionato la morte del figlio Loris Stival. Un’udienza decisiva quella di oggi, in cui la donna ha provato a convincere i giudici della sua estraneità nel delitto del figlio,  cercando di spiegare che il suo ruolo all’interno della scena delittuosa non è stato rilevante e attivo ma di complice poichè il delitto, a detta sua, sarebbe stato compiuto dal suocero Andrea Stival. Un’udienza tanto attesa dai numerosi giornalisti presenti sul posto che hanno visto sfilare una Veronica Panarello determinata, che mostrava una sicurezza che sradicava le precedenti sue incertezze emerse, con un capello lungo e un vestito nero, che veniva scortata dalle guardie penitenziarie fino all’aula del Tribunale. Sono passati quasi due anni dalla morte del piccolo Loris e quel delitto ancora senza movente ma compiuto con così tanta inumana ferocia nei confronti di un bambino innocente lascia ancora oggi una lunga scia di domande che aspettano una risposta. Nel corso del processo ha dichiarato davanti al Gup di Ragusa: “Sono pronta ad essere punita ma per quello che ho fatto e non per quello che non ho commesso. Se ci sono mie responsabilità pagherò, ma con me deve farlo anche l'esecutore materiale del delitto: mio suocero” puntando ancora una volta il dito contro  Andrea Stival. Una deposizione fiume in cui la donna ha ricostruito punto per punto il delitto, collocando il suocero in quella casa e specificando che sarebbe stato l’uomo ad ordinare alla donna di legare le mani al piccolo Loris. Successivamente lei si sarebbe allontanata un attimo per rispondere al telefono ma al suo ritorno avrebbe trovato il figlio privo di vita, ucciso mediante strangolamento con cavo usb grigio. Il corpicino sarebbe stato sceso e portato in contrada Mulino Vecchio. Ma le indagini svolte dagli inquirenti non collocano in nessun modo Andrea Stival all’interno della scena del delitto, ma a tal proposito la donna ha puntualizzato: “il fatto che non riesca a dimostrare che mio suocero fosse in casa con me al momento del delitto non significa che non ci fosse”.
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva l’Avvocato Daniele Scrofani, legale rappresentante di Davide Stival l’ex marito di Veronica Panarello che ci ha risposto ad alcune domande in merito a questa udienza. 
 
– Nell’udienza del processo davanti al Gup di Ragusa, Veronica ha detto che “Se ci sono mie responsabilità pagherò, ma con me deve farlo anche l'esecutore materiale del delitto: mio suocero”. Come reputa tali dichiarazioni?
Questo è un principio assolutamente condivisibile nella misura in cui si trovassero elementi a carico di chi viene chiamato in correità. In linea di principio è un discorso giusto ma da un punto di vista pratico non c’è alcun elemento che porti al coinvolgimento del suocero. Davide è sempre stato molto aperto agli sviluppi investigativi, ha sempre detto “chiunque sia stato paghi, anche se fosse mio padre” però se non c’è un elemento a carico del padre come si può pensare che debba pagare, per cosa.
 
– Nel corso della sua deposizione Veronica riferisce che il suocero si trovava in casa e avrebbe ordinato alla donna di legare il bambino con le fascette, successivamente lei sarebbe uscita per rispondere al telefono e avrebbe trovato Loris privo di vita. Gli inquirenti però non collocano Andrea Stival in quella casa. Quanto è credibile secondo lei Veronica?
Guardi secondo me non è credibile nella misura in cui nessun elemento di riscontro può essere individuato. Intanto lei ha cambiato versione più volte il che ovviamente in partenza rende una persona meno credibile, ma al di là di questo lei ha riferito degli elementi che non sono riscontrabili. Lei dice che il suocero l’avrebbe preso in un determinato punto della strada, coperto da telecamera, ma non viene riscontrato. La verità è che lei dice delle cose che non sono riscontrate quindi è chiaro che non è credibile. 
 
– Davide Stival come la vive tutta questa situazione?
Ovviamente con molta sofferenza, è una situazione che progressivamente gli ha portato sempre un accumulo di dolore e di angoscia perché prima ha perso il figlio, poi ha scoperto che sarebbe stata la moglie ad ucciderlo, poi sente che lei dice che è stato suo padre, insomma è chiaro che da questo punto di vista è chiaro che è una posizione sempre fortemente dolorosa però lui non ha mai perso la lucidità ed è sempre stato desideroso di arrivare ad un punto finale. Siamo ormai alle udienze finali e lui non ha perso la sua capacità reattiva per fortuna. 
 
– Qual è la vostra posizione oggi e quali saranno le prossime mosse?
La posizione oggi è una posizione di chi ha assistito ad un’udienza che se vogliamo possiamo definire inutile perché non ha portato ad un elemento in più rispetto all’interrogatorio reso al pubblico ministero in cui la signora ha accusato il suocero. Non c’è un elemento in più rispetto a quello quindi se vogliamo è un’udienza che poteva essere evitata. La nostra posizione in vista del processo è una posizione ormai chiara, noi siamo convinti della responsabilità della signora, chiederemo la condanna e insisteremo con la nostra posizione di Parte Civile nel processo. 

Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
Privo di virus.www.avast.com

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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

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Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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