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Yahoo! ammette solo adesso: rubati dati di 500 milioni di utenti da hacker. Sospetto coinvolgimento di uno Stato

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di Paolino Canzoneri

SUNNYVALE (Usa) – Che la riuscita e la permanenza dei grandi motori di ricerca del web si basi sulla robustezza e sulla assoluta sicurezza dei dati dei clienti è un dato di fatto oggettivamente inoppugnabile, ma se una società colosso come la californiana "Yahoo!" ammette d'aver subito nel 2014 un attacco senza precedenti da hackers esperti che sono riusciti a violare i loro server e rubare dati, nomi, foto, rubriche, password e documenti vari dei clienti memorizzati, questo diventa un fatto inammissibile e lo è ancora di più quando la società rivela che i dati sensibili o meno trafugati dai server riguardavano una utenza di ben oltre 500 milioni di persone. Il delegato amministratore Marissa Mayer conferma che il cyberattacco è stato un colpo tremendo all'azienda da tempo in crisi e ceduta al colosso delle Telecomunicazioni Verizon in fase di rilancio con una acquisizione e una ricapitalizzazione societaria di cifre da capogiro che al momento crea ovvi malumori e perplessità che potrebbero trasformarsi in una catastrofe societaria senza precedenti. A suscitare ulteriore imbarazzo e una evidente preoccupazione la notizia che gli hacker hanno trafugato anche il passaporto della first lady americana Michelle Obama insieme a varie e-mail personali di dipendenti a stretto contatto con  Hilary Clinton con mansioni di collaborazione per la sua corsa alla presidenza della Casa Bianca. La società ovviamente registra un calo in Borsa e i titoli Yahoo! perdono già l'1%. La clamorosa falla nel sistema del motore di ricerca era stata già evidenziata dal portale di informazione web "Recode" che aveva riportato la messa in vedita al prezzo di 1800 dollari di oltre 200 milioni di account di utenti da parte di un hacker dal nome "peace" e gli account contenevano pure dati sensibili  relativi ad operazioni home banking private, codici e password di carte di credito e di debito. Il colosso americano ipotizza che l'attacco hacker sia frutto di una azione di spionaggio industriale da parte di un paese straniero e in tempi strettissimi sono stati creati e lanciati una serie di applicazioni web tesi a identificare e notare utenti alle prese con comportamenti inusuali nella rete stessa. Putroppo però resta il fatto che questo trafugamento sembra essere, come asserisce il crittografo Bruce Shneier, uno dei più gravi della storia di Internet e il colosso californiano avrà serie difficoltà a venirne a capo riuscendo a ricreare quella fiducia indispensabile oggi per custodire i dati dei clienti.

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