Connect with us

Editoriali

Scuola, concorso a cattedre: una situazione "scandalosa"

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti Un gruppo di docenti che ha partecipato al concorso scrive al giornale

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

Redazione

 

Un gruppo di docenti abilitate di lingua e cultura francese che ha partecipato al concorso a cattedre bandito nel febbraio di quest’anno scrive per denunciare una situazione, definita dalle stesse docenti come scandalosa. Una situazione verificatasi proprio in occasione del concorso.

Ecco il testo della lettera delle docenti:

"Nonostante già in possesso di abilitazioni conseguite a seguito di una triplice selezione per i TFA e finale per i PAS, con enormi sacrifici sia umani (emblematico è il caso di alcune abilitande costrette a non potersi occupare direttamente di figli neonati o molto piccoli per poter frequentare i corsi, di altre costrette a rimandare eventi importanti e a trascurare la famiglia), sia finanziari, ci siamo sottoposte a questo concorso con la speranza di coronare quello che era il nostro sogno, ovvero poter trasmettere agli studenti tutto l’amore che abbiamo per questa bellissima lingua straniera che è il francese. Ebbene, il 18 maggio, dopo aver studiato giorno e notte, trascurando ancora una volta famiglia e persone care, ci siamo recati fiduciosi per svolgere la prima prova scritta. Va detto che in quei pochi mesi intercorsi dall’uscita del bando e dalla data dello scritto erano, tuttavia, già emerse numerose criticità, tre su tutte: l’assenza di griglie di valutazione prima della prova scritta con conseguente impossibilità di calibrare la preparazione e i proclami del Ministero che sarebbero state utilizzate le griglie del concorso docenti 2012 e la successiva smentita (purtroppo cosi non è stato), l’impossibilità per noi docenti di francese di utilizzare i caratteri speciali che prevedono accento circonflesso, dieresi etc. e la situazione dei docenti di lingua chiamati, al contrario degli altri colleghi che dovevano rispondere a 6 quesiti a risposta aperta e altri due a risposta multipla relativi a un testo in lingua in 150 minuti, a risolvere 8 quesiti tutti a risposta aperta da svolgere…sempre in 150 minuti, ossia 18 minuti per ogni quesito!. Nonostante quest’ennesima difficoltà, però, non ci siamo lasciati scoraggiare, del resto, un sogno è un sogno e per realizzarlo non ci sono ostacoli che tengano.


L’entusiasmo, però, si è subito trasformato in sgomento e ansia quando, una volta effettuate le procedure di riconoscimento presso le sedi della prova scritta e dato il via al software per svolgere la prova, ci siamo trovate di fronte i quesiti. Giorni e notti spesi studiando un volume di 1000 pagine sulla legislazione, la pedagogia, le metodologie didattiche etc. quando invece le domande ci chiedevano di progettare attività per la classe. Sì ma noi, siamo insegnanti abilitati, abbiamo già dimostrato il nostro valore e alcuni di noi insegnano da anni quindi possiamo e dobbiamo farcela. Man mano che procedevamo alla risoluzione dei diversi quesiti, però, saltavano agli occhi sempre più errori alcuni dei quali riportiamo qui di seguito: in una classe di scuola secondaria di primo grado, si chiedeva ad esempio di spiegare cosa fosse una descrizione in una “classe terminale” (dicitura che in francese indica l’ultimo anno del liceo!) utilizzando…l’incipit de La Peste di Albert Camus! Nella stessa si chiedeva anche quali fossero gli aspetti, a nostro avviso, più significativi. Peccato che quest’opera del grande scrittore francese venga a stento trattata in un quinto anno del Liceo Linguistico e che per spiegare la descrizione a degli studenti con un livello A1 QCER si faccia riferimento a testi ben più semplici! In un altro quesito invece a partire dalla prima strofa di una poesia di Paul Verlaine veniva richiesto d’individuare alcune metafore e proporre un’attività per sensibilizzare alla metafora gli studenti del… secondo biennio (si parla sempre di biennio e triennio nelle indicazioni nazionali!) del Liceo Economico-Sociale! Ultima la domanda che richiedeva la progettazione di un’attività pedagogica in cui si dovevano illustrare le “directrices principales” della V Repubblica. Peccato che “directrice” nel senso inteso dall’estensore dei quesiti, non esista! Tralasciando comunque la sorpresa nello scoprire simili quesiti, e avendo dato comunque il meglio di noi in 18 minuti scarsi a quesito, nei giorni successivi abbiamo atteso con ansia crescente i risultati. Nel frattempo sono state finalmente pubblicate le griglie di valutazione del compito scritto che prevede un punteggio massimo di 40. E qui, ennesima sorpresa. Alcune colleghe attente, facendo un calcolo dei punteggi massimi attribuibili a ciascuna domanda, si sono accorte che un candidato che avesse ottenuto il massimo punteggio per la totalità dei quesiti, si sarebbe ritrovato con un bel punteggio di… 48! Ovviamente, si è provveduto a contattare l’USR Lazio al fine di far rettificare la griglia di valutazione. La commissione ha quindi provveduto in data 2 luglio a rettificare l’indicatore “completezza”. Contestualmente si è proceduto all’esame collegiale di 24 compiti. Le nuove griglie di valutazione e il relativo verbale, però, sono stati pubblicati solo il 27 luglio! Anche in questo caso non sono mancate le sorprese, con l’attribuzione all’indicatore “pertinenza” con i suoi “descrittori” qualità e coerenza delle proposte didattiche e contestualizzazione ed esemplificazione delle proposte didattiche di 1,5 punti nel caso di un livello “ampio e pertinente”. Lo stesso punteggio riservato a una corretta ed efficace espressione ortografica morfosintattica e lessicale; terminologia tecnica sequenzialità/logica degli argomenti esposti: organicità della trattazione”. Ma come è possibile tutto ciò in 18 minuti a quesito? Nonostante in alcuni di noi cominciavano a serpeggiare una certa ansia e un certo timore, non ci siamo comunque lasciati abbattere, sicuri del fatto che i commissari fossero consapevoli delle condizioni estreme in cui questo concorso si è svolto… e invece… ennesima sopresa. Il colpo di grazia. Il 4 agosto cominciano ad arrivare le email che annunciano il superamento della prova scritta e l’invito a presentarsi alla prova orale. Comincia l’attesa estenuante dell’email e il giro di telefonate e di messaggi ai colleghi per sapere se loro hanno ricevuto la convocazione, intanto passano le ore e ci si rende conto che l’agognata email, quella che ti avrebbe permesso di essere a un passo dal ruolo non arriverà mai più. La notte l’abbiamo trascorsa a rigirarci nel letto pensando a cosa abbiamo sbagliato e a come faremo per andare avanti, rassegnati ormai all’impietoso responso. E invece… non finisce qui. Il giorno dopo, curiosi di capire quanti colleghi abbiano ricevuto la mail, scopriamo un elenco degli ammessi di una brevità sconcertante… 26, su tre regioni (Lazio, Umbria e Sardegna), soli ammessi a sostenere la prova orale . Solo 26 ammessi per 74 posti a bando e 260 partecipanti circa, ossia una percentuale di non ammessi pari al 90%! E’ possibile che, esclusi quelli dei 26 ammessi, non vi sia alcun altro tra quei 234 compiti, degno di quel 28/40 che permette di continuare il sogno? È possibile che le università italiane abbiano abilitato il 90% di insegnanti che non sono degni di un 28? A voi la parola perché noi le abbiamo perse tutte!"

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

Continua a leggere

Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

Continua a leggere

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti