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Editoriali

Pd Renzi-Boschi: alla faccia della strumentalizzazione

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Tempo di lettura 4 minuti Ora assistiamo ad un’altra chicca ideata forse dal ‘Consigliere’ Jim Messina, già di Obama e Hillary Clinton, e ora di Renzi, pagato fior di quattrini (nostri)

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di Roberto Ragone
Da sempre da parte del PD renziano s’è condannata la strumentalizzazione, reale o presunta, di qualsiasi fatto di cronaca o di politica accaduto in Italia o nel mondo, per questo definita, essa presunta o reale strumentalizzazione, ‘populista’, ‘demagogica’, ‘attacco alle Istituzioni’, 'indecente', e chi più ne ha più ne metta, con personaggi più o meno ‘onorevoli’ (a proposito, quand’è che gli cambiamo nome in ‘inquisiti’, ‘avvisati di garanzia’ , ‘in attesa di giudizio’, oltre che 'arrestati', 'processati' o 'condannati in via definitiva', visto che qui l’onore non c’entra per niente?)  che tuonavano fuoco e fiamme dai palcoscenici degli insulsi talk show televisivi, sostenendo impossibili tesi soprattutto a favore del governo.

Ora assistiamo ad un’altra chicca ideata forse dal ‘Consigliere’ Jim Messina, già di Obama e Hillary Clinton, e ora di Renzi, pagato fior di quattrini (nostri) fin da gennaio di quest'anno, in previsione del referendum confermativo. Inaugurata, l’ultima trovata, dalla temeraria uscita di Maria Elena Boschi, secondo la quale, a proposito dell’attentato di Nizza, la panacea  universale sarebbe l’approvazione della nuova forma di Costituzione da lei firmata – ma, ci auguriamo, non da lei redatta o studiata. Non perché la signora in questione non conosca l’italiano corretto e la sua dialettica, cose che ha il destro di dimostrare, da buon avvocato, ogni volta che parla in pubblico; ma perché dubitiamo fortemente che una siffatta forma costituzionale possa giovare alla Nazione Italia, essendo stata concepita sulle direttive – a quanto pare – della banca preferita dal prof. Monti, la J. P. Morgan, un esponente della quale ebbe a dire in pubblico che la nostra, quella originale, dava troppa libertà e democrazia agli Italiani.

Alla nuova edizione della Costituzione è molto interessato l'ex – ma è proprio ex? – Presidente Napolitano, dato che la stessa contiene un provvedimento che gli assegnerebbe un emolumento annuale di quasi 500.000 euro, inamovibile perchè costituzionale. Il nuovo testo contiene anche un provvedimento che si è voluto ancorare alle nuove disposizioni, come il pareggio di bilancio, questione della massima gravosità per noi cittadini, e considerato da sempre un'idiozia dai massimi esperti della finanza internazionale.

Da quel giorno Renzi, Boschi e il Giglio d’Oro stanno mettendo in atto ogni tentativo possibile di far credere agli 'Italiani brava gente’, ma non fessi, grazie a Dio, (solo a volte un po' troppo superficiali), che la nuova Costituzione, approvata a maggioranza semplice e bisognosa del nostro imprimatur, è cosa buona e giusta. Alla conoscenza e all'uso dell’italiano corretto la Boschi associa una fantasia ed una monomania rimarchevoli sotto il profilo psicologico. Sappiamo che la monomania è un’affezione psichica che porta alle manifestazioni più disparate, purchè l’oggetto del desiderio rimanga al centro dell’attenzione, o dell’attività dell’interessato.

La Boschi è innamorata: innamorata della sua personalissima – si fa per dire – Costituzione, quella da cui pare dipenda la vita e la morte di ogni buon Italiano, e non solo di quelli. Infatti ad essa Costituzione si fa risalire la Salvezza Universale dell’Unione Europea, quel coacervo sbrindellato di nazioni tipo armata Brancaleone che si fa disfacendo ogni volta sotto i colpi della dura realtà, tenuta insieme solo dalle lobby e dalle multinazionali a loro facenti capo, mentre i suoi capi, Merkel & Co., giocano a Monopoly dai vari pulpiti internazionali; personaggi a volte grotteschi, tutti intenti ad imporre agli altri, di altre nazioni, regole strampalate e vessatorie, che hanno il solo scopo di favorire i 'padroni', mentre a casa loro non si sognerebbero di fare altrettanto. Per farla breve, la Boschi sostiene che la nuova Costituzione darebbe più stabilità al governo – sperando in cuor suo che rimanga l’amato Matteo; ma a questo proposito si parla già di modificare l’Italicum a vantaggio delle coalizioni e non più delle liste, vista l’avanzata dei Pentastellati, e anzi si parla di 'rivedere' la parte più succosa della nuova legge elettorale, quella del quoziente di maggioranza: quella stessa legge – approvata con la fiducia al governo –  di cui Maria Elena ebbe a dire in pubblico “L’Italicum non si tocca!”  In questo caso si tornerebbe ad una forma molto simile al proporzionale con un governo di coalizione; mossa questa che escluderebbe i 5 Stelle dal potere, essendo loro per nascita tetragoni ad ogni alleanza. Insomma, vorremmo sapere cosa c’entra il fatto che un Renzi qualunque o chi per lui abbia in mano tutto il potere  nella Nazione, con l’altro fatto, quello cruciale degli attentati islamici in Italia commessi da sbandati, balordi, psicopatici, fanatici, lupi solitari, affiliati o meno ad Al Qaeda o all’Isis – forniamo noi le armi agli Stati che poi glie le girano – visto che poi gli ultimi fatti sono stati commessi in Paesi con un  regime molto stabile.

Quanto ad una "Europa che possa rispondere unita al terrore internazionale", come asserito dalla Boschi, – a proposito, come sta papà? – abbiamo i nostri dubbi, dato che già l'immigrazione selvaggia l'ha fatta disfare, vedi Brexit. Ma tant’è, come tutte le strade portano a Roma, così per la Boschi tutto contribuisce alla propaganda della 'sua' Costituzione, compresi gli 84 morti di Nizza. Strumentalizzazione? A noi pare di sì, fuor di dubbio. Speculare sulle vittime di un fatto così infame, nel quale dieci delle vittime sono bambini, con donne in stato interessante e famiglie smembrate come i corpi lasciati sul selciato, due chilometri di cadaveri innocenti, che erano lì per godere la festa e lo spettacolo di fuochi pirotecnici, a noi sembra decisamente troppo. Ci auguriamo che la divina si renda conto di aver toppato, e che faccia marcia indietro da un'affermazione frutto della condizione di prostrazione in cui lei e Matteo si trovano, tutti tesi ed angosciati dal timore che il NO prevalga. Tanto che il Premier ha cambiato slogan. Non più "Se vince il NO me ne vado", ma "Se mi volete cacciare dovete indire un congresso e vincerlo." Speriamo che la propaganda politica, pur se zeppa di bugie, come quella dell’eliminazione del bicameralismo perfetto, venga attuata in altro modo e maniera, e che i cittadini si rendano consapevoli della trappola loro tesa, che toglierebbe in futuro ogni possibilità di cambiamento democratico. Siamo in politica, dove praticamente tutto è consentito,  – not in my name – ma esiste pur sempre un codice etico che non riguarda la politica, ma l’essere umano.
 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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