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Editoriali

BALLOTTAGGI, PROVA GENERALE DEL REFERENDUM DI RENZI: L'ITALIA TRA INTOCCABILI E TOCCABILI

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Tempo di lettura 4 minuti Tutto questo agitarsi del premier e dei suoi fedelissimi in prossimità di consultazioni politiche la dice lunga sulle preoccupazioni che agitano i suoi sonni

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di Roberto Ragone
Aria di ballottaggi, PD in fibrillazione, anche se Renzi non vuole ammettere che questa consultazione accessoria abbia una valenza politica. La valenza politica, in termini di opinione pubblica, ce l’ha, eccome! Se le città in cui il PD è in ballottaggio dovessero favorire la controparte, questo sarebbe un segnale importante per tutti, per Renzi per primo, e poi per tutto il Paese, fatto di gente che molto assomiglia ai sorci che il pifferaio di Hamelin portò fuori dal paese, oggi tutti pronti a seguire le indicazioni del premier, domani altrettanto pronti a voltargli le spalle.

Gli Italiani ‘brava gente’ sono fatti così, tutto ciò che dice la televisione è vero, autentico, infallibile, dato che si presuppone, a monte dell’informazione, un filtro che separi il grano dal loglio; come quando andiamo al supermercato, e presupponiamo che tutti i prodotti in vendita abbiano subito una verifica che attesti che sono commestibili e non nocivi per la nostra salute. Non è così! Quando mio figlio, il primo, aveva circa cinque o sei anni, gli raccontai che la Tour Eiffel era stata smontata e venduta a ferrovecchio. Più volte eravamo stati a Parigi, e sulla Tour Eiffel eravamo anche saliti. Lui ci pensò un attimo, e poi mi rispose che non era possibile “Perché” disse “non l’ha detto la televisione”. Ora, gli Italiani sono così, tutto ciò che la TV dice è vero, testato, filtrato; tutto ciò che non passa in TV semplicemente non esiste, quasi che la Rai – in particolare – fosse l’unica fonte di verità. Renzi lo sa bene, e insiste sulla emittente di Stato, che in realtà dovrebbe dare un servizio al pubblico, e le sue apparizioni sono quotidiane, in tutte le forme. Accendi per guardare il TG e trovi Renzi, vai per seguire un talk e trovi Renzi… eccetera eccetera. Solo il Papa riesce a tenergli testa, monopolizzando alcuni spazi molto lunghi di trasmissione.

Ora la ministra Maria Elena Boschi è andata perfino alla sagra della ‘Ciliegia Ferrovia’ a Turi, in provincia di bari, e non certo per le ciliegie. Tutto questo agitarsi del premier e dei suoi fedelissimi  in prossimità di consultazioni politiche la dice lunga sulle preoccupazioni che agitano i suoi sonni, e sono convinto che gli istituti di sondaggio siano super caricati di richieste.

I ballottaggi sono una prova generale per il referendum confermativo di ottobre, a cui tutti andremo come, appunto, dietro al piffero di un incantatore di serpenti, e questo per il motivo molto semplice che nessuno di noi cittadini ha potuto – qualora ne avesse avuto la capacità – esaminare gli tabella della Costituzione che sono stati modificati, ben 47, e nessuno di noi ha potuto valutarne le modifiche. Il pacco che ci si presenta assomiglia tanto a quello che si fa a Napoli, immortalato in un bel film ambientato nei quartieri spagnoli.

Le notizie che giungono al grande pubblico sono quelle attraverso una Rai sempre più inchinata ai voleri del governo – cioè di Renzi. Altre voci vengono abilmente ‘trattate’ nel corso delle trasmissioni, di modo che siano presentate in luce negativa. Tutto questo senza che nessuno ricordi che una volta esisteva una regola – malintesa – per una ‘par condicio’ di scalfariana memoria; ma sembra che questo valesse solo per Berlusconi. Il quadro che ci si presenta è veramente desolante. Da una parte un premier trionfante che a tutto campo annuncia grandi vittorie del suo governo; dall’altra una realtà sempre più cruda, in cui i poveri sono aumentati in Italia fino al numero di sei milioni, il maggior numero in tutta l’Europa. Da una parte Renzi che proclama a gran voce che le tasse sono diminuite; dall’altra le pensioni e gli stipendi che durano sempre di meno, attestando che da qualche parte ‘c’è qualcuno che ruba’. Da una parte sempre l’arzillo ragazzo di paese che dichiara che la disoccupazione è finita, che i posti di lavoro sono aumentati, che il Jobs Act è stato un successo, che chi si lamenta farebbe meglio a star zitto; dall’altra la realtà di riforme che hanno distrutto la scuola e ora si apprestano a metter mano ai Conservatori di musica, senza alcuna competenza, di tagli ai servizi pubblici, particolarmente alla Sanità, per cui tanti non si possono più curare – specie chi ne ha più bisogno, come gli anziani e i pensionati, che poi sono la stessa cosa -; pensioni che arriveranno, se non muori prima, all’età di settant’anni e oltre, salvo che l’Inps non ti presti il denaro che tu gli hai già versato, mentre le pensioni senza versamenti e con cifre assurde continuano ad essere erogate, compresi i sacerdoti. Eccetera eccetera.

Due Italie completamente diverse. La prima Renzi ce la fa vedere attraverso la TV di Stato, la seconda è quella con cui facciamo i conti tutti i giorni. Questo agitarsi di Renzi per fare propaganda al suo SI’ al referendum poco ha a che fare con la democrazia, non foss’altro perché il pacco che ci si presenta  va approvato così com’è, senza discussioni, agitando lo spettro della ‘palude’. In realtà l’unica stabilità di governo che ci darebbe l’Italicum, associato al referendum confermativo, sarebbe quella di un governo totalitario, una repubblica presidenziale con don Matteo sul trono; il quale, a quel punto, eliminata ogni opposizione democratica, potrebbe governare senza fastidi, favorendo, come ha fatto e sta facendo, le banche e le lobby, esattamente la politica gradita all’Europa dell’ITTP. Tant’è vero che si è prenotato per un secondo mandato, oltre il quale, bontà sua, non è disposto ad andare, pronto a firmare una legge che lo certifichi. Dopodichè cosa farà, il Presidente della Repubblica?  Sarà lui l’immagine del nostro Paese all’estero? Di quello che ha fatto finta di litigare con la Merkel e con Schauble?

E sempre più il Paese si divide fra chi può e chi non può. Da una parte gli ‘intoccabili’, dall’altra la gran massa di persone che ogni giorno devono lottare con le contrarietà quotidiane, dai risvolti dall’austerità imposta da Monti, alle pensioni insufficienti, alla burocrazia idiota di questo paese – l’unico vero impedimento – agli 80 euro elargiti per propaganda elettorale e poi chiesti indietro perché definiti un ‘conguaglio’. Siamo di fronte ad uno Stato assistenzialista e statalista: prendo tutto io e poi lo do’ a chi voglio, secondo come mi pare. Purtroppo anche, e soprattutto, alle clientele che portano voti, lo stesso motivo per cui la scure dei tagli agli sprechi non funziona in presenza di alcuni ‘intoccabili’. C’è chi si è costruito un piccolo feudo, in Italia, lo amministra e lo mette a disposizione del potente di turno.

Quello è un ‘intoccabile’. I ‘toccabili’ sono gli altri. Ricordiamocene quando – chissà quando – ci permetteranno di andare a votare. Posto che l’onnipotente don Matteo non metta le cose in modo che il vantaggio, certificato dai sondaggi preventivi, sia sempre dalla sua parte. Come? Questa è un’altra storia.
 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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