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di Angelo Barraco
Il quotidiano italiano “Il Giornale” ha pubblicato di recente il “Mein Kampf” di Adolf Hitler in allegato al giornale. La pubblicazione del libro ha scatenato il putiferio mediatico, politico e giornalistico: Matteo Renzi ha scritto su Twitter “Trovo squallido che un quotidiano italiano regali oggi il Mein Kampf di Hitler. Il mio abbraccio affettuoso alla comunità ebraica #maipiù”. Fonti dell’ambasciata d’Israele a Roma hanno commentato “Siamo rimasti sorpresi dalla decisione de Il Giornale di allegare il Mein Kampf al loro quotidiano. Se ce lo avessero chiesto, avremmo consigliato loro di distribuire libri molto più adeguati per studiare e capire la Shoah”. Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, ha risposto così alle accuse mosse “Lo studio del Novecento ha avuto come tabù proprio il nazismo, come se la storia fosse finita lì. Ma la prima regola è conoscere ciò di cui parliamo e questo libro, che ha cambiato la storia dell’Europa e dell’Occidente, non a caso viene presentato nell’edizione critica curata da uno storico di vaglia come Francesco Perfetti”. Ma che cos’è il Mein Kampf? Si tratta di un saggio pubblicato in data 1925 tramite il quale Adolf Hitler espose il suo programma politico nazista, delineando il libro sotto forma di autobiografia. Il libro riporta quello che poi sarebbe diventato il concreto, oggettivo e triste epilogo di una storia ben nota al mondo. Una parte del libro venne dettata da Hitler al suo fedelissimo Rudolf Hess, uno degli uomini più fidati dal Führer, tanto da essere nominato –nel 1933- il suo vice Reichsleiter. Il libro analizza dei punti importanti che hanno segnato la storia ovvero: la nascita del nazionalsocialismo, la lotta al bolscevismo, l’antisemitismo, la razza ariana e alleanze con il Regno Unito. Una storia raccontata in modo crudo, diretto e senza freni, ma che di li a poco avrebbe trovato concretezza. E allora bisogna chiedersi: E’ il caso di condannare un documento storico? E’ il caso di puntare il dito contro un libro che ha rappresentato in anteprima dei fatti che di li a poco avrebbero profondamente segnato la storia del mondo? La storia si ripete qualora il cittadino non viene messo di fronte alla conoscenza oggettiva della storia e al fulcro di ciò che poi ha determinato un fatto storico. Il valore dell’informazione è l’informazione stessa e negare l’informazione equivale a negare la storia, equivale a negare la conoscenza oggettiva dei fatti. L’informazione non deve essere faziosa ma bilanciata, il cittadino che legge “Il Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx che si apre con la seguente frase “Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo" deve poter liberamente leggere e scegliere anche l’autobiografia di Hitler in quanto documento storico, non dovrebbe sentirsi addosso pressioni coercitive da politici, critici o pseudotali poichè si tratta semplicemente di informazione, di storia e non di propaganda. “È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature” Sandro Pertini.
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