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di Silvio Rossi
Normalmente in tutte le tornate elettorali amministrative, quando la popolazione impegnata al voto risulta una percentuale non irrilevante sul totale degli italiani, tutti si dichiarano vincitori, mezzi vincitori, e quando non possono affermare ciò, si salvano con la formula di “abbiamo sostanzialmente tenuto le nostre posizioni”, formula edulcorata per affermare che il risultato è stato ben al di sotto delle aspettative.
Oggi, dopo il primo turno di queste consultazioni, oltre all’euforia del Movimento Cinque Stelle, che ha conquistato il ballottaggio in due tra le più importanti città della penisola, nella capitale addirittura con un vantaggio che fa ben sperare nella vittoria al secondo turno, alla soddisfazione di De Magistris, che con una serie di liste che ha voti scarsi in altri territori, si conferma come l’uomo da battere all’ombra del Vesuvio, l’unico dato certo e inoppugnabile è l’inconsistenza numerica di Forza Italia, che proprio nella capitale può recitare il De Profundis.
Una sconfitta, quella dell’ex Cavaliere a Roma, che non ha termini di paragone in nessuna delle precedenti consultazioni. Un tracollo elettorale che pone un interrogativo non trascurabile sul futuro del partito, mantenuto in vita, dopo l’estinzione di ogni proposta politica, solo per dare credibilità all’immagine dell’uomo di Arcore, in una forma di accanimento politico terapeutico.
Se prima del ritiro del candidato designato da Berlusconi dalla corsa per il primo cittadino, l’ex sottosegretario ed ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, i sondaggi tra i due rappresentanti del centrodestra romano, Giorgia Meloni che godeva del supporto di Fratelli d’Italia e della Lega di Salvini, e Alfio Marchini, con la sua lista civica e l’appoggio del partito di Alfano, erano sostanzialmente alla pari, con l’endorsement di Forza Italia e della Destra di Storace, l’idea stessa di lista civica portata avanti dal costruttore prestato alla politica, ha fatto perdere la credibilità guadagnata nella scorsa campagna elettorale, quella che vide l’elezione di Marino, e dalla conseguente opposizione al “Marziano”. L’esempio lampante di questo errore strategico è rappresentato dalle mille ironie scatenate, dopo l’accordo, sui manifesti con lo slogan “liberi dai partiti” che Alfio aveva appeso in tutti gli spazi pubblici possibili, dai manifesti stradali agli autobus.
Berlusconi è stato, per Marchini, un abbraccio mortale, ha rappresentato il parassita che si nutre del suo ospite fino a soffocarlo, e che necessita, per la sua stessa sopravvivenza, di trovare ogni volta una vittima nuova. Ma oggi è difficile, per l’ex premier, intravedere chi potrà nuovamente prestare il fianco alle sue avances. Non certo Matteo Salvini, che sta sempre più spodestandolo nel ruolo di leader dell’intero schieramento di centrodestra.
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