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Cronaca

LA MAFIA IMPONEVA IL SUO CALCESTRUZZO, ARRESTATO IMPRENDITORE ANTI-RACKET

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Tempo di lettura < 1 minutoLui faceva affarii con i boss della zona vicini a MMatteo Messina Denaro

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A.B.
 
Trapani – Era  uno dei promotori dell’antiracket ad Alcamo, nel 2006 aveva denunciato alcuni esattori del pizzo e per questo gesto di coraggio era diventato il simbolo della lotta alla mafia nella terra di Matteo Messina Denaro. Ma le indagini degli inquirenti hanno appurato che l’imprenditore Vincenzo Artale, 64 anni –membro dell’antiracket e antiusura di Alcamo-  imprenditore, responsabile di una società nel settore del calcestruzzo faceva affari con i boss. Dalle indagini è emerso che l’imprenditore era favorito dalla cosca poiché gli avrebbe garantito posizione nel mercato. I committenti dei lavori privati o le ditte appaltatrici venivano costretti a rifornirsi di cemento da lui, poiché si era aggiudicato tutte le forniture in zona. L’operazione è stata denominata “Cemento dl Golfo” e sono finiti in manette: Mariano Saracino di 69 anni (capo della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo), Vito Turriciano di 70 anni, Vito Badalucco di 59 anni e Vincenzo Artale di 64 anni. Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, danneggiamento aggravato, estorsione aggravata, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto. L’inchiesta che ha portato ai suddetti arresti ha avuto il suo inizio nel 2013 e ha permesso di scoprire la struttura mafiosa di Castellammare, nella provincia di Trapani. Le attività investigative sono partite a seguito di attentati ad imprenditori. Gli accertamenti hanno ricondotto quegli attentati alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, a cui vertice c’è Saracino. Da lì è emersa l’intricata vicenda del calcestruzzo e l’imposizione in merito all’acquisto. Tale contesto era collegato a Vincenzo Artale, imprenditore e membro dell’Antiracket e antiusura. Nell’operazione è stata sequestrata l’azienda “SP Carburanti s.r.l.” considerata intestata a prestanome ma riconducibile alla famiglia mafiosa di Castellamare. Per l’ennesima volta l’antimafia varca il confine.