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Cronaca

PETROSINO, ATTENTATO INCENDIARIO: POST SUI SOCIAL CHE CERCANO DI SBEFFEGGIARE UNA INTIMIDAZIONE

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Tempo di lettura 2 minuti Alcuni hanno ritenuto opportuno scrivere che non vi sono elementi che possano consentire di risalire alla matrice del gesto

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di Angelo Barraco
 
Petrosino (TP) – La mattina del 19 febbraio, il Municipio di Petrosino è stato colpito da un terribile e preoccupante attentato incendiario messo in atto con  una bottiglia contenente liquido infiammabile posizionata sul davanzale della finestra, vicino all’ingresso del palazzo. E’ stata concitata la solidarietà che la cittadinanza ha manifestato al Sindaco Gaspare Giacalone, tanti i comuni, Sindaci e consiglieri che hanno espresso la loro piena solidarietà. Ma c’è chi ha osato mettere in discussione l’atto intimidatorio che ha colpito il Comune e il Sindaco.  Sui social molti soggetti, si sono sbizzarriti con  commenti dinnanzi ai fatti oggettivi. Molti hanno preferito, evidentemente, far prevalere un certo colore politico piuttosto che un giusto e opportuno senso civico e morale. Alcuni hanno ritenuto opportuno scrivere che non vi sono  elementi che possano consentire di risalire alla matrice del gesto, c’è chi ha parlato anche di una mafia inventata, come se non fosse nulla di quanto vogliono far credere i “giornali”. C’è chi fa riferimenti alla campagna elettorale prossima, dicendo che l’azione incendiaria di una “tapparella bruciata” ha avuto eccessiva pubblicità e tutto ciò serve per un tornaconto elettorale in vista delle prossime elezioni. Il Consigliere Comunale Massimo Mezzapelle ha scritto un post pubblico, con le foto dell’incendio al Municipio, in cui ha puntualizzato: “Post, commenti e mi piaci da parte di chi ricopre/ha ricoperto/vorrebbe ricoprire ruoli istituzionali che cercano di sbeffeggiare un atto intimidatorio sono solo una vergognosa espressione di sotto cultura e inciviltà”. In merito all'azione incendiaria al Municipio il Sindaco aveva commentato: "La sola cosa che posso dire allo stato attuale è che l’azione sia di natura dolosa e intimidatoria. Collaboriamo, come abbiamo sempre fatto, del resto, a stretto contatto con gli inquirenti, fiducioso che si possa risalire agli autori. Una cosa è certa, qualunque sia la matrice, io, la mia amministrazione e i miei collaboratori non arretriamo di un solo millimetro rispetto al percorso di legalità e cambiamento intrapreso". 
 
Il Sindaco Gaspare Giacalone in questi anni di amministrazione ha portato vigore e rigore al piccolo Comune di Petrosino, ha spazzato via quelle che erano le irregolarità e le illegalità compiute in passato sotto un tacito assenso che aveva trasformato l’assetto territoriale ed economico. Una delle più grandi battaglie è stata quella di Torrazza e la battaglia fatta  per rendere la spiaggia libera, poi ci sono stati gli abbattimenti delle case abusive. Ma tornando alle minacce e agli episodi allarmanti in territorio petrosileno, non bisogna dimenticare il furto della fascia tricolore nel 2013, non bisogna dimenticare le innumerevoli lettere anonime che il Sindaco ha ricevuto, lettere inquietanti e minacciose fino all’ultimo episodio verificatosi questa estate, ovvero lo sfregio fatto ad un’opera d’arte presente nel territorio. Lettere anonime con minacce, furto della fascia, sfregi e quant’altro, tutto frutto di un piano? Tutto inventato? Il dubbio viene creato, costruito, quando la realtà oggettiva non mostra margine di dubbio alcuno. 
 

Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

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Cronaca

Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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