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di Angelo Barraco
Milano – L’operazione “Smile” ha portato
all’arresto di 21 persone, tra cui Fabio Rizzi, consigliere regionale lombardo ed ex senatore della Lega Nord. Dalle indagini è emerso che Rizzi percepiva circa 8.000 uno stipendio di circa 8.000 euro al mese, tale denaro veniva dilazionato nel seguente modo: 1.500 andavano alla Lega Nord e 5.000 servivano per il mutuo. Proprio dalla questione mutuo sono emersi gli interessi di Rizzi che era in attesa di “Operazioni giuste” che gli sarebbero servite per estinguere il mutuo. Sono emerse delle intercettazioni tra Rizzi e la moglie Lidia Pagani, arrestata anche lei. L’intercettazione in oggetto risale all’8 agosto: Rizzi: “dall'ospedale pediatrico, cioè dall'ospedale in Brasile, potrebbero venir fuori un paio di milioni a testa. Ci sono due o tre operazioni grosse in ballo”, la moglie: “Si, ma cosa intendi per grosse? Come entrata…”. Rizzi: “Qualche milione di euro”, la moglie poi chiede: “Da dividere in quanti?”, e Rizzi specifica: “Tre”, parla inoltra di una compravendita di zucchero per la Russia. Ma gli accertamenti degli inquirenti non hanno portato soltanto alle intercettazioni, poiché sono state effettuate perquisizioni a casa di Rizzi e sono stati trovati circa 17 mila euro in contanti, all’interno di un congelatore sono stati rinvenuti altri 1.900 euro, ma non è tutto, in una busta sono stati trovati anche 5 mila franchi svizzeri. Il consigliere della Lombardia Rizzi intanto puntualizza: “Voglio chiarire tutto quanto prima e difendermi dalle accuse”. Il suo difensore ha riferito inoltre che il suo assistito è “sereno, lucido, razionale e pronto a chiarire la sua posizione rispetto alle accuse” e ha aggiunto “Ovviamente la condizione di detenzione è una situazione che lo ha provato ma è sereno, lucido, razionale e vuole chiarire tutto quanto prima, vuole chiarire la sua posizione rispetto alle circostanze e alle vicende che sono state messe insieme nelle contestazioni e così difendersi dalle accuse”.
L’operazione: Il 16 febbraio è stato arrestato il presidente della commissione Sanità nonché estensore della riforma sul sistema sociosanitario lombardo, Fabio Rizzi.
E’ stata arrestata anche la moglie di Rizzi condotta ai domiciliari. Entrambi sono accusati di associazione a delinquere. Gli inquirenti hanno eseguito perquisizioni anche negli uffici di Rizzi e nella sua abitazione. Ma non sono i soli ad essere finiti in manette nel corso dell’Operazione denominata “Smile”, poiché anche un imprenditore vicino a Rizzi è finito in manette, Mario Valentino Longo. Anche la moglie di quest’ultimo è finita ai domiciliari e anche per loro, come per Rizzi e consorte, pende l’accusa di associazione per delinquere.
L’inchiesta che li ha travolti riguarda una serie di appalti pubblici di Aziende Ospedaliere per la gestione di servizi odontoiatrici.Le due donne sono accusate di aver favorito gli interessi dei rispettivi mariti, intestandosi il 50% delle quote di una società odontoiatrica aperta insieme ad un’imprenditrice che è stata definita dalla Procura il punto cardine dell’inchiesta nonché la principale indagata per corruzione, turbativa d’asta e riciclaggio. Le indagini hanno avuto il loro inizio nel 2013 e hanno smantellato un giro d’affari pari a 400 milioni di euro, inoltre gli inquirenti hanno individuato diversi imprenditori che si aggiudicavano illegalmente gare d’appalto per l’esternalizzazione odontoiatrica, con la compiacenza di ben 11 funzionari dell’azienda sanitaria di Vimercate e Desio, dell’Ospedale di Bolognini di Seriate (Bergamo), l’Ospedale Maggiore di Milano, L’Ospedale di Busto Arsizio (Varese) e di Melegnano.
A far partire l’inchiesta è stato un componente del collegio sindacale di un’azienda ospedaliera della Lombardia. Nella mattinata di martedì 16 febbraio 2016i sono scattate 21 ordinanze di custodia cautelare, tra cui 9 misure cautelative in carcere,, 7 ai domiciliari, 5 cinque soggetti hanno l’obbligo di firma. Il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Milano ha spiegato: “Sono quattro gli imprenditori che si sono aggiudicati importanti gare d'appalto per la gestione dei servizi odontoiatrici nel territorio lombardo, su cui ha indagato il Nucleo Investigativo di Milano le gare di appalto pubbliche venivano vinte illecitamente da questo gruppo con la complicità di undici funzionari pubblici. Gli arresti sono stati eseguiti prevalentemente nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo e Varese”. Le indagini hanno appurato “effetti deleteri del continuo asservimento degli infedeli pubblici ufficiali e incaricati di pubblici servizi agli interessi di privati e non solo sono stati violati i principi cardine di trasparenza, imparzialità, legalità, indispensabili per una buona amministrazione pubblica, ma si è determinata l'erogazione di servizi scadenti con ricadute, di natura economica e non, sia sugli enti pubblici che sui pazienti”.
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