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Red. Cronaca
Lo studio del San Raffaele di Milano presentato al congresso dell’AAAS, AmerIcan Association for the Advancement of Science può rappresentare una vera svolta nella cura delle leucemie, soprattutto di quelle fulminanti e che non rispondono ai trattamenti, ed è una conferma della validità della immunoterapia, la nuova frontiera della lotta al cancro. Potenziare il nostro stesso sistema immunitario contro la proliferazione incontrollata di cellule neoplastiche, dargli istruzioni diverse da quelle del tumore che riesce prima a camuffarsi, poi a sfruttare le nostre difese immunitarie per espandersi. Il team dell’ematologa Chiara Bonini, vicedirettore della Divisione di immunologia, trapianti e malattie infettive del San Raffaele è riuscito a trasformare, con l’editing genetico, particolari linfociti T di alcuni malati di leucemia acuta in cellule anticancro, una specie di vaccino vivente, come le ha definite Bonini. Ogni tumore, come ogni organismo estraneo al corpo, viene riconosciuto dal sistema immunitario attraverso antigeni, una sorta di radiofaro che attrae le difese immunitarie permettendoci di sconfiggere una malattia: i proiettili con cui il nostro sistema immunitario uccide quelle cellule infette o mutate sono i linfociti: quelli T, con l’ingegneria genetica, sono stati resi capaci di intercettare sia gli antigeni sulla superficie della cellula, sia quelli al suo interno. In 10 malati di leucemia acuta che nel 2000 avevano avuto trapianto di midollo, i ricercatori del San Raffaele hanno scoperto che è restata la memoria immunologica dei linfociti T geneticamente modificati: ed infatti sono tutti guariti, e oggi hanno i livelli immunitari di una persona sana. In Italia ci sono ogni anno più di 8.000 casi di leucemia, In base ai dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), nel nostro Paese le forme più frequenti sono la linfatica cronica (33,5% del totale delle leucemie), la mieloide acuta (26,4%), la mieloide cronica (14,1%) e la linfatica acuta (9,5%).
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