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Redazione
Parole di solidarietà e accoglienza sono state pronunciate dal leader della Turchia. Il Paese è pronto, "se necessario", ad aprire i confini a decine di migliaia di rifugiati siriani in fuga da Aleppo, in maggioranza donne e bambini, bloccati alla frontiera turca da venerdì. Lo ha comunicato il presidente Recep Tayyip Erdogan. "Il regime ha ora bloccato una parte di Aleppo…la Turchia è sotto minaccia", ha spiegato Erdogan.
"Se hanno raggiunto la nostra porta e non hanno altra scelta, se necessario, faremo entrare in nostri fratelli", ha aggiunto. La frontiera Oncupinar resta per ora chiuso a migliaia di rifugiati ammassati al confine per il terzo giorno consecutivo.
Il presidente turco ha lasciato intendere che c'è la possibilità di un intervento militare turco in Siria per evitare la creazione di uno stato curdo nel nord del Paese. Lo riferisce la stampa locale.
La Turchia non commetterà di nuovo l'"errore" fatto nel 2003 quando non invase l'Iraq al fianco degli Usa, "non possiamo ripetere in Siria gli errori commessi in Iraq", sono state le parole di Erdogan citate dai quotidiani "Milliyet" e "Hurriyet".
Secondo gli nanalisti turchi, Erdogan sembra disposto a prevenire la creazione di uno stato curdo di fatto nel nord della Siria con tutti i mezzi, inclusi quelli militari. Ankara considera gruppi terroristici le milizie curde PYD e YPG, che combattono l'Isis nel nord della Siria.
Dopo Arabia Saudita, Turchia e Bahrein, anche gli Emirati Arabi si sono detti pronti a intervenire con truppe di terra in Siria come parte della coalizione internazionale contro lo Stato islamico guidata dagli Stati Uniti.
Nel corso di una conferenza stampa ad Abu Dhabi, il ministro di Stato per gli Affari esteri Anwar Gargash ha affermato che "una vera campagna militare contro Daesh (acronimo arabo per Stato islamico, ndr) deve necessariamente includere una forza di terra". Tuttavia, ha aggiunto il ministro emiratino, "non stiamo parlando di migliaia di uomini". Gargash ha inoltre aggiunto che "la leadership degli Stati Uniti" sull'intervento sarebbe condizione essenziale per la partecipazione di Abu Dhabi.
Giovedi' l'Arabia Saudita ha fatto sapere di esser pronta a partecipare a operazioni di terra, se la coalizione internazionale dovesse decidersi a intervenire. Secondo l'ambasciatore bahreinita a Londra Fawaz bin Mohammed al Khalifa, l'iniziativa saudita in Siria avrebbe l'obiettivo di combattere "sia lo Stato islamico che il brutale regime" di Bashar al Assad. Lo stesso diplomatico ha annunciato poi ieri che il Ccg ha deciso di installare un centro per le operazioni navali dell'organizzazione in Bahrein. Misura che, secondo l'ambasciatore, "dimostra inequivocabilmente che sotto la leadership dell'Arabia Saudita i paesi del Golfo sono determinati a intraprendere un'azione positiva per combattere terrorismo ed estremismo nella regione".
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