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Redazione
Taranto – Disastro ambientale doloso, distruzione e deturpamento di risorse naturali, danneggiamento, getto pericoloso di cose e mancata bonifica dei siti inquinati: sono le ipotesi di reato che la Procura di Taranto contesta a nove persone, tra ex dirigenti e dirigenti Ilva, alle quali sono stati inviati gli avvisi di garanzia. L'inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero e fa riferimento allo stato ambientale della gravina Leucaspide, nelle vicinanze del siderurgico e tra i territori di Taranto e il vicino comune di Statte. Agli indagati, la Procura contesta di aver consentito e mantenuto, senza approntare le necessarie opere di protezione e sicurezza, "diverse discariche a cielo aperto di rifiuti pericolosi e non pericolosi di origine industriale situate su tutto l'argine sinistro della gravina Leucaspide". Si sono cosi' realizzati "grandi depositi" di rifiuti industriali" dall'altezza di "40-45 metri sopra il piano campagna". L'inchiesta parte dalla denuncia della proprietà dell'azienda agricola attigua alla gravina Lecauspide che ritiene di essere stata gravemente danneggiata. Tra gli indagati della Procura per disastro ambientale doloso c'è anche l'attuale direttore dello stabilmento Ilva di Taranto, Ruggero Cola. Indagato anche un ex direttore dell'Ilva di Taranto, e attualmente in servizio nell'azienda con altra funzione, Adolfo Buffo. Avviso di garanzia, infine, per Carmine Lezza, responsabile ecologia e discariche Ilva. Cola, Buffo e Lezza sono i tre indagati attualmente con funzioni operative nello stabilimento di Taranto
Tra gli indagati, inoltre, ex dirigenti e funzionari Ilva: Luigi Ambruoso, ex responsabile discariche rifiuti industriali; Camillo Castronuovo, ex responsabile discariche Ilva; Francesco Di Maggio, ex responsabile del servizio ecologia dello stabilimento; Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto, e coinvolto, per il reato di disastro ambientale, anche nel grande processo "Ambiente Svenduto", quello che riguarda anche Fabio e Nicola Riva; infine, Salvatore De Felice, ex direttore tecnico dello stabilimento. Il sostituto procuratore Buccoliero fa riferimento, nell'indagine, ai cumuli di rifiuti franati nella gravina che hanno causato "un grave disastro ambientale". Sullo stato della gravina Lecauspide la Magistratura aveva acceso un faro già anni fa e l'ex commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, in una lettera ha fatto presente che l'area oggetto di indagine "risulta essere stata esclusivamente dell'Iri dal 1970" – l'Iri era infatti il precedente proprietario del siderurgico prima dei Riva, subentrati nel 1995 – e che da quest'ultimo anno l'Ilva non l'ha mai usata
Il processo riparte a Taranto il 5 febbraio Riprende tra quattro giorni, il 5 febbraio, il processo "Ambiente svenduto", quello originato dalla maxi inchiesta che, da luglio 2012 a settembre 2013, ha portato a diversi arresti e sequestri di impianti e di beni del gruppo Ilva e Riva. Sebbene nei mesi scorsi, dopo i rinvii a giudizio di luglio 2015, il processo fosse cominciato gia' in Corte d'Assise, il 5 febbraio si torna all'udienza preliminare davanti al gup. Un nuovo giudice dell'udienza preliminare stavolta, Anna De Simone, in quanto il precedente, Wilma Gilli, si e' gia' espressa anche sul rito abbreviato chiesto da alcuni imputati. Si torna dal gup, e quindi di fatto un azzeramento del processo, perche', nel corso dell'ultima udienza in Assise, la Procura, col procuratore aggiunto Pietro Argentino, ha notato nei verbali un'anomalia che avrebbe potuto inficiare in ogni momento la continuazione del processo. Nel verbale dell'udienza di fine luglio scorso, quella in cui sono stati decisi i rinvii a giudizio, mancava infatti per alcuni imputati il nome del difensore d'ufficio in sostituzione del legale di fiducia, temporaneamente assente. In particolare, il nome dell'avvocato d'ufficio compariva nel provvedimento di rinvio a giudizio ma non nel verbale. Un'anomalia, quest'ultima, che e' tecnicamente impugnabile in quanto puo' far ritenere che, nell'udienza in questione, alcuni imputati non abbiano usufruito del loro diritto alla difesa.
L'udienza del 5 febbraio riparte dalla requisitoria dei pm. Salva, invece, rispetto al procedimento precedente, la costituzione delle tantissime parti civili tra pubbliche amministrazioni, enti locali, ministeri, sindacati, lavoratori Ilva e associazioni di categoria (tra cui mitilicoltori, agricoltori e allevatori) che si ritengono danneggiati dall'inquinamento del siderurgico. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di 44 persone fisiche e 3 societa': Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva. Tra le persone fisiche, e con accuse diverse, rientrano Fabio e Nicola Riva, della proprieta' Ilva, l'ex presidente Bruno Ferrante, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l'ex governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, l'ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l'attuale sindaco di Taranto, Ezio Stefano, l'ex consulente Ilva e responsabile dei rapporti istituzionali a Taranto, Girolamo Archina'. Nessun coinvolgimento c'e' per gli ex e attuali commissari dell'Ilva. L'azienda infatti e' stata commissariata dal Governo attraverso una legge da giugno del 2013.
iL P
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