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di A.B.
Palermo – L’Operazione “Torre dei Diavoli” di venerdì 11/12/2015, che è stata eseguita dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Palermo, ha portato all’arresto di sei persone: Giuseppe Greco, Natale Giuseppe Gambino, Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi, Lorenzo Scarantino, Francesco Urso. I sei soggetti sono accusati a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa e reati in materia di armi. Emergono delle importanti novità a seguito del blitz contro la cosca di Santa Maria di Gesù. I Carabinieri hanno rinvenuto nel divano di casa di Gabriele Pedalino, uno degli arrestati, ben 53 mila euro in contanti e conservati in buste sottovuoto. La scoperta è avvenuta venerdì, giorno del blitz. Sempre a casa di Pedalino è stato trovato un revolver nascosto sotto il letto del figlio. Si attendono le perizie per confermare o meno se sia l’arma usata per uccidere Schiacchitano, si attendono anche i risultati scientifici su un fucile a canne mozze che era nascosto in un’intercapedine. Il Giudice per le indagini preliminari Walter Turturici ha convalidato l’arresto ai sei soggetti che però davanti al Gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Questione soldi e armi. Tali ritrovamenti aprono un ulteriore filone investigativo poiché Pedalino non aveva un lavoro e quindi una base oggettiva che potrebbe giustificare tale somma in suo possesso. L’ipotesi avvalorata è che i soldi siano il frutto di attività criminali come il “Pizzo”, poiché il periodo natalizio è da sempre finalizzato alla raccolta del denaro per gli uomini del racket, e gli uomini di Santa Maria di Gesù non si sarebbero sottratti a questa “tradizione”. Ma i soldi in questione erano sottovuoto ergo quasi sicuramente in uscita. In quali casse dovevano andare quei soldi? Dovevano rimanere a Santa Maria di Gesù o andare altrove?
E’ stato accertato un iter di riorganizzazione e soprattutto una capacità militare che ha portato al recente omicidio di Salvatore Sciacchitano e al ferimento di Antonino Arizzi. Le indagini hanno accertato che al vertice del mandamento c’era Giuseppe Greco, che era stato condannato nel corso dell’indagine denominata “Ghiaccio” e fratello di Carlo Greco, ergastolano ed elemento di spicco del clan negli anni 90 unitamente a Pietro Aglieri. Dalle indagini è emerso che il sottocapo era Natale Giuseppe Gambino, che in passato era legato a Pietro Aglieri e in Salvatore Profeta che era già stato coinvolto nel blitz di Villagrazia. Nell’ottobre del 2011 questi ultimi due soggetti furono scarcerati a seguito della revisione del processo per la Strage di Via d’Amelio e secondo le risultanze acquisite si sarebbero aggiunti Salvatore Profeta e Francesco Pedalino. In seguito all’omicidio di Giuseppe Calascibetta, avvenuto il 19/09/2011, ad impugnare le redini del clan sarebbe stato Giuseppe Greco che avrebbe richiesto anche la messa in pratica di rituali da parte degli altri uomini d’onore.
Elezione capofamiglia. Dalle indagini è emerso un elemento inedito che fino ad ora non era mai stato documentato, ovvero le elezioni del capofamiglia. In merito al rituale si conoscevano aneddoti attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia come Tommaso “masino” Buscetta, Vincenzo Marsala, Salvatore Contorno, Francesco Marino Mannoia. L’elezione segue il modus operandi delle procedure di elezioni politiche attuali, quindi basato su un sistema di propaganda a favore dei candidati. In questo caso non ci sarebbe stata una figura antagonista a Giuseppe Greco che sin da subito ha ottenuto il consenso anche in funzione della carica di reggente già assunta. Dopo l’attività di propaganda si passa all’elezione dove tutti gli affiliati esprimono il proprio voto a scrutinio palese (ad alzata di mano), in passato però si utilizzavano le urne che venivano consegnate ai capidecina che si occupavano di raccogliere i voti tra i soldati (120 unità). Oggi l’elezione avviene soltanto per il capofamiglia e consigliere, a scegliere il sottocapo e il capo decina è lo stesso Capofamiglia. Dalle indagini è emerso un ricordo vivo per Stefano Bontade, denominato “il principe di Villagrazia e/o il Falco”, ucciso il 23/04/1981 dai Corleonesi in seguito al tradimento dei suoi più stretti collaboratori. Tra gli indagati viene ricordato Bontade con queste parole: “il generale non ne ha vinto mai guerra senza soldati”.
In merito alla morte di Salvatore Sciacchitano, ucciso la sera del 3 ottobre tra via della Conciliazione e Via della Concordia, da un commando di tre killer a bordo di un automobile. In quella circostanza è stato ferito anche Antonino Arizzi. Le indagini hanno individuato come causa dell’uccisione di Sciacchitano la sua partecipazione, anche se soltanto per poche ore, ad ferimento di Luigi Cona. Legato ad esponenti della famiglia di Santa Maria di Gesù. Il delitto di Sciacchitano è stata ben organizzata dai killer poiché hanno provveduto a non portare apparecchi telefonici per non essere localizzati e lo hanno prima gambizzato per impedire la fuga e poi lo hanno ucciso con il colpo di grazia. Le attività investigative hanno portato all’individuazione dei sei soggetti ma hanno anche evidenziato come vi sia un legame alla tradizione e ai rituali di Cosa Nostra e un forte legame al passato.
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