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Economia e Finanza

CRAC BANCHE, 100 MILIONI PER RIMBORSARE I RISPARMIATORI

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Tempo di lettura 4 minuti E' quanto prevede l'emendamento del governo presentato a Palazzo Chigi

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Redazione

I risparmiatori saranno tutelati. Sarà un ''fondo di solidarietà'' finanziato con 100 milioni proveniente dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi la ''ciambella'' per salvaguardare i risparmiatori coinvolti dal crac delle 4 banche interessate dal decreto del governo. E' quanto prevede l'emendamento del governo presentato a Palazzo Chigi. Non sarà la Consob a svolgere il ruolo di "giudice" qualora si realizzasse l'idea degli arbitrati individuali per il ristoro di azionisti e obbligazionisti delle quattro banche alle quali si è applicato il decreto del governo. Sarebbe incoerente, affermano, che un "player" della vicenda possa ergersi a "giudice" per dirimere la controversia. Gli 'arbitri' saranno "scelti tra persone di comprovata imparzialità, indipendenza, professionalità e onorabilità" con decreto del presidente del Consiglio, su proposta del Mef e su delibera del CdM. Un altro emendamento prevede invece che "le modalità e i termini per la presentazione delle istanze" di rimborso dei risparmiatori , "i criteri di quantificazione, nonchè le procedure da esperire, che possono essere in tutto o in parte di natura arbitrale" saranno fissate con un decreto del Mef.

Inoltre arriva un finanziamento ponte da 2,5 miliardi per il fondo di risoluzione unico previsto dal decreto ''salvabanche''. Lo prevede uno degli emendamenti del governo sulle banche coinvolte dal crac. Prevista anche una norma che agevola gli istituti che contribuiscono, consentendo di evitare la penalizzazione dovuta al previsto calo dell'Ires.

Ci sono quasi 16 miliardi di euro di azioni di banche, medie e piccole, non quotate sui mercati regolamentari e difficilmente scambiabili che potrebbero inoltre perdere una parte consistente del loro valore nei prossimi mesi oltre che essere soggetti a eventuali bail in. E' quanto si ricava dai dati Consultique elaborati dall'ANSA che tengono conto di circa 20 istituti di credito.

I dati, spiegano dalla società di analisti indipendenti Consultique, prendono in considerazione il capitale netto che è poi il primo a rispondere delle eventuali perdite sia con le nuove regole che con le precedenti. Le azioni non sono necessariamente titoli 'a rischio' perchè dipende appunto dalla situazione della banca ma in alcuni casi sono illiquide, ovvero non scambiabili facilmente sul mercato come in Borsa e sono state vendute dalla rete delle filiali alla clientela retail magari in cambio di agevolazioni su finanziamenti, mutui o costi commissioni. Scorrendo la lista ai primi due posti vi sono la Popolare Vicenza e la Veneto Banca che possiedono un patrimonio rispettivamente di 3,7 e 2,9 miliardi di euro ma che vedranno, secondo gli analisti, presumibilmente una riduzione del valore delle azioni nel momento della prossima quotazione in Borsa da alcuni stimata fino all'85%.

Da notare che i due hanno anche rispettivamente 1,2 miliardi e 440 milioni di bond subordinati. E va considerato che i titoli delle due banche, come si è già visto, sono stati soggetti a pesanti revisioni del loro valore come ad esempio alla Popolare Vicenza dove le azioni sono state riviste da 62 a 48 euro per adeguarle ai pesanti interventi sul bilancio con l'emersione dei crediti deteriorati. Insomma una severa correzione che investirà gli azionisti e che però, secondo Consultique, non arriva senza avvisaglie. Ancora la Vicenza vedeva 'prezzate' le sue azioni a 1,5 rispetto al patrimonio netto a fronte di un rapporto a 1 o sotto questa soglia, delle altre principali banche italiane. Valori quindi elevati con l'aggravante che tali azioni non potevano essere scambiate sul mercato. Subito dopo le due venete vi è la Popolare di Bari con 1,3 miliardi, istituto cresciuto molto negli ultimi anni grazie alle acquisizioni ma su cui non stati rilevate anomalie particolari. Più staccata arriva la Cassa Risparmio Asti con 771 milioni e la Banca Sella con 617 milioni seguita dalla Cassa risparmio di Bolzano con 504 milioni. Chiude la lista la Banca di credito Popolare con 231 milioni.

L'obiettivo del governo è cercare "di salvaguardare tutti quei cittadini che hanno sottoscritto azioni ed obbligazioni in maniera inconsapevole, che non sono stati adeguatamente informati. Questo è un fatto gravissimo, che va appunto corretto". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, oggi alla Leopolda, parlando della vicenda 'salvataggio banche'. "Il governo – ha aggiunto – come ha detto il ministro Padoan, farà di tutto per trovare le vie per risarcire questi cittadini". "Siamo favorevoli al fatto che ci sia una commissione di inchiesta per capire chi ha mancato di vigilanza, di responsabilità, quindi non abbiamo paura di dire la verità, come sempre". Lo ha detto il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio rispondendo ai giornalisti alla Leopolda sulla vicenda salvabanche.

"Il governo intende dare una risposta. Stiamo preparando una norma che dispone la creazione di un fondo con il contributo delle banche". Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, in Commissione Bilancio della Camera.

Il governo "ritiene che sia possibile definire un intervento compatibile con la disciplina europea degli aiuti di Stato", ha aggiunto Padoan, ricordando che sul caso delle 4 banche sono "in corso verifiche con la Commissione Ue".

"Non si può escludere che le 4 banche abbiano venduto obbligazioni subordinate a persone che presentavano un profilo di rischio incompatibile con la natura di questi titoli di investimento ma questo è quanto andrebbe accertato con un'analisi di ogni singola posizione", ha spiegato il ministro dell'Economia.

A 7 anni dall'inizio della crisi, "il sistema bancario italiano è rimasto in piedi e si è rafforzato in molti suoi punti senza usare neanche un euro di quei 1.100 miliardi spesi da altri in Europa per salvare le banche", ha rivendicato Padoan. Il progetto che coinvolgeva "il fondo di garanzia dei depositanti" non "è risultato praticabile dal nuovo quadro europeo. Quindi la Banca d'Italia ha avviato la procedura di risoluzione, preferibile alla liquidazione", che avrebbe avuto "conseguenze disastrose".

"Non c'è stato nessun baratto, è totalmente falso pensare che ci sia stata qualche forma di baratto tra flessibilità" e scelta di ricorrere al meccanismo di risoluzione anziché al fondo interbancario per il salvataggio delle banche. Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alla Camera.

Via libera della Ue alla corte d'arbritato per aiutare le vittime del crac dei 4 istituti bancari. La costituzione di una corte d'arbitrato per andare in aiuto agli investitori privati vittime dei crac delle quattro banche è un'ottima idea, sottolineano fonti europee in attesa che da Roma venga resa nota ufficialmente quale soluzione il governo intende adottare.

L'idea di una procedura arbitrale presso la Consob, dunque, riceve parere favorevole da Bruxelles: spetterà a questa stabilire se sono stati venduti prodotti fraudolenti ai privati. A quel punto possono scattare i rimborsi a carico delle bad bank. Per realizzarli in tempi brevi, lo Stato può fare un pre-finanziamento alle bad bank, ma queste dovranno restituire i soldi nel corso del processo di risoluzione.

Riguardo la possibilità di aiuti umanitari per le vittime dle crac, le stesse fonti europee sottolineano che il fallimento di una banca e l'eventuale perdita, per esempio, di un appartamento da parte degli obbligazionisti che hanno subito perdite non può essere considerata una crisi umanitaria come quelle provocate da alluvioni o altri disastri

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Economia e Finanza

Conti pubblici, i temi caldi dell’autunno

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L’avvio di una procedura Ue nei confronti dell’Italia apre le porte alla trattativa sull’asse Roma-Bruxelles in vista della manovra d’autunno. Cruciale non solo l’impegno per la correzione dei conti ma anche la spinta della crescita condizionata all’attuazione del Pnrr da circa 191 miliardi di euro.

Le raccomandazioni della Commissione europea erano attese al ministero dell’Economia, reo lo sforamento del deficit nel 2023 lievitato al 7,4% del pil sotto il peso delle spese post-Covid e della mina del superbonus; stessa sorte per altri sette Paesi membri, tra i quali la Francia. Nessun ritorno all’austerity però, “perché sarebbe un terribile errore”, ha chiarito nei giorni scorsi il commissario Ue agli affari economici Paolo Gentiloni.

In base alle attenuanti previste dal Patto di Stabilità riformato Roma dovrebbe tagliare il disavanzo dello 0,5-0,6% del pil (circa 10-12 miliardi) ogni anno per sette anni, quindi fino al 2031 incluso, attraverso una strategia credile monitorata da Bruxelles anche sul fronte della spesa pubblica. La proposta di procedura approderà al tavolo del Consiglio Ecofin di luglio per il via libera. Dopodiché il Mef dovrà presentare entro il 20 settembre il documento che ha preso il posto della vecchia Nadef, il Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb) con le stime programmatiche su crescita, deficit e debito e da cui si evincerà l’entità dell’aggiustamento del 2025.

La correzione impone al governo di trovare coperture equivalenti per finanziare le misure della nuova Finanziaria, visto che la leva del deficit sarà per sette anni off limits. E l’esecutivo ha in più sedi confermato la volontà di riconfermare il taglio del cuneo fiscale (quasi 11 mld) e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef (oltre 4 mld), per un totale di circa 15 miliardi. Se così non fosse salirebbero le tasse per un valore medio pari a 100 euro al mese nelle buste paga di 14 milioni di cittadini. Le coperture verrebbero reperite tra i risparmi dell’Assegno di inclusione (circa 3 mld), dal taglio dell’Ace (4 mld) e dalle risorse della lotta all’evasione e del concordato biennale.

Ma in scadenza ci sono altre misure per circa 5 mld complessivi: dagli stanziamenti per la nuova Sabatini e gli investimenti nelle Zes (1,9 mld) alla detassazione dei premi di produttività aziendali (833 mln), il taglio del canone Rai (430 mln) o l’anticipo pensionistico (260 mln), solo per citarne alcune.

Per rispettare gli impegni con l’Ue sarà cruciale la correzione dei conti ma anche l’andamento della crescita presente e futura, con il Pnrr a fare da traino con un impatto aggiuntivo stimato di 3 punti percentuali cumulativi fino al 2026 e di 9,6 punti in più fino al 2050, secondo l’Upb. Intanto questa mattina alle 11 è in programma la cabina di regia convocata dal ministro per le Politiche Ue Raffaele Fitto a Palazzo Chigi per fare il punto sull’attuazione dei 37 obiettivi che danno all’Italia il diritto di chiedere gli 8,5 miliardi della sesta rata, mentre si dovrebbe chiudere a stretto giro di posta l’esborso del quinto pagamento da 10,6 miliardi collegati ai 52 obiettivi del secondo semestre 2023.

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Castelli Romani

Bcc Colli Albani, assemblea dei soci: un impegno concreto per il futuro del territorio

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Presenti circa 1.500 persone al PalaCesaroni di Genzano

Nel suggestivo scenario del Palacesaroni di Genzano, si è svolta l’assemblea annuale della Banca di Credito Cooperativo (Bcc) Colli Albani, un evento che ha evidenziato il solido stato di salute finanziaria dell’istituto e il suo impegno verso la comunità locale.

Il focus principale dell’assemblea è stato il bilancio e la relazione del 2023, che hanno confermato l’ottima performance della Bcc Colli Albani nel corso dell’anno precedente. Grazie a una gestione oculata e prudente, la banca ha continuato a crescere in modo stabile e sostenibile, garantendo ai soci e ai clienti una solida base finanziaria.

Presente il deputato e sindaco di Lanuvio Andrea Volpi che si è complimentato pubblicamente: “Ciò che apprezziamo oggi – ha detto – è il frutto di un lavoro iniziato quasi 80 anni fa, un risultato maturato grazie al lavoro di uomini illuminati e da soci che nel tempo hanno visto ripagata la fiducia prestata. La fortuna di poter contare su una BCC locale risiede nella prossimità, risiede nell’umanità e nei valori che rappresenta, risiede nella capacità di sostenere e partecipare iniziative imprenditoriali.  La traccia di questo segno è ben evidente in tantissime azioni sul sociale, sulla sostenibilità, sullo sport, sulla cura degli spazi pubblici. Continueremo a lavorare in sinergia avendo ben in mente l’obiettivo primario della cura del bene comune e del sostegno ai nostri Comuni”.

Presenti anche il sindaco di Genzano Carlo Zoccolotti, il primo cittadino di Marino, Stefano Cecchi, il Vescovo di Albano Vincenzo Viva, il Direttore Generale Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di Bonifica dott. Massimo Gargano.

Non è mancata la partecipazione delle Forze dell’Ordine. Polizia Locale, Carabinieri di Genzano, Albano e Nemi. Inoltre la Protezione Civile di Genzano ha prestato servizio per la sicurezza dei numerosi presenti unitamente al servizio di vigilanza privato incaricato dalla BCC Colli Albani.

Un aspetto particolarmente rilevante emerso durante l’assemblea è l’accentuato impegno della Bcc Colli Albani verso l’ambiente e il risparmio energetico. A tal fine, l’istituto ha annunciato la fondazione di una comunità energetica, un’iniziativa innovativa che mira a promuovere la sostenibilità ambientale e a favorire la transizione verso fonti energetiche rinnovabili nella comunità locale.

Inoltre, la Bcc Colli Albani ha evidenziato il suo ruolo sociale attraverso la Mutua Cam, fondata proprio dalla banca, che garantisce rimborsi spesa sanitaria ai soci e supporta una vasta gamma di servizi culturali, tra cui teatro, sport e turismo. Questa iniziativa dimostra l’impegno della banca nel promuovere il benessere e lo sviluppo della comunità locale, oltre a offrire vantaggi tangibili ai propri soci e clienti.

Il Presidente della Bcc Colli Albani, Maurizio Capogrossi, è stato elogiato durante l’assemblea per il suo esemplare impegno e la sua leadership nella gestione dell’istituto di credito. Capogrossi è considerato un esempio tangibile di vicinanza al territorio e di collaborazione con le amministrazioni locali, la Asl, le istituzioni militari, religiose e civili. La sua visione inclusiva e orientata alla comunità ha contribuito in modo significativo al successo e alla reputazione della Bcc Colli Albani nella regione.

L’assemblea della Bcc Colli Albani al Palacesaroni di Genzano ha confermato il ruolo cruciale dell’istituto di credito nella promozione dello sviluppo economico e sociale della comunità locale. Attraverso iniziative innovative, come la fondazione di una comunità energetica e la promozione di servizi culturali e sanitari, la Bcc Colli Albani continua a dimostrare il suo impegno verso il benessere e il progresso della sua comunità di riferimento.

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Economia e Finanza

Agricoltura, decreto fotovoltaico: sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati

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Sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola sotto.

Gli impianti potranno anche essere realizzati in cave e vicino ad autostrade. Sono fatti salvi anche i progetti previsti dal Pnrr e quelli che hanno già presentato l’istanza per la realizzazione. E’ questa la decisione presa dal Cdm sul punto più spinoso del Decreto di aiuti al settore agricolo che il ministro Francesco Lollobrigida ha portato oggi in Consiglio dei ministri. “C’è stata grande serenità – ha detto Lollobrigida al termine della riunione – col collega dell’Ambiente Pichetto su un norma del 2021.

Dopo quattro anni poniamo fine alla installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto, quindi nelle cave e nelle aree interne ad impianti industriali si potrà continuare a produrre queste agroenergie. Il tutto a salvaguardia dei piani Pnrr che non intendiamo mettere in discussione in alcun modo”. L’obiettivo, ha poi aggiunto, è quello di non sottrarre all’agricoltura terreni di pregio. La bozza del provvedimento prevedeva di fatto un divieto per l’agrivoltaico, cioè il fotovoltaico sui terreni agricoli: “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”.

Un divieto chiesto da tempo a gran voce da Coldiretti. e sostenuto con convinzione dal ministro Francesco Lollobrigida. Sembra anzi che il titolare dell’Agricoltura considerasse lo stop come il punto più importante del suo decreto di aiuti. Il problema è che l’agrivoltaico è considerato invece strategico dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, per sviluppare le fonti rinnovabili in Italia. Il Mase a febbraio ha varato un decreto che stanzia 30 milioni all’anno per vent’anni per questo settore. L’obiettivo è di arrivare a oltre 1 Gigawatt di potenza installata già nel 2026. Quando la bozza ha cominciato a girare la scorsa settimana, il Ministero guidato da Gilberto Pichetto ha fatto subito sapere che il divieto dell’agrivoltaico “non era condiviso”. Il ministro non ha gradito la fuga in avanti del collega, che evidentemente aveva deciso sulla materia senza consultarlo, nonostante fosse anche di sua competenza. Dalla fine della scorsa settimana, è partita una trattativa fra i due ministeri per arrivare a un compromesso. Raggiunto in Cdm.

“Rafforziamo il ruolo del commissario per la siccità Nicola Dell’Acqua, che ha predisposto un piano straordinario e lo autorizziamo a svolgere gli interventi di urgenza per riuscire a efficientare il sistema idrico italiano”. Così il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, illustrando il decreto varato in Consiglio dei ministri, dove è stato audito il governatore della Sicilia Renato Schifani. Serve una “pianificazione per affrontare in termini infrastrutturali una criticità ormai ciclica – ha aggiunto -: la siccità non è un’emergenza, ogni cinque anni circa colpisce in modo devastante il nostro territorio, in questo caso la Sicilia ma è capitato ad altre regioni. Con il cambio climatico gli effetti rischiano di aumentare”.

Su proposta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per 12 mesi, in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio della Regione Siciliana. È stato anche deliberato un primo stanziamento di 20 milioni di euro per consentire alla Regione di far fronte all’attuazione degli immediati interventi.

“Diamo la possibilità di ampliare il ruolo di guardia venatoria alle associazioni legittimate allo svolgimento dell’antibracconaggio e del controllo dello svolgimento regolare di tutte le attività previste per legge”, dice il ministro Lollobrigida. “Questo – ha spiegato – ampia lo spettro delle associazioni che potranno avere, con una certificazione che deve essere data a coloro che svolgono questa funzione, il controllo in particolare dell’antibracconaggio, che è l’elemento sul quale auspichiamo si muovano le guardie che hanno questo tipo di configurazione”.

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