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di Angelo Barraco
Roma – Oggi si è tenuta a Roma, presso l’Hotel Jolly Midas, una conferenza stampa in cui hanno presenziato: Guglielmo Mollicone, padre di Serena Mollicone, l’avvocato Dario De Santis, l’ex generale Luciano Garofalo e la psicologa Volpini. Il pool si è opposto alla richiesta di archiviazione e il 7 gennaio il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Cassino deciderà se archiviare le indagini o no sulla tragica morte della 18enne di Arce scomparsa il 1 giugno 2001 e ritrovata due giorni dopo presso il bosco dell’Anitrella priva di vita, legata e occultata. Il pool avanzerà la richiesta di sottoporre il paese di Arce ad una mappatura genetica, precisamente tutti gli uomini di Arce. Gugliemo Mollicone spiega: “Con le nuove tecniche all'avanguardia intendiamo proporre al giudice di autorizzare la messa in atto di un metodo di rilevazione genetico identico a quello utilizzato per il caso di Yara Gambirasio. Siamo certi che finalmente le tracce di dna rinvenute sugli abiti di mia figlia Serena potranno avere un nome e un volto. Non possiamo arrenderci anche se sono trascorsi quasi 15 anni dal suo assassinio”.
La scomparsa, le indagini. Serena Mollicone, la giovane studentessa di Arce è morta a 18 anni nel giugno del 2001 e il suo cadavere fu rinvenuto nel bosco dell’Anitrella. Ma come si sono svolte le indagini in questi anni? Le indagini sul caso hanno avuto alti e bassi. Il 24 settembre 2002, la Procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati il carrozziere di Rocca D’Arce, Carmine Belli. Un indizio che inizialmente destò sospetti sull’uomo fu il rinvenimento del nastro adesivo. Il Belli aveva un nastro adesivo simile a quello che teneva mani e piedi di Serena legati, ma la comparazione delle impronte digitali ha portato esito negativo, nell’ottobre del 2006, la Cassazione ribadì che il carrozziere era estraneo ai fatti. La svolta arriva però nell’aprile 2008, con la morte di Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri che in precedenza era stato ascoltato come persona informata sui fatti e aveva riferito che il giorno della scomparsa di Serena, aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola. Santino Tuzi successivamente però si suicida e tale morte è tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero, perché Tuzi si uccide? Il 27 giugno 2011 vengono iscritte nel registro degli indagati cinque persone e sono: l’ex Maresciallo dei Carabinieri di Arce Franco Mottola, suo figlio Marco, un altro Carabiniere, Francesco Suprano, il fidanzato di allora di Serena Michele Fioretti e la madre del giovane, Rosina Partigianoni. Poco tempo fa il Procuratore Mario Mercone e gli investigatori del Reparto Operativo Provinciale dei Carabinieri hanno interrogato un uomo, l’uomo in questione non è stato iscritto nel registro degli indagati ma è stato ascoltato come persona informata sui fatti, vi erano inoltre accertamenti sulla busta e si parlava dell’isolamento di un DNA che presto avrebbe portato al nome dell’assassino, poi cos’è successo? Un caso che sembra avere la risposta dietro l’angolo ma ad ogni passo qualcosa non torna e tutto riparte da capo, si azzera e si annulla.
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