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di Silvio Rossi
Negli ultimi giorni sono state numerose le segnalazioni di pacchi sospetti, le chiamate per pericolo “bomba”, i messaggi segnalanti più o meno celati timori di attentati nella capitale, che hanno determinato in alcuni casi l’interruzione delle linee metropolitane e alcuni altri servizi essenziali.
Una rete di trasporto che è già debilitata dagli scioperi, dai continui guasti per la scarsa manutenzione pluriennale, dalla carenza strutturale atavica, viene messa a dura prova da queste manifestazioni dell’umana infantilità, cosa di cui non se ne sentiva francamente il bisogno.
Il clima di terrore susseguente alla folle serata di Parigi, fa tornare alla mente gli anni bui del terrorismo, quando le stesse perplessità erano riconducibili a gruppi più o meno estremi, appartenenti alla galassia delle formazioni allora definite extraparlamentari.
Chi, come il sottoscritto, ha iniziato le scuole superiori nello stesso anno in cui fu rapito e ucciso il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, non può non collegare le sciocche manifestazioni odierne con le telefonate che, in particolare nei mesi successivi ai fatti di via Fani, paventavano più o meno credibili “allarmi bomba” nelle scuole di tutta la città e non solo.
Non molto è cambiato sotto il punto di vista dell’idiozia umana. Una manifestazione di poca coscienza civica, che è anche passibile di denuncia penale con l’accusa di reato di “procurato allarme”.
Ma se nella fine degli anni settanta, queste chiamate avevano lo scopo, benché puerile, di risolvere la giornata con un giorno di libertà giustificato, meta sempre agognata dagli svogliati studenti, ggi come allora, anni in cui la cultura del “sei politico” era ancora bene inserita nella società, mi sfugge quale recondita motivazione spinga gli allarmisti odierni a gettare la città nel caos.
A meno che coloro che oggi gridano “al lupo, al lupo”, non siano sempre gli stessi che trentacinque anni fa si esibivano nelle loro imprese armati di gettone telefonico e anonima cabina SIP, dimostrando che non sempre il tempo matura le persone.
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