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Editoriali

POTENZA, LUTTO NEL MONDO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA: SCOMPARE LUIGI GREZZI

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Tempo di lettura 3 minuti Grezzi: "Uscite dai palazzi, andate in giro, “camminate” per i territori, sentite la gente, ascoltate…"

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di Domenico Leccese

Potenza – “La scomparsa di Gino Grezzi rappresenta un grave lutto per il movimento democratico e progressista della Basilicata.”  Ha dichiarato il segretario regionale del Pd della Basilicata, Antonio Luongo, subito dopo aver appreso la notizia della morte di Gino Grezzi, nato il 13 febbraio 1922 a Latronico, Comune in cui nel 1965 aveva ricoperto la carica di Sindaco. Tra i più autorevoli dirigenti dell'allora PCI lucano, Grezzi dal 1953 al 1968 è stato deputato, eletto nelle fila del Partito Comunista Italiano.

Ho avuto l’onore- ha dichiarato ancora il segretario regionale del Pd della Basilicata –  di conoscere e collaborare con Gino in diverse fasi del mio impegno politico, in modo particolare durante la difficile fase del post terremoto del 1980. Ne ho potuto apprezzare l’umanità, la trasparenza, la schiettezza delle opinioni e la straordinaria capacità organizzativa. Con Grezzi – ha proseguito Luongo –  la Basilicata perde un grande protagonista, profondo conoscitore della sua terra e punto di riferimento per quella generazione di quadri dirigenti che si è affacciata alla politica alla fine degli anni ‘70. Ci ha insegnato al tempo stesso il rigore morale ed il realismo politico, il disinteresse personale ed il valore di un partito inteso come una comunità di uomini e di donne che s’impegnano quotidianamente per il bene comune".

Quando Gino Grezzi era deputato del PCI, per non perdere i contatti con la realtà, per capire i bisogni e le attese della gente, il venerdì nel rientrare da Roma a Potenza con il treno, invece di sedersi in prima classe se ne stava tranquillamente in seconda classe, tra gli impiegati e gli operai pendolari. Prendere la seconda classe nei giorni precedenti a periodi festivi più lunghi, come le ferie estive, era poi per l’onorevole Grezzi oltremodo gratificante. Interloquire ed ascoltare i discorsi degli emigranti che rientravano dalla Svizzera, dalla Germania o dal Belgio, dentro vagoni dove l’odore del formaggio era tutt’uno con il sudore di quelle donne e uomini, non doveva essere proprio il massimo, soprattutto per chi, come l’on Grezzi, aveva trascorso il resto della settimana tra i velluti e i profumi di Montecitorio.

Egli soleva dire che “chi governa, chi ha avuto il mandato di rappresentare il popolo non deve perdere il contatto con la realtà, deve capire i bisogni della gente attraverso “ Bagni di Umanità”. Era questo che faceva in quei viaggi Gino Grezzi, si immergeva nell’umanità. Erano altri tempi? Forse, io dico che, soprattutto, erano altri uomini. Un ricordo dei suo compagni di partito attraverso una testimonianza, era il 9 settembre 2012, quando Gino Grezzi ha trasmesso queste pillole di saggezza: "Uomini della sinistra, uomini del PD, tacete ed ascoltate "Quando devo chiedere qualcosa a qualcuno, sia che sia un aiuto, un prestito in danaro, un passaggio in auto, cerco almeno di capire se ha altre esigenze e cerco in primo luogo di non inimicarmelo con un atteggiamento arrogante. Non vado da lui a dirgli, che so: "mi devi prestare l'auto perché ho da fare alcune commissioni che sono certamente più giuste e necessarie di qualsiasi tuo altro impegno", oppure "dammi 10.000 euro che tanto so che ce li hai, brutto capitalista schifoso". Magari prima faccio mostra di informarmi dello stato delle cose e del punto di vista dell'altro, tipo :"ti serve l'automobile domani? nel caso tu non ne abbia bisogno vorrei chiederti la cortesia ecc…", oppure "mi dispiace venire proprio da te ma mi trovo in difficoltà ecc…, per caso potresti ecc…". E così anche per il voto, mi aspetto che se qualcuno mi chiede il voto per governare non mi venga a dire, che so: "guarda che se ti senti insicuro la sera quando torni a casa sei un idiota, il vero problema è la guerra in Iraq e le coppie di fatto", Oppure: "guarda che se non hai i soldi per arrivare alla fine del mese è perché spendi e spandi più del necessario e per intanto ti alzo le tasse perché devo risanare i conti, cretino" e così via. Insomma tutto questo ameno giro di parole è per consigliare i pensatori della sinistra e del centro sinistra nostrani di fare tesoro di ciò che è successo a livello nazionale, di tacere per un momento e di ascoltare il mormorio della gente. Tacete ed ascoltate. Mettete per un attimo da parte Max Weber e Derrida e cercate di capire cosa vuole il vostro vicino di casa. Sempre che non abitiate in quelle enclavi radical-chic che sono recentemente andate formandosi in tutte le principali città, incluso Potenza e Matera.

Per piacere basta, finitela di parlarvi addosso, smettetela di gratificarvi a vicenda, uscite fuori dai vostri dogmi e dalle vostre elucubrazioni altrimenti non riuscirete più a scorgere la realtà che vi circonda. I lucani sono stanchi di attendere. Non è possibile che continuiate a decidere di non decidere. Uscite dai palazzi, andate in giro, “camminate” per i territori, sentite la gente, ascoltate…"
 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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