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di Domenico Leccese
Potenza – Sulla serrata del 17 novembre 2015 da parte dei commercianti di Potenza interviene Dino De Angelis, portavoce del Comitato 13 Ottobre, un vero e proprio osservatorio della città di Potenza
La sensazione è che si procede a scatti, a tentativi, come quei bambini che imparano a camminare per prove ed errori, perché altri miliardi di bambini non possono aver insegnato nulla: ciascun bambino deve sperimentare sulla propria pelle (in questo caso sui suoi piccoli piedini) quale tremendo sforzo si faccia per imparare a stare eretti e a muoversi in avanti. Ma la storia non è così, per fortuna, e ci consente di imparare dal nostro passato, dagli errori commessi, dalle incredibili manchevolezze realizzate. Eppure sembra che il passato nulla abbia insegnato.
Dino con riferimento al Centro Storico di Potenza qual è la tua opinione?
Così sul centro storico. Si attende che un manipolo di commercianti scenda in piazza e manifesti per riaffrontare il problema. Come se non viveste anche voi questa città, come se foste stati svegliati da una tempesta nel pieno della notte, come se su via Pretoria non ci passaste mai, come se non vi foste accorti come tutte le attività non fossero gravemente segnate da una morìa delle vacche, da una saracinesca abbassata ogni due. Incredibile davvero. Si accendono le attenzioni solo e soltanto quando qualcuno mette in risalto il problema.
C’è bisogno di una serrata dei commercianti per mettere a fuoco il problema?
Ora, a parte che prima di essere amministratori, sarete stati anche cittadini di questo posto, no? A parte che i problemi li dovevate conoscere già da prima di rivestire l’incarico che occupate, a parte che delle soluzioni (che dico, almeno delle ipotesi) avreste dovuto averle già prima, a parte che esisteranno pure delle deleghe assegnate ai vari assessori che si occupano dei singoli problemi, a parte che non è pensabile che il primo cittadino sia in grado di dare risposte a tutti i problemi della città, dai fumi della Ferriera fino al decoro pubblico, passando per mense, trasporti, mobilità, rifiuti, quartieri, eccetera, a parte tutto questo, parliamo di soluzioni.
Cosa leggi in giro?
Due ordini di risposte. La prima è che l’Amministrazione è vicina ai problemi dei commercianti. Cosa vuol dire che è vicina? Che ne comprende le ansie e le preoccupazioni, che si sforzerà di agire per risolvere il problema, che da questo momento in poi se ne farà carico.
Ovvero?
Imparare a camminare senza per nulla utilizzare tutto quello che c’è stato prima, senza in nessun modo far tesoro delle innumerevoli sollecitazioni pervenute dal passato, insomma azzerare tutto e ricominciare da zero. Perdonate, ma questa vostra vicinanza non serve ad una cippa.
La seconda risposta è che, da questo momento, si impegneranno nel più breve tempo possibile a riaprire le scale mobili e che, sempre a breve, ci sarà il nuovo gestore del TPL che, come d’incanto, risolverà ogni problema di trasporto pubblico e riporterà migliaia di visitatori nel cuore della città.
Vorrei dire che queste due soluzioni non serviranno nemmeno lontanamente a risolvere i problemi di un’area incancrenita da una piaga: il centro storico non è più attrattivo e voi potete far arrivare i cittadini anche gratuitamente con l’elicottero e farli atterrare sul palazzo dell’Ina di piazza Prefettura, ma quelli non ci verranno lo stesso perché non sanno cosa devono fare a Via Pretoria e dintorni, e se prenderanno quell’elicottero è solo per farsi un giro, ma poi se ne torneranno nei loro quartieri, per la semplice ragione che salire al centro non ha più alcun senso.
Le tue proposte concrete?
E se tutti, a cominciare dagli amministratori, per finire ai commercianti, residenti e cittadini, non capiamo che il problema non si risolve rattristandosi, ma attraverso una pluralità di iniziative che non sono la riapertura delle scale mobili o un nuovo servizio di trasporto pubblico, e neppure facendo un paio di eventi all’anno, allora i negozi continueranno a chiudere e dovremo ogni volta imparare nuovamente a camminare senza aver fatto per nulla tesoro delle esperienze precedenti, in particolar modo se non saremo capaci di trovare un rimedio alla drammatica e sistematica azione di svuotamento di funzioni di un centro che ormai non si distingue per nulla da una qualunque periferia.
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