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Economia e Finanza

DIVISE IN PIAZZA: UN CORO DI NO PER DIRE BASTA ALLO STATO DI ABBANDONO

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Tempo di lettura 5 minuti Alla manifestazione anche il leader del Caroccio Matteo Salvini con indosso la maglietta della Polizia

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di Cinzia Marchegiani

Roma – Erano 10mila, un fiume di uomini e donne delle forze dell’ordine che sono scesi in piazza davanti al Parlamento per dire “Basta”. Persone dignitose che fanno ogni giorno servizio al cittadino, hanno sfilato, Giovedì 15 Ottobre, con orgoglio e determinazione davanti al palazzo del potere. Si sentono abbandonati dallo Stato, lavorare ogni giorno in condizioni sempre più precarie non è più accettabile. Protestano per un clima quasi surreale, si può fare servizio al cittadino e tutelare la sicurezza pubblica togliendo i mezzi a disposizione? Si sono uniti tutti sotto un’unica bandiera, anche se ci sono state molte sigle sindacali del comparto della sicurezza, a loro è stata sottratta ogni risorsa, oltre le gravi carenze di organico, mancano migliaia di uomini nei comparti operativi dove spesso l'età media è oramai troppo elevata.

La manifestazione è stata indetta dal SAP, SAPPE, SPAF, CONAPO, COISP, CONSAP, COTIPOL, Gruppi FB “Siamo tutti cretini” e "Blocco stipendiale e assegno di funzione". Durante la manifestazione è stato contestato il blocco dei trattamenti economici del pubblico impiego, che la Corte Costituzionale ha dichiarato essere illegittimo, ciò significa che è stato sottratto alle famiglie dei dipendenti pubblici, ingenti somme di denaro attraverso il blocco dei contratti e che a partire dal prossimo 29 luglio il governo dovrà iniziare a corrisponde ciò che illegittimamente è stato sottratto. Una corte costituzionale che però, viene spiegato dai vertici sindacali, non ha disposto con la sentenza la restituzione del maltolto: “al fine di non far saltare il banco della finanza pubblica”.

Diffida al premier Renzi. SAP, COISP e CONSAP alla vigilia della grande manifestazione è stata inviata una diffida al Premier Renzi e al Governo affinché i Sindacati di Polizia siano convocati a Palazzo Chigi, come previsto dalle legge, in vista dell’approvazione definitiva del Def (ex Dpef), il Documento di programmazione economica recentemente aggiornato dal Parlamento che ha rinviato al 2018 il pareggio del bilancio statale.

Un passaggio necessario, così viene descritto, che anche il tanto vituperato Governo dei tecnici, quello targato Mario Monti, non mancò di rispettare: “Non si tratta di un favore alle organizzazioni sindacali, ma di un obbligo previsto dal D.Lgs. 195/95. Senza un confronto preventivo e costruttivo coi rappresentanti delle forze dell’ordine, i danni alla nostra categoria non potranno che amplificarsi.”
Da qui nasce la diffida: “Siamo di fronte a un Governo che se ne frega e ad un cartello di sindacati guidati dal Siulp – meglio noti come “consorteria” – che ‘piega la testa al padrone ‘ossia al potentato politico di riferimento”.

Cosa chiedono le divise al governo. Le donne e gli uomini in divisa del comparto sicurezza e dei Vigili del Fuoco chiedono che si provveda a stanziare nella legge di stabilità, attualmente in elaborazione, le somme necessarie per corrispondere una tantum che posa risarcire almeno il 25% di quello che è stato scippato illegittimamente, partendo dalla qualifica (ed equiparati dei Vigili del Fuoco) con la cifra di 1.500 euro netti.

Contratti sotto il minimo storico. Gli Agenti Sono consapevoli delle crisi economica, ma ritengono che non si può più scendere al di sotto del minimo storico dei loro contratti di lavoro e spiegano: “Ipotizzare poco più di 60 euro netti per agente in relazione ad un contratto biennale è forse troppo?” Col medesimo rapporto economico chiediamo 100 euro netti al mese a partire dall’Agente, dal Vigile del Fuoco (o qualifiche equiparare, chiaramente a salire secondo la proporzione parametrale”. Il nodo cruciale della protesta è proprio questo: il governo vorrebbe aumentare lo stipendio soltanto di 10 euro lordi al mese, mentre i sindacati ne chiedono cento netti.

I malesseri dei comparti sono infiniti. I comparti tutti vogliono con la manifestazione, segnalare alla pubblica opinione e al governo questi malesseri che stanno divorando le loro vite. Contestano la militarizzazione del corpo Forestale: “che annulla esperienze e professionalità, spacciando per riforma una riformicchia che non porterà alcuna utilità al sistema sicurezza”.
Non solo… Le divise sono contro la 'militarizzazione' del corpo forestale che, secondo il ddl Madia sulla pubblica amministrazione, dovrebbe passare sotto il controllo dei carabinieri; contro i tagli della Polizia penitenziaria, al sistema giustizia e delle carceri per promuovere, in primis, l’istituzione di una Direzione Generale che riconduca a sé tutte le competenze del Corpo, ad oggi frammentate e spezzate in più articolazioni; contro lo spreco continuo di denaro e gli ipotizzati tagli ad autopompe dei Vigili del Fuoco e volanti, al fine di salvaguardare poltrone, prebende e privilegi. Eè necessario provvedere all’unificazione del Dipartimento di Pubblica sicurezza con quello dei Vigili del Fuoco.

Non sono mancati gli interventi sul palco dei sindacati delle forze dell’ordine.

Giorgia Meloni leader di Fratelli d'Italia-AN.  L’Italia è una Nazione che va al contrario. Questa è una Nazione nella quale aumentano i delinquenti e diminuiscono le forze dell’ordine, anche per le scelte politiche che si fanno. Perché quando un agente rischia la vita per assicurare un criminale alle patrie galere e la politica lo tira fuori anzitempo perché non è capace di affrontare il problema del sovraffollamento carcerario, lo Stato diventa mandante di nuovi crimini e umilia il lavoro di sacrifica se stesso per garantire quei criminali alle patrie galere.

Alessandro Di battista M5S che tra i manifestanti ha rpeferito parlare a tu per tu. Il M5S è con loro, è sceso in piazza per ascoltare il loro grido, ma ha deciso di non intervenire dal palco (dove invece hanno parlato, fischiatissimi, Gasparri, Santanchè, Giovanardi) perché ritiene sia un atto ignobile sfruttare le difficoltà delle persone come una passerella mediatica. Abbiamo preferito stare tra i cittadini, perché siamo cittadini anche noi. Le forze dell'ordine sanno benissimo che la “guerra” è in casa, non in Iraq. Si chiama mafia, disoccupazione, si chiama povertà. Ma il governo al posto di sostenerle preferisce spendere decine di miliardi di euro per l'acquisto degli F35. Noi abbiamo una proposta, molto chiara: blocchiamo gli stipendi dei parlamentari e sblocchiamo i contratti dei dipendenti pubblici. Subito. Stiamo dalla parte delle forze dell'ordine, in piazza con loro, non su palchi frequentati da traditori della patria!

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini con indosso la maglietta della Polizia sul palco fa il suo atteso intervento. La battaglia sugli stipendi è sacrosanta e cercheremo di combatterla, seppur dall'opposizione, con voi. Ma una cosa viene prima: la dignità, che non sono 7 euro al mese. È scendere in strada come forestali, poliziotti, sapendo che hai alle spalle uno Stato che ti difende. Uscendo di notte a Milano con dei vostri colleghi in volante mi vergogno del fatto che mettono a rischio la loro vita per arrestare uomini che il giorno dopo si vedono nella stessa piazza a spacciare la stessa droga. Basta con 'sti cazzo di indulti che svuotano le galere. Chi vota per far uscire di galera i delinquenti, vota contro i cittadini perbene e noi con tutti i nostri difetti abbiamo sempre votato contro dal primo all'ultimo indulto. È facile governare da un ufficio del ministero quando non sai che cosa rischiano gli uomini che comandi da mattina a sera. Alfano togliti la giacca ed esci con una volante con le gomme sgonfie per colpa dei troppi chilometri macinati.

Ora attende la diffida al premier Renzi…se ci sei batti un colpo! Sembra paradossale parlare di tagli ai fondi sicurezza alle porte di un Giubileo e nel mirino del terrorismo islamico. Anche questo, il governo Renzi e gli altri due precenti, Letta e Monti, non votati da nessuna elezione democratica, sono riusciti a partorire.
 

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Economia e Finanza

Conti pubblici, i temi caldi dell’autunno

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L’avvio di una procedura Ue nei confronti dell’Italia apre le porte alla trattativa sull’asse Roma-Bruxelles in vista della manovra d’autunno. Cruciale non solo l’impegno per la correzione dei conti ma anche la spinta della crescita condizionata all’attuazione del Pnrr da circa 191 miliardi di euro.

Le raccomandazioni della Commissione europea erano attese al ministero dell’Economia, reo lo sforamento del deficit nel 2023 lievitato al 7,4% del pil sotto il peso delle spese post-Covid e della mina del superbonus; stessa sorte per altri sette Paesi membri, tra i quali la Francia. Nessun ritorno all’austerity però, “perché sarebbe un terribile errore”, ha chiarito nei giorni scorsi il commissario Ue agli affari economici Paolo Gentiloni.

In base alle attenuanti previste dal Patto di Stabilità riformato Roma dovrebbe tagliare il disavanzo dello 0,5-0,6% del pil (circa 10-12 miliardi) ogni anno per sette anni, quindi fino al 2031 incluso, attraverso una strategia credile monitorata da Bruxelles anche sul fronte della spesa pubblica. La proposta di procedura approderà al tavolo del Consiglio Ecofin di luglio per il via libera. Dopodiché il Mef dovrà presentare entro il 20 settembre il documento che ha preso il posto della vecchia Nadef, il Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb) con le stime programmatiche su crescita, deficit e debito e da cui si evincerà l’entità dell’aggiustamento del 2025.

La correzione impone al governo di trovare coperture equivalenti per finanziare le misure della nuova Finanziaria, visto che la leva del deficit sarà per sette anni off limits. E l’esecutivo ha in più sedi confermato la volontà di riconfermare il taglio del cuneo fiscale (quasi 11 mld) e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef (oltre 4 mld), per un totale di circa 15 miliardi. Se così non fosse salirebbero le tasse per un valore medio pari a 100 euro al mese nelle buste paga di 14 milioni di cittadini. Le coperture verrebbero reperite tra i risparmi dell’Assegno di inclusione (circa 3 mld), dal taglio dell’Ace (4 mld) e dalle risorse della lotta all’evasione e del concordato biennale.

Ma in scadenza ci sono altre misure per circa 5 mld complessivi: dagli stanziamenti per la nuova Sabatini e gli investimenti nelle Zes (1,9 mld) alla detassazione dei premi di produttività aziendali (833 mln), il taglio del canone Rai (430 mln) o l’anticipo pensionistico (260 mln), solo per citarne alcune.

Per rispettare gli impegni con l’Ue sarà cruciale la correzione dei conti ma anche l’andamento della crescita presente e futura, con il Pnrr a fare da traino con un impatto aggiuntivo stimato di 3 punti percentuali cumulativi fino al 2026 e di 9,6 punti in più fino al 2050, secondo l’Upb. Intanto questa mattina alle 11 è in programma la cabina di regia convocata dal ministro per le Politiche Ue Raffaele Fitto a Palazzo Chigi per fare il punto sull’attuazione dei 37 obiettivi che danno all’Italia il diritto di chiedere gli 8,5 miliardi della sesta rata, mentre si dovrebbe chiudere a stretto giro di posta l’esborso del quinto pagamento da 10,6 miliardi collegati ai 52 obiettivi del secondo semestre 2023.

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Castelli Romani

Bcc Colli Albani, assemblea dei soci: un impegno concreto per il futuro del territorio

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Presenti circa 1.500 persone al PalaCesaroni di Genzano

Nel suggestivo scenario del Palacesaroni di Genzano, si è svolta l’assemblea annuale della Banca di Credito Cooperativo (Bcc) Colli Albani, un evento che ha evidenziato il solido stato di salute finanziaria dell’istituto e il suo impegno verso la comunità locale.

Il focus principale dell’assemblea è stato il bilancio e la relazione del 2023, che hanno confermato l’ottima performance della Bcc Colli Albani nel corso dell’anno precedente. Grazie a una gestione oculata e prudente, la banca ha continuato a crescere in modo stabile e sostenibile, garantendo ai soci e ai clienti una solida base finanziaria.

Presente il deputato e sindaco di Lanuvio Andrea Volpi che si è complimentato pubblicamente: “Ciò che apprezziamo oggi – ha detto – è il frutto di un lavoro iniziato quasi 80 anni fa, un risultato maturato grazie al lavoro di uomini illuminati e da soci che nel tempo hanno visto ripagata la fiducia prestata. La fortuna di poter contare su una BCC locale risiede nella prossimità, risiede nell’umanità e nei valori che rappresenta, risiede nella capacità di sostenere e partecipare iniziative imprenditoriali.  La traccia di questo segno è ben evidente in tantissime azioni sul sociale, sulla sostenibilità, sullo sport, sulla cura degli spazi pubblici. Continueremo a lavorare in sinergia avendo ben in mente l’obiettivo primario della cura del bene comune e del sostegno ai nostri Comuni”.

Presenti anche il sindaco di Genzano Carlo Zoccolotti, il primo cittadino di Marino, Stefano Cecchi, il Vescovo di Albano Vincenzo Viva, il Direttore Generale Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di Bonifica dott. Massimo Gargano.

Non è mancata la partecipazione delle Forze dell’Ordine. Polizia Locale, Carabinieri di Genzano, Albano e Nemi. Inoltre la Protezione Civile di Genzano ha prestato servizio per la sicurezza dei numerosi presenti unitamente al servizio di vigilanza privato incaricato dalla BCC Colli Albani.

Un aspetto particolarmente rilevante emerso durante l’assemblea è l’accentuato impegno della Bcc Colli Albani verso l’ambiente e il risparmio energetico. A tal fine, l’istituto ha annunciato la fondazione di una comunità energetica, un’iniziativa innovativa che mira a promuovere la sostenibilità ambientale e a favorire la transizione verso fonti energetiche rinnovabili nella comunità locale.

Inoltre, la Bcc Colli Albani ha evidenziato il suo ruolo sociale attraverso la Mutua Cam, fondata proprio dalla banca, che garantisce rimborsi spesa sanitaria ai soci e supporta una vasta gamma di servizi culturali, tra cui teatro, sport e turismo. Questa iniziativa dimostra l’impegno della banca nel promuovere il benessere e lo sviluppo della comunità locale, oltre a offrire vantaggi tangibili ai propri soci e clienti.

Il Presidente della Bcc Colli Albani, Maurizio Capogrossi, è stato elogiato durante l’assemblea per il suo esemplare impegno e la sua leadership nella gestione dell’istituto di credito. Capogrossi è considerato un esempio tangibile di vicinanza al territorio e di collaborazione con le amministrazioni locali, la Asl, le istituzioni militari, religiose e civili. La sua visione inclusiva e orientata alla comunità ha contribuito in modo significativo al successo e alla reputazione della Bcc Colli Albani nella regione.

L’assemblea della Bcc Colli Albani al Palacesaroni di Genzano ha confermato il ruolo cruciale dell’istituto di credito nella promozione dello sviluppo economico e sociale della comunità locale. Attraverso iniziative innovative, come la fondazione di una comunità energetica e la promozione di servizi culturali e sanitari, la Bcc Colli Albani continua a dimostrare il suo impegno verso il benessere e il progresso della sua comunità di riferimento.

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Economia e Finanza

Agricoltura, decreto fotovoltaico: sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati

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Sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola sotto.

Gli impianti potranno anche essere realizzati in cave e vicino ad autostrade. Sono fatti salvi anche i progetti previsti dal Pnrr e quelli che hanno già presentato l’istanza per la realizzazione. E’ questa la decisione presa dal Cdm sul punto più spinoso del Decreto di aiuti al settore agricolo che il ministro Francesco Lollobrigida ha portato oggi in Consiglio dei ministri. “C’è stata grande serenità – ha detto Lollobrigida al termine della riunione – col collega dell’Ambiente Pichetto su un norma del 2021.

Dopo quattro anni poniamo fine alla installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto, quindi nelle cave e nelle aree interne ad impianti industriali si potrà continuare a produrre queste agroenergie. Il tutto a salvaguardia dei piani Pnrr che non intendiamo mettere in discussione in alcun modo”. L’obiettivo, ha poi aggiunto, è quello di non sottrarre all’agricoltura terreni di pregio. La bozza del provvedimento prevedeva di fatto un divieto per l’agrivoltaico, cioè il fotovoltaico sui terreni agricoli: “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”.

Un divieto chiesto da tempo a gran voce da Coldiretti. e sostenuto con convinzione dal ministro Francesco Lollobrigida. Sembra anzi che il titolare dell’Agricoltura considerasse lo stop come il punto più importante del suo decreto di aiuti. Il problema è che l’agrivoltaico è considerato invece strategico dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, per sviluppare le fonti rinnovabili in Italia. Il Mase a febbraio ha varato un decreto che stanzia 30 milioni all’anno per vent’anni per questo settore. L’obiettivo è di arrivare a oltre 1 Gigawatt di potenza installata già nel 2026. Quando la bozza ha cominciato a girare la scorsa settimana, il Ministero guidato da Gilberto Pichetto ha fatto subito sapere che il divieto dell’agrivoltaico “non era condiviso”. Il ministro non ha gradito la fuga in avanti del collega, che evidentemente aveva deciso sulla materia senza consultarlo, nonostante fosse anche di sua competenza. Dalla fine della scorsa settimana, è partita una trattativa fra i due ministeri per arrivare a un compromesso. Raggiunto in Cdm.

“Rafforziamo il ruolo del commissario per la siccità Nicola Dell’Acqua, che ha predisposto un piano straordinario e lo autorizziamo a svolgere gli interventi di urgenza per riuscire a efficientare il sistema idrico italiano”. Così il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, illustrando il decreto varato in Consiglio dei ministri, dove è stato audito il governatore della Sicilia Renato Schifani. Serve una “pianificazione per affrontare in termini infrastrutturali una criticità ormai ciclica – ha aggiunto -: la siccità non è un’emergenza, ogni cinque anni circa colpisce in modo devastante il nostro territorio, in questo caso la Sicilia ma è capitato ad altre regioni. Con il cambio climatico gli effetti rischiano di aumentare”.

Su proposta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per 12 mesi, in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio della Regione Siciliana. È stato anche deliberato un primo stanziamento di 20 milioni di euro per consentire alla Regione di far fronte all’attuazione degli immediati interventi.

“Diamo la possibilità di ampliare il ruolo di guardia venatoria alle associazioni legittimate allo svolgimento dell’antibracconaggio e del controllo dello svolgimento regolare di tutte le attività previste per legge”, dice il ministro Lollobrigida. “Questo – ha spiegato – ampia lo spettro delle associazioni che potranno avere, con una certificazione che deve essere data a coloro che svolgono questa funzione, il controllo in particolare dell’antibracconaggio, che è l’elemento sul quale auspichiamo si muovano le guardie che hanno questo tipo di configurazione”.

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