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LAGONEGRO, OSPEDALE PER ACUTI: UN'ATTESA DI 17 ANNI TRA INDAGINI E PROMESSE

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Tempo di lettura 4 minuti Pietro Mango : "Adesso è necessario fare per la buona sanità in Basilicata"

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di Domenico Leccese

Lagonegro (PZ) – Il paventato danno erariale accertato dalla Guardia di Finanza di circa 2milioni di euro che ha coinvolto gli ex governatori della Regione Basilicata Bubbico e De Filippo ed alcuni funzionari pubblici ancora ignoti. L'indagine, è arrivata ad una fase, abbastanza strana, che riguarda l’Iter realizzativo dell’Ospedale Unico di Lagonegro in provincia di Potenza. L’Ingegner Pietro Mango, presidente del Comitato Civico pro Ospedale del Lagonegrese, chiarisce: “Infatti mentre si sta concludendo il progetto esecutivo, sulla stampa regionale sono stati pubblicati tabella che parlano di instabilità dell’area prescelta, per sua natura in frana e dei soldi spesi per un progetto ancora non cantierabile, quindi non correlato al rapporto costi/benefici a distanza di circa 17 anni da quando ne venne individuato il sito.”

A riguardo e per onore alla corretta informazione occorre fare alcune precisazioni di merito sia sotto l’aspetto tecnico che amministrativo,
partendo dalla legge di riforma del sistema sanitario regionale che prevedeva il riordino e la razionalizzazione delle ex “U.S.L.“ e, conseguenzialmente, della rete Ospedaliera sulla quale il Comitato dei Sindaci dell’area, dopo lunghe accanite discussioni e peripezie pure fantasiose sulla probabile ubicazione, individuò l’area destinata all’accoglimento del nuovo nosocomio per acuti. Continua Mango “In particolare il sito scelto, ricadente sullo svincolo autostradale Lagonegro – Sud della SA-RC, in posizione amena e strategica, perché facilmente raggiungibile sia dai territori dell’entroterra lucano che da quelli campani e calabresi in quanto zona di confine, era già indicato nel P.R.G. del comune di Lagonegro all’epoca della sua adozione,1973, come probabile area per l’insediamento dell’Ospedale Regionale.

Stessa ipotesi confermata nei successivi piani urbanistici redatti dal Comune di Lagonegro che, secondo la prassi d’approvazione, sono stati sottoposti preventivamente allo studio geologico per la definizione dell’idoneità delle aree prescelte agli insediamenti edilizi ed al relativo parere regionale.” Questa dote implicita evitava una serie di procedimenti Amministrativi inerenti alle Varianti Urbanistiche per l’individuazione di un’ altra area da destinare all’accoglimento della Nuova Struttura Sanitaria, ed avrebbe consentito di dare una risposta rapida all’emergenza sanitaria determinatasi con l’avvio della razionalizzazione della rete ospedaliera. “Esperite le gare con la formula del General Contractor e sulla base di una progettazione Preliminare redatta dagli Uffici Tecnici Regionali venne scelto l’appaltatore che, come co-finanziatore dell’opera, aveva l’obbligo di produrre il progetto esecutivo e di realizzarlo, avendone in cambio la gestione di alcune attività di manutenzione e la gestione di servizi.

Successivamente per sopravvenute modifiche della Normativa Tecnica Sanitaria e Sismica l’impianto originario venne rivisitato con una lievitazione dell’ammontare dell’appalto ed un cambiamento dell’affidamento da general Contractor a Concessione.” Comunque la progettazione preliminare era stata avviata sulla base di un livello di conoscenza del sito abbastanza buono, in quanto sulle aree circostanti sono state realizzate una serie di opere, pubbliche e private, a suo ridosso di dimensioni anche considerevoli, quali: il Midi Hotel, l’Autostrada Sa – RC la cui originaria realizzazione ed il suo recente ampliamento ha richiesto opere complementari considerevoli, l’Istituto Tecnico per Geometri il cui sito è separato da quello del futuro Ospedale dalla sede stradale della S.P. 26 e nell’intorno tanti insediamenti privati, anche di recentissima costruzione , tutti costruiti con regolari titoli autorizzativi e pareri, essendo sottoposta a diversi vincoli, degli Uffici Regionali Preposti che, nel complesso non hanno mai manifestato alcun segno di dissesto. “Oltre alle citate osservazioni di superfice citate, dalla prima campagna geognostica la quale non rilevò altro che delle criticità appianabili con una buona progettazione geotecnica, l’area è rimasta pressoché abbandonata a se stessa ma nel frattempo, l’azione amministrativa, pur andando avanti, ha subito tante tergiversazione per la nomina dei RUP, per le conferenze di servizio sulle varie problematiche di interesse delle diverse amministrazioni preposte, per le riprogettazioni conseguenziali alle neo subentranti Normative Tecniche e soprattutto per la disponibilità delle aree in conseguenza degli espropri, i cui destinatari hanno sollevato innumerevoli ostacoli, anche di natura giudiziaria, contro la loro cessione.

Questa fase interlocutoria ha avuto un primo epilogo circa 2 anni (2013/14) fa con l’avvio di campagna geognostica e di monitoraggio asservita all’installazione di piezometri ed inclinometri, le cui indicazioni confermano le precedenti, accertando nel contempo la presenza della falda a profondità stabilizzata, le cui escursioni potrebbero essere eliminate con l’adozione di canali drenanti al disotto dell’intercetta col piano fondale.

Tutto l’escursus storico in precedenza descritto, anche se sommariamente, serve a dimostrare innanzi tutto che le responsabilità degli ex Governatori chiamati in causa, in questa specifica vicenda, sono solo politiche, forse solo per loro distrazione e mancato interesse precipuo, trattandosi di un’area marginale e quindi non rientrante nei loro naturali serbatoi di voti ,ma che i ritardi registrati sicuramente riguardano l’elefantiaco procedimento amministrativo, probabilmente anche artefatto da manipolazioni sui tempi necessari alla nomina dei componenti delle commissioni, dei RUP, al rilascio dei pareri che li hanno fatto lievitare oltre ogni limite di decenza.” Prosegue l’Ing Pietro Mango “Ora a scanso dell’effettivo concretizzarsi del danno erariale che ne potrebbe derivare però ,conseguenzialmente ad uno stop giudiziario per accertamenti sulle eventuali responsabilità dei ritardi registrati sulla procedura di avvio dei lavori ormai giunta alla conclusione, i preposti al procedimento amministrativo, il RUP in primis ha l’obbligo di verificare la conclusione nel procedimento della progettazione esecutiva per consentire all’impresa concessionaria l’avvio dei lavori. Ogni altro indugio diventa semplicemente vessatorio e magari interpretabile come ancora rispondente alla logica occulta che ha come obiettivo quello di impedirne in ogni modo la costruzione perché la risoluzione del problema sanitario minerebbe ancor più i gli intenti dei nostalgici del famoso progetto della Città – Regione che tanti danni ha fatto al territorio all’integrazione dei territori periferici.

Occorre comunque ridurre al massimo i tempi e dare una risposta ai cittadini lucani del Lagonegrese che da oltre 17 anni, sono stati vessati con continue e rinnovate promesse sulla costruzione del Nuovo Ospedale per Acuti e nel contempo cancellare lo scandalo della giacenza di svariati milioni di euro nelle casse regionali in un periodo di grave crisi e mancanza di lavoro.” Conclude l’Ing. Pietro Mango “Quanto in precedenza scritto deriva da conoscenze ed attenzioni tenute sulla questione, ma soprattutto da esperienze dirette sulla tenuta di suoli interessati, perché residente nella propria abitazione posta a meno di m. 100 dall’area dell’insediamento e se tutto ciò che è stato asserito nel presente articolo venisse confutato accorrerebbe pure dimostrare l’indolenza e l’incapacità dei tecnici comunali, regionali e liberi professionisti in particolare geologi che hanno contribuito alla edificazione descritta e che sta ancora li da anni.”
 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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