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MORTO PIETRO INGRAO, STORICO ESPONENTE DEL PCI

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Tempo di lettura 3 minutiCordoglio da tutto il mondo politico ma non solo

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Redazione

E' morto Pietro Ingrao. Storico esponente del Pci e presidente della Camera dal '76 al '79 aveva compiuto 100 anni lo scorso 30 marzo. Unanime il cordoglio da tutto il mondo politico. "Con Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana", dice il premier Matteo Renzi. "A tutti noi mancherà la sua passione, la sua sobrietà, il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese". Omaggio a Ingrao anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini che lo ricorda, in un tweet, come ''storico Presidente della Camera e grande figura della democrazia @montecitorio saprà onorarlo''.

Ingrao è stato un politico, giornalista e partigiano italiano. Nipote di Francesco Ingrao, Pietro Ingrao nasce nel piccolo paese di Lenola (al tempo nella provincia di Terra di Lavoro in Campania, oggi in provincia di Latina), da una famiglia di proprietari terrieri originari di Grotte, piccolo centro in provincia di Agrigento in Sicilia. Frequenta il ginnasio a Santa Maria Capua Vetere e il liceo a Formia dove conosce gli insegnanti Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo che ne influenzeranno profondamente la formazione. Iniziata la sua attività anti-fascista nel 1939 (ma fu in precedenza iscritto al Gruppo Universitario Fascista, vincendo un Littoriale della cultura e dell'arte[3]), aderì al Partito Comunista Italiano nel 1940 e partecipò attivamente alla Resistenza partigiana.

Al termine della seconda guerra mondiale divenne il riferimento indiscusso di un'area all'interno del PCI schierata su posizioni marxiste creative, molto attente ai movimenti della società. Rappresentò quindi "l'ala sinistra" del partito (votò tuttavia a favore dell'espulsione dei dissidenti di sinistra, a lui molto vicini, che si raccoglievano intorno al mensile il manifesto). Ebbe spesso profondi scontri politici con Giorgio Amendola, che invece guidava "l'ala destra" o migliorista.

Ininterrottamente deputato dal 27 settembre 1950, quando subentrò al mandato del collega Domenico Emanuelli deceduto prematuramente[4], al 1992, nonché capogruppo tra il 1964 e il 1972, fu direttore del quotidiano l'Unità dall'11 febbraio 1947 al 15 gennaio 1957. In seguito entrò nel comitato centrale del partito e fu il primo comunista a presiedere la Camera dei deputati dal 1976 al 1979. Fra il 1989 e il 1991 fu tra i massimi oppositori della svolta della Bolognina che portò allo scioglimento del PCI; al XIX e al XX Congresso del partito, nel 1990 e nel 1991, fu infatti tra i firmatari e i principali animatori ed ispiratori delle mozioni di minoranza che si opposero alla linea del segretario Achille Occhetto.

Ingrao aderì comunque al Partito Democratico della Sinistra dove coordinò l'area dei Comunisti Democratici fino al 15 maggio 1993, quando annunciò infine l'addio al PDS. In seguito è stato un indipendente vicino al Partito della Rifondazione Comunista dal 1996[6], organizzazione alla quale aderirà formalmente solo il 3 marzo 2005. Ancora alle elezioni europee del 2009 invitava a votare la Lista Anticapitalista[8], ma nel marzo 2010 dichiarava di votare per Emma Bonino alla presidenza del Lazio e per Sinistra Ecologia Libertà[9]. In vista delle elezioni politiche del 2013, ha confermato di votare per Sinistra Ecologia Libertà, che per Ingrao è l'unica forza unitaria della sinistra che può ambire a governare il paese ed essere protagonista di un cambiamento reale.

Nella sua vita Pietro Ingrao ha scritto poesie e diversi saggi politici. La sua opera più importante è, secondo il giudizio della maggior parte dei critici, Appuntamenti di fine secolo, pubblicata nel 1995 grazie alla collaborazione con Rossana Rossanda. Il 20 ottobre 2007 Pietro Ingrao ha portato il suo saluto alla manifestazione di piazza San Giovanni in Laterano (Roma) organizzata dalla sinistra radicale contro il precariato e per i diritti dei lavoratori. È uno dei primi firmatari dell'appello per la manifestazione. Nel 2011 scrive Indignarsi non basta, risposta a Indignatevi! di Stéphane Hessel, appello a non cadere nel disinteresse per la politica.

Ingrao si è sempre dichiarato ateo, sebbene abbia manifestato in molte occasioni profondo interesse per le domande spirituali e per le esperienze religiose altrui più intense e coerenti. Nel 2014 crea un sito internet a lui intestato per offrire una sintesi della sua carriera politica e continuare a comunicare coi simpatizzanti. Sposato con Laura Lombardo Radice (1913-2003), aveva cinque figli: Chiara, Renata, Bruna, Celeste e Guido. Morì a Roma il 27 settembre 2015, pochi mesi dopo aver compiuto il secolo di vita.

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