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Giovanni dietro Falcone – terza puntata: la genesi del maxi processo a cosa nostra

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A metà degli anni ’80, il maxi processo a Cosa Nostra inizia a prendere forma. Nell’84 il boss dei due mondi, Tommaso Buscetta, conosciuto con il soprannome di Don Masino rompe il muro del silenzio e dell’omertà. Descrive a Falcone la gerarchia di Cosa Nostra, ma già prima il vice questore Ninni Cassarà, giovane vice capo della mobile di Palermo, insieme al maggiore dei carabinieri Angiolo Pellegrini, aveva stilato il famoso rapporto “Michele Greco + 161” grazie alla fonte “prima luce”, nome in codice del mafioso Totuccio Contorno.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 27/6/2019

La mole di dati da catalogare e collegare per arrivare al Maxi processo è enorme. Ad aiutare il pool anti mafia sarà l’ex autista di Rocco Chinnici scampato per miracolo all’attentato di via Pipitone Federico, Giovanni Paparcuri. Il 16 aprile 85 nasce la banca dati del maxi processo.
Il bunkerino nel tribunale di Palermo era costituito di 4 stanze. Una era riservata all’archivio dei dati più sensibili: i documenti bancari, le intercettazioni e i faldoni delle indagini sull’omicidio del generale Dalla Chiesa. È lì che il giudice a latere, Pietro Grasso, incontrerà per la prima volta il maxi processo… a presentarglielo è Giovanni Falcone.

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L’intervista alla dottoressa Patrizia Torretta Direttore tecnico superiore psicologo della Polizia di Stato attualmente in forza presso il Servizio Postale delle Comunicazioni. All’epoca dei fatti Ispettore di polizia (1988 al 1999) dove operava nel nucleo centrale anticrimine specializzato nel contrasto alla mafia

Ma dietro il lavoro estenuante di questi integerrimi giudici, c’è la vita quotidiana. Fatta anche di amicizie e legami indissolubili: ne sono un esempio Borsellino e Falcone.

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