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di Angelo Barraco
L’avanzata dell’Isis con relativa conquista di territori e barbara uccisione di innocenti in modo brutale agli occhi del mondo sta diventando un fenomeno espansionistico sempre più frequente e fa insorgere preoccupazioni e misure preventive a quei paesi che ancora non hanno ricevuto l’attacco dall’Isis ma sentono il fiato sul collo e sono consapevoli che presto o tardi, se non si passerà all’attacco, i Jihadisti entreranno nel nostro territorio e compiranno stragi, distruggeranno il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa francese ha annunciato che nelle prossime settimane ci saranno raid aerei contro le postazioni dell’Isis in Siria.
Hollande aveva riferito lunedì che in seguito ai voli di ricognizione, le incursioni sono ritenute necessarie. Intanto sono avvenuti di recente degli attacchi da parte di terroristi su Aleppo che hanno cagionato la morte di circa 40 persone e il ferimento di circa 150. Sarebbero caduti dei razzi in tre quartieri diversi. Le esplosioni non hanno risparmiato nessuno, nemmeno 14 bambini e 3 donne che non ce l’hanno fatta.
La lotta contro l’Isis è esasperata, non ha freni e spesso avvengono errori, come quanto successo al Cairo pochi giorni fa quando le forze di sicurezza egiziane hanno ucciso dodici turisti messicani e le loro guide egiziane, sono rimaste ferite altre dieci persone. Questo quanto ccaduto durante un’operazione contro l’Isis. Il gruppo di turisti si trovava in una zona proibita del deserto a bordo di un fuoristrada.
El Mundo, una fonte vicina al turisti uccisi riferisce che il gruppo stava cenando, quando ad un certo punto sono sopraggiunti tre aerei dell’esercito e hanno cominciato a sparare e lanciare missili sui veicoli che li hanno carbonizzati. Alcune persone hanno tentato la fuga ma invano poiché i militari aprivano il fuoco su chiunque fuggisse. Intanto sono in corso le identificazioni dei cadaveri e il ministro degli esteri messicano conferma che due vittime sarebbero proprio messicane. Un portavoce del ministro egiziano del turismo riferisce che “non c'erano permessi e non erano state informate le autorità” poiché per andare in quella zona è richiesta l’autorizzazione.
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