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5 anni agoon
Le speranze di un servizio bus adeguato si stanno cuocendo sotto il sole mentre il contratto secondo ATAC è stato rescisso. L’opposizione e la magistratura facciano il ruolo che gli appartiene.
Non si resta indifferenti davanti ai 40 bus Iveco di linea che da Israele per conto di ATAC sono stati stoccati al km 31 della via Merammana Inferiore a La Botte di Guidonia nel Centro Polimar, mentre gli altri 30 sono rimasti a Salerno.
Polimar è un Gruppo che da 40 anni opera nelle attività delle pratiche automobilistiche con otto società satelliti e con sedi a Fiano, Pomezia, Roma Torrenova e Nettuno oltre a Guidonia.
40 bus sotto il sole senza pensiline a far da corollario ad un capannone su un terreno dove solo tre anni fa si produceva mais, grano e tabacco, costeggiato dal fiume artificiale dell’acqua sulfurea captata dalle cave che grazie a potenti pompe viene indirizzato a monte verso l’Aniene.
Sono del 2008 e la carrozzeria si presenta integra: neanche un graffio segno che prima di mandarli in Italia sono passati in carrozzeria. Alcuni hanno ancora le vetrofanie in alfabeto ebraico quanto le targhe e le scritte di sicurezza, ma molti sono stati già romanizzati con la scritta ATAC e gli adesivi lungo le fiancate ed uno enorme sul retro del bus su cui campeggia ATAC – ROMA.
Da notizie di oggi, dopo il solstizio d’estate, i bus di 11 anni fa non essendo euro 6 ma 5 ovvero l’insieme di Standard europei sulle emissioni inquinanti definiti nel 2008 che si applica ai veicoli stradali nuovi venduti nell’UE a partire dal 2009, non possono essere reimmatricolati ed ATAC ha deciso di rescindere il contratto.
Intanto la Società dopo le notizie stampa nel merito si è affrettata a confermare che non ci saranno problemi sull’anticipo del 16% ai fornitori (costo per nolo e manutenzione circa 500mila euro al mese) esistendo le misure idonee per garantirsi da eventuali danni.
Oltre che sull’anticipo c’è una polizza fideiussoria che tutela l’azienda da ogni inadempienza. Certo sarebbe anche giusto che i Romani sappiano il costo di certe polizze.
Eravamo bravi a vendere le linee di costruzione delle 124 alla Russia delle 125 all’Egitto o della Tempra alla Turchia. Siamo stati da comica fantozziana quando nel 2018 abbiamo comperato a Napoli i vagoni della metro più grandi della linea ferrata e più larghi delle gallerie di 14 cm. Il costo del nolo o se fosse più adeguato l’acquisto consta ai responsabili ma da cittadino ricordo che l’Iveco di Ariano Irpino chiuse nel 2011 perché senza commesse e 350 lavoratori hanno esaurito anche la CIGS.
Per amor patrio siamo difensori dei cittadini che quotidianamente prendono i bus senza aria condizionata con il timore che vadano a fuoco o che non entri acqua piovana. Ma chi pensa agli utenti, quelli che vivono quotidianamente i problemi reali del trasporto pubblico. A loro, ai turisti, ai cittadini romani che pagano l’addizionale IRPEF, quanto il biglietto o la tassa di soggiorno, poco importa se il bus è a nolo o acquistato: vuole solo il servizio, ed un giorno in più, i tempi biblici di una ulteriore gara li reggono sulle spalle, solo loro.
Per molto meno la magistratura è intervenuta d’ufficio teorizzando reati senza autori. C’è un responsabile, un consigliere che andrebbe defenestrato per incapacità manifesta. Il merito economico del servizio ai cittadini deve essere riconosciuto ai lavoratori che producono gli autobus non a Società commerciali brave nel dare le giuste indicazioni.
O tutto sarà dimenticato tra una settimana. Si auspica che la politica d’opposizione faccia la sua parte ed un giudice analizzi la convenienza economica e tenga in conto i concreti interessi di tutti i Romani e dei Turisti oltre ai costi già effettuati per la preparazione e la sanificazione dei mezzi che di certi non possono passare in cavalleria.
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