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di Silvio Rossi
Affacciato alla finestra per l’Angelus, come tutte le domeniche, anche questa volta papa Francesco è riuscito a stupire i fedeli assiepati a Piazza San Pietro. A un certo punto ha fatto affacciare al suo fianco due ragazzi, poi ha preso un tablet, definendolo “questo apparecchio elettronico”, nel suo italiano dal simpatico accento castigliano, e si è iscritto online alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, argomento della giornata.
Un uso della tecnologia che contribuisce allo svecchiamento della Chiesa che papa Francesco sta realizzando in molte forme, tradizionali e innovative. Certamente, l’approccio con lo strumento non è quello di un programmatore provetto, il Papa appare davanti al tablet come il nonno che deve controllare dove tocca lo schermo per evitare l’errore, ma questo non lo penalizza, anzi lo rende “umano” (in fondo quando si parlava di infallibilità papale non esisteva internet).
Il gesto del Papa è un esplicitare da parte del Vaticano, l’uso delle nuove tecnologie, che fino a ieri esisteva solo come messaggi lanciati da un account asettico, un “comunicato ufficiale”, che utilizzava un mezzo più moderno della telescrivente, ma che ne manteneva la struttura creativa. Per la prima volta, con questo semplice gesto si è adattato il messaggio al mezzo.
I social media e i potenti. Per primo è stato Barack Obama, nel 2008, quando mandava messaggini dal suo Blackberry, sorprendendo i media mondiali, troppo autoreferenziali per cogliere il cambiamento di portata universale nel suo vero valore. Le TV e i giornali si sono limitati a sorprendersi di come questa nuova modalità comunicativa potesse avere successo.
Alcuni anni dopo, in Italia, tra tutti i politici che hanno provato a scimmiottare il presidente americano, per mostrare la propria modernità, certamente chi ha dato l’impressione di essere più a suo agio con social network e programmi di messaggistica istantanea è il Primo Ministro Matteo Renzi, che non disdegna di twittare in diretta gli annunci che propina durante le conferenze stampa.
Il Vaticano, con tutta la prudenza che contraddistingue la comunicazione istituzionale della Santa Sede, non poteva rimanere fuori dal “villaggio globale”. Al Santo Padre è stato assegnato un account twitter, @Pontifex, anzi più account, nelle varie lingue, perché quando il Papa parla, non lo fa solamente a una ristretta cerchia di persone. Il primo tweet è stato lanciato da papa Benedetto XVI nel dicembre 2012, tre mesi prima di abbandonare il soglio pontificio. Pochi mesi dopo, quando papa Francesco ha sostituito il pontefice tedesco, i messaggi inviati da casa Santa Marta sono divenuti una consuetudine.
Ma ormai i tweet non fanno più notizia. Non catalizzano l’informazione, caratteristica in cui invece Bergoglio è maestro. Quindi come riuscire a stupire i fedeli presenti in piazza? Iscriversi alla GMG davanti alla folla festante è stato un preciso passo, nella strategia di papa Francesco per riuscire a mostrare una chiesa più umana e al passo coi tempi.
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