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Editoriali

GIORGIO NAPOLITANO: LE INTERCETTAZIONI DEI CARABINIERI DEL NOE E LE OMBRE SULLE ATTIVITÀ DEL FIGLIO DELL'EX PRESIDENTE

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"Quando si trattava di far passare i provvedimenti per l’Università che gli stavano al cuore al figlio era il primo a imporci le norme di spesa ma comunque poi ha imposto a tutto il paese un anno di governo Monti al grido rigore, rigore, rigore…’”. E il Noe ricorda che Giulio Napolitano è professore ordinario a Roma tre".

 

di Ivan Galea
Il Fatto quotidiano ha pubblicato alcune intercettazioni effettuate dai Carabinieri del Noe comandati dal colonnello Sergio De Caprio. Il periodo storico è quello di febbraio 2014, la vigilia del ribaltone del governo Letta.

I carabinieri del Noe intercettano il colloquio con una cimice sotto un  tavolo alla Taverna Flavia di Roma dove si trovano a pranzare l'allora vicesindaco e poi sindaco di Firenze Dario Nardella, il generale della Guardia di Finanza allora a capo di Toscana ed Emilia-Romagna Michele Adinolfi, oggi comandante in seconda della Guardia di Finanza, il presidente dei medici sportivi Maurizio Casasco e l’ex capo di gabinetto del ministro Tremonti nonché presidente di Invimit, società di gestione del risparmio che amministra immobili pubblici ed è di proprietà del ministero dell’Economia, Vincenzo Fortunato.


Secondo le intercettazioni pubblicate da Il Fatto Michele Adinolfi, oggi comandante in seconda della Guardia di Finanza, fa delle asserzioni su Giulio Napolitano, figlio di Giorgio: “Giulio oggi a Roma è potente, è tutto”.  Poi sembra dire che il capo dello Stato sarebbe ricattabile perché “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Enrico, ndr) Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”

I carabinieri del Noe poi riportano che: “Nardella dice che la strada è più semplice. Bisogna fare la legge elettorale e andare alle elezioni anticipate”. Poi dice che Letta gli sembra “andreottiano” e “attaccato alla seggiola”. E allude malizioso: “A meno che non ci sia anche da coprire una serie di cose, come uno nomina sei mesi prima il comandante, perché… a me è venuta la Santanchè pensa, che dice tanto tutti sanno qual è la considerazione di Giulio Napolitano. Prima o poi uscirà fuori”. Insomma, il segreto non sarebbe più tale. “Se lo sa la Santanchè, vabbè ragazzi”.
A confermare l’ipotetica relazione tra la nomina di Capolupo e una presunta ricattabilità di Giulio Napolitano c’è una telefonata del giorno seguente. Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la Legalità di Confindustria nazionale, parla con Adinolfi. Mentre aspetta Montante confida a qualcuno vicino: “Perché è stato prorogato… chissà perché… Figlio di puttana ha beccato ha in mano tutto del figlio di Napolitano, tutto… me l’ha detto Michele… ha tutto in mano sul figlio di Napolitano”. Dove Michele, secondo i carabinieri, è Adinolfi.

Giorgio Napolitano non esce bene dalle intercettazioni, come quella di una conversazione tra Fabrizio Ravoni, già al Giornale dei Berlusconi e poi a Palazzo Chigi con Berlusconi e Fortunato. Il Noe definisce “interessante” la conversazione del 5 febbraio 2014 in cui il burocrate più potente ai tempi di Tremonti, “in contrasto con l’attuale governo Letta sente il bisogno di esternare circa un ruolo anomalo di Giulio Napolitano. Il discorso – prosegue il Noe – parte da Fortunato che racconta a Ravoni le sue considerazioni sull’azione del Presidente della Repubblica, che avrebbe favorito provvedimenti favorevoli al figlio Giulio imponendo il rigore su altri: ‘Guarda è un uomo di merda io so’ convinto da tempo… prima ha fatto cadere questo poi ha spostato il rigore a parole perché tra l’altro quando si trattava di far passare i provvedimenti per l’Università che gli stavano al cuore al figlio era il primo a imporci le norme di spesa ma comunque poi ha imposto a tutto il paese un anno di governo Monti al grido rigore, rigore, rigore…’”. E il Noe ricorda che Giulio Napolitano è professore ordinario a Roma tre.

Nelle intercettazioni si evince quindi che l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo gli interlocutori, non fosse un uomo libero, in quanto si sarebbe trovato in una situazione ricattabile a causa di alcuni affari di suo figlio.

L'allora presidente della Repubblica giocava una partita tutta sua e lo faceva da ben prima di quel gennaio,come risulta dal libro inchiesta di Alan Friedman sulle grandi e oscure manovre al Quirinale nell’estate del 2011, dalle testimonianze del ministro americano all’Economia dell’epoca, Timothy Geithner, e di Zapatero, allora premier spagnolo.

Il risultato di queste evidenze è ormai ben noto a tutti gli italiani: la caduta dell'ultimo governo eletto democraticamente dal popolo è,  che ci piaccia o no, di fatto il governo Berlusconi. A quest'ultimo segue  l’insediamento del governo tecnico di Mario Monti e successivamente quello di Letta e Renzi. Tant'è.