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di Silvio Rossi
Le ultime vicende legate a Mafia Capitale 2, con le dimissioni di Marco Vincenzi, sindaco per un decennio di Tivoli, e con il coinvolgimento di Leodori e Astorre, nomi forti del PD nei castelli, dimostrano come, nel partito del Nazareno, il tentativo di “pulizia” della federazione romana, attuata col commissariamento da parte del presidente del partito, Matteo Orfini, e col lavoro di riorganizzazione portato avanti da Fabrizio Barca, non può assolutamente risolvere la questione.
Domani, all’apertura della Festa dell’Unità cittadina, il primo intervento di Orfini affronterà proprio la relazione dell’ex ministro, chiamato a valutare la qualità dei circoli, a tagliare i rami secchi, a porre le basi per una nuova spinta.
Questo lavoro però, per il momento, è limitato alla capitale. Come se fosse Roma il problema per il partito, e non il contrario. Basta fare pochi chilometri, spostarci in uno qualsiasi dei paesi della cintura intorno all’Urbe, che ci si rende conto come l’attività politica nei circoli periferici sia ancora meno virtuosa di quanto possa apparire nelle sedi più centrali. Invece di essere palestre di idee, spesso sono luoghi dove invece di mettere a confronto i progetti, si mette in scena la battaglia su “chi ce l’ha più duro”, come avrebbe detto un leader leghista.
In molti circoli della provincia, se arriva un ragazzo nuovo che crede negli ideali del partito, non gli si chiede: “tu cosa porti”, ma “a te chi ti porta”. I contributi di idee sono ininfluenti, mentre la parolina buona del consigliere tale, è il miglior passi per portare in nuovo adepto a contare nella gerarchia del circolo.
Se il lavoro di Barca e Orfini si fermasse al Grande Raccordo Anulare, in pochi mesi, quanto fatto sarà distrutto da un’ondata di ritorno delle correnti. Solo allargandone l’azione, prima in provincia, poi nel Lazio, infine andando in altre regioni, ci sarà una possibilità di riuscita. Che in ogni caso non è scontata, perché le “vecchie glorie” non accetteranno mai di essere messi da parte, e al momento della resa dei conti, faranno di tutto per anteporre il proprio interesse a quello del partito.
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