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6 anni faon
C’è un progetto che potrebbe camminare parallelo al rilancio di Alitalia (tanto atteso) e che prevede la creazione di un polo manutentivo in grado di mettere a regime nei prossimi cinque anni migliaia di lavoratori.
Il segretario nazionale Ugl Trasporto aereo Francesco Alfonsi, il sindaco di Fiumicino Esterino Montino sono in prima linea nella discussione in tempi (quelli attuali) apparentemente “morti” ma fondamentali per un comparto che potrebbe essere il fiore all’occhiello in materia di trasporti.
La situazione è in bilico tra l’attesa e il desiderio di partire con un progetto che risolleverebbe le sorti della compagnia di bandiera e del comparto della manutenzione. Durante la trasmissione giornalistica web tv Officina Stampa sono stati diversi gli interventi del sindacato e delle istituzioni che lasciano ben pensare a un futuro più certo per Alitalia e Ams.
Nella discussione si è inserito anche l’onorevole Emiliano Minnucci, attuale consigliere regionale del Pd che da sempre è stato a fianco dei lavoratori anche se purtroppo la spinta da parte dei vertici regionali sarebbe venuta a mancare, almeno così ha riferito durante Officina Stampa l’ex lavoratore Ams Fabio Ceccalupo.
Circa 100 famiglie si trovano senza nessuna fonte di reddito. Si tratta degli ex dipendenti di Alitalia Maintenance Systems (Ams) che dallo scorso 14 aprile hanno visto terminare l’erogazione degli ammortizzatori sociali in attesa di essere ricollocati e, beffa oltre al danno, non possono accedere al reddito di cittadinanza in quanto avendo percepito il fondo di solidarietà del trasporto aereo nel corso del 2018 oggi si trovano “fuori parametri”.
La società era stata creata da Alitalia per esternalizzare l’attività di manutenzione e revisione dei propri motori ma il 30 settembre del 2015 arriva il fallimento. Un’azienda, l’AMS, che, al momento della costituzione, occupava oltre 400 tecnici specializzati già dipendenti di Alitalia.
Gli asset aziendali della ex Alitalia Maintenance Systems sono stati poi acquistati, a seguito di asta pubblica, dalla International Aerospace Group (Iag), che, nel maggio del 2016, aveva formalizzato la previsione di un sostanziale rilancio degli investimenti dell’attività aziendale.
Una vicenda, quella di queste 100 famiglie che lo scorso 1 marzo aveva visto presentare un’interrogazione da parte del capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Francesco Lollobrigida e del Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli al ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, dove si chiedeva quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per evitare le gravi ed immediate conseguenze economiche per gli ex lavoratori di Ams e le loro famiglie e quali iniziative, in prospettiva, intendano intraprendere, anche alla luce delle trattative per la costituzione della nuova Alitalia e della possibile reinternalizzazione di funzioni centrali, quali la manutenzione e se sia prevista quella dei motori, per ricollocare adeguatamente questi ex dipendenti di un’azienda pubblica, con elevata capacità professionale, che chiedono unicamente la possibilità di lavorare e di essere reimmessi nel ciclo produttivo del Paese.
Domande alle quali ad oggi non è stata ancora data una risposta. Eppure lo stesso Alessandro Di Battista in un video girato a Fiumicino nel dicembre del 2015 presso quella che era l’officina di AMS affermava che: “Un ministero serio dello Sviluppo Economico deve però mantenere il lavoro e la sicurezza di determinati lavori qui in Italia”. Di Battista, dunque, dopo il fallimento di Alitalia Maintenance System, affermava nel video che “Oggi il Governo con un intervento forte, appunto del ministro dello Sviluppo Economico, si potrebbe garantire a questa azienda – AMS Ndr. – a questi lavoratori, a tutto l’indotto – Di Battista fa riferimento a tutte le aziende legate ad AMS per la riparazione dei motori degli aerei Ndr. – potrebbe essere garantito un futuro”.
Parole, quelle di Alessandro Di Battista rimaste in sospeso e che ora pesano come macigni soprattutto nei confronti del suo collega Di Maio.
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