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Cronaca

CARCERE DI POGGIOREALE: RIFIUTATO DAI FAMILIARI SI IMPICCA

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Tempo di lettura 2 minutiGiovanni Iazzetta, 51 enne originario di Afragola,sposato, con due figlie, era in carcere per una rapina in una farmacia a Crispano

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di Christian Montagna
Napoli – Una cella, una corda e tanta disperazione hanno mosso il detenuto Giovanni Iazetta, 51 anni, a togliersi definitivamente la vita. All'interno del Carcere di Poggioreale a Napoli, è stato trovato senza vita dalle guardie penitenziarie un uomo detenuto per motivi legati a rapine, alcool e droga. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata la cinta dell'accappatoio l'arma con la quale si sarebbe tolto la vita. Agghiaccianti sono i particolari emersi in seguito alle indagini: il 51 enne, emerge dagli accertamenti, non aveva mai potuto lasciare il carcere perché rifiutato dalla famiglia e la misura alternativa degli arresti domiciliari applicatagli dal giudice, non è mai stata eseguita. Solo negli ultimi giorni, prima dell'atroce scoperta, i volontari del carcere stavano cercando un'alternativa per poter permettere al Iazzetta di uscire dal carcere. Alternativa che pareva essere stata individuata in un dormitorio ma che ora a poco servirà: G.I. ha deciso sopra ogni ipotizzabile soluzione di farla finita. Sposato, con due figlie, era in carcere in seguito ad una rapina in una farmacia a Crispano. Proprio in seguito a questo gesto pare che sia stato letteralmente ignorato e rifiutato dalla famiglia. Lo stesso direttore del carcere, Antonio Fullone, ha assicurato di aver seguito sin dall'inizio la vicenda ma di non essere riuscito ad evitare il peggio.

Originario di Afragola, nella cosiddetta zona dei "mattoni", quella di Iazzetta non è stata una vita fortunata: immerso nei problemi legati ad alcool e droga e costretto a vivere in una misera realtà periferica come quella delle palazzine popolari di Afragola, la ristrettezza economica ha fatto sempre da protagonista nella sua vita. Nonostante nel carcere avesse trovato aiuti e sostegni, la notizia del rifiuto da parte della famiglia è stata prevalente su ogni altra e così la tragedia. La stessa tragedia che ora stanno vivendo i familiari, senza dubbio, divorati da un tremendo senso di colpa.
 

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