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di Silvio Rossi
I magistrati, dopo quanto avvenuto nel Palazzo di Giustizia di Milano, hanno lamentato la continua delegittimazione della Magistratura, indicandola come concausa dell’evento. Pur concedendo ai giudici la legittimità delle recriminazioni, confermando la scarsa attenzione della politica, se non una poco celata ostilità, l’episodio in questione non riteniamo di attribuirlo alla serie “attacco ai giudici”.
L’episodio di giovedì ha visto Giardiello, l’imprenditore accusato di bancarotta, colpire “lo Stato”, o perlomeno chi, nel suo folle immaginario, rappresentava lo Stato. Ha quindi colpito il giudice, reo di aver comminato una condanna nei suoi confronti, ha colpito l’avvocato che doveva testimoniare contro di lui, e due coimputati. Tutti accomunati dalla “colpa” di essersi occupati del fallimento della società che vedeva Giardiello socio con il nipote, rimasto ferito, e un terzo socio, che ha generato debiti per quasi tre milioni di euro.
Nell’immaginario dell’assassino la colpa dei suoi guai non era la sua amministrazione societaria, la colpa era del legale che ha chiesto la restituzione delle somme, del giudice che ha certificato queste richieste, dei creditori che volevano indietro i propri soldi.
La storia non è diversa da quella avvenuta tre anni fa nella sede di Equitalia a Bergamo. Un uomo, che rifiutava di pagare il canone Rai, ha preso in ostaggio alcuni impiegati sparando dei colpi di fucile contro il soffitto. Anche lui attribuiva alla società fiscale la colpa dei suoi obblighi non rispettati.
Anche l’ex vigile urbano che a Cardano in Campo, nel varesotto, quando ha sparato a sindaco e vicesindaco, uccidendo la prima cittadina Laura Prati, nel luglio 2013, riteneva che la colpa del suo allontanamento non dipendesse dalla truffa che aveva realizzato, ma di chi gliela contestava.
Troppo spesso c’è gente troppo piena di se, convinta di poter vivere sopra le regole, certa che i diritti degli altri siano sottomessi ai propri. La mancanza di responsabilità, di coscienza civica, di senso del dovere, è superiore a tutte le possibili falle dei sistemi di sicurezza, alle lacune, alle omissioni dei direttori.
Prima di blindare i palazzi istituzionali, sarebbe il caso di creare un senso dell’onestà che nel nostro paese è merce rara.
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