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La magistratura apre un’inchiesta per stabilire dove e come la piccola ha contratto la malattia
di Angelo Barraco
BRESCIA – Nella notte tra domenica e lunedì, una bambina di soli quattro anni è morta di malaria all’Ospedale Civile di Brescia. Si apprende che la piccola è stata colpita dalla forma più aggressiva della malattia, che in poco più di 24 ore ha strappato alla vita una bambina e gettato nello sconforto un’intera comunità. Si chiama Plasmodium Falciparum e rallenta il regolare flusso dei globuli rossi.
La piccola era stata in vacanza con i genitori sulla riviera veneta, poi ha iniziato ad accusare mal di testa, la febbre è iniziata a salire e aveva serie difficoltà a comunicare e rimanere sveglia. Immediatamente la famiglia l’ha portata in ospedale. Le cause della morte sarebbero da attribuire ad un rigonfiamento cerebrale, che avrebbe compromesso il tronco e quindi provocato il blocco respiratorio. E’ stata aperta un’inchiesta dalla magistratura, per stabilire dove e come la piccola ha contratto la malaria. Il primario di malattie infettive dell’ospedale Santa Chiara di Trento, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera: “È la prima volta in trent’anni di carriera che assisto ad un caso di malaria autoctona in Trentino”.
In questi giorni si è parlato tanto di malattie e soprattutto di vaccini. Il Veneto è stato a centro di lunghi dibattiti e polemica per la scelta di far presentare tutta la documentazione vaccinale dei bambini da zero a sei anni fino al 2019-2020. Una proroga che ha ricevuto risposte dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Ci riserviamo tutte le azioni di nostra competenza, il decreto del Veneto non è sostenibile” e in un’intervista il Ministro riferisce: “Se derogano di due anni si assumono la responsabilità di quello che può accadere in ogni struttura e ai singoli alunni. L’epidemia di morbillo non è finita.
Nel 2017 ci sono stati oltre 4.300 casi, non c’è altro da aggiungere per spiegare la gravità della situazione”. La Lorenzin inoltre è perentoria, “senza vaccini non si entra. E’ un divieto sacrosanto. In questa fase scolastica, da 0 a 6 anni, convivono bambini di età diverse. Quelli sotto i 6 mesi rischierebbero di essere contagiati dai più grandi e di essere colpiti da infezioni gravi come il morbillo, che quest’anno nel 46% dei casi ha richiesto il ricovero in ospedale”.
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