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CHERNOBYL: DOPO 29 ANNI E' ANCORA EMERGENZA PER GLI ANGELI SENZA COLPA

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Tempo di lettura 3 minuti Un incidente nucleare 200 volte più potente delle bombe sganciate a Hiroshima e a Nagasaki.

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Redazione
Chernobyl si trova in Ucraina, sulla sponda occidentale del bacino di Kiev. In quella zona nel 1977 si iniziò a costruire una centrale nucleare composta da quattro reattori. Nel 1984 la costruzione fu terminata, ma già nel 1985 ci fu un primo incidente che portò alla riduzione della produzione elettrica di circa il 75%.
Nell’aprile del 1986 invece, a causa di un’esercitazione durante la quale furono spente tutte le strumentazioni, il quarto reattore collassò e provocò un incidente nucleare 200 volte più potente delle bombe sganciate a Hiroshima e a Nagasaki.

Nel 1991 venne chiuso il secondo reattore, cinque anni dopo il primo e solo nel dicembre del 2000 fu spento l’ultimo. Furono immediatamente inviati sul posto i cosiddetti “liquidatori”, operai inesperti e privi di qualsiasi tipo di protezione, che manualmente, con terra o con acqua, tentarono di spegnere l’incendio. L’Unione Sovietica era assolutamente sprovvista di un piano di emergenza e ciò che fu fatto avvenne all’insegna della pura improvvisazione.

Tutti i liquidatori, essendo stati esposti a radiazioni dirette, morirono nel giro di poco tempo. In seguito il reattore fu sigillato con un sarcofago di cemento. Purtroppo, però, questa protezione oggi presenta delle crepe e, soprattutto, essendo troppo pesante tende ad abbassare di alcuni metri l’intera struttura con il rischio di inquinare sia il suolo che le falde acquifere sottostanti. Se ciò avvenisse lo stesso Mar Mediterraneo potrebbe esserne coinvolto, visto che le falde acquifere conducono al fiume Dnepr, che sfocia nel Mar Nero. Quanto è accaduto ci deve rendere consapevoli che nessun paese può agire di sua esclusiva iniziativa; piuttosto è necessario che la Comunità Scientifica internazionale sia sempre a diretta conoscenza di tutte le sperimentazioni scientifiche ed industriali ad alto rischio per l’intera umanità.

L’incidente nucleare ha provocato non solo inquinamento del territorio danneggiando gravemente l’agricoltura e l’allevamento, ma anche gravi malattie alla tiroide, tumori, leucemie e mutazioni genetiche gravi.

In particolare sono esposti i bambini, i neonati e gli embrioni perché le loro cellule si riproducono a una velocità amplificata dalle necessità fisiologiche che le rende più sensibili ai cambiamenti del codice genetico. Sono estremamente vulnerabili anche gli organi riproduttivi, sia maschili che femminili, in cui sono contenute le cellule a partire dalle quali si costruisce il codice genetico della prole. Questo spiega perché il danno di Chernobyl è destinato a non finire con la generazione dei viventi di oggi, ma a continuare ad agire su esseri che devono ancora nascere e persino essere concepiti.

Attualmente l'associazione Scuolambiente, insieme a tante altre associazioni italiane, con il progetto Solidarietà nelle varie tipologie di accoglienza ha organizzato molti soggiorni estivi rivolti a bambini e adolescenti bielorussi, perché è stato verificato che lo iodio non radioattivo (di cui è ricchissimo il nostro paese, essendo circondato dal mare) e un’alimentazione non contaminata riducono la radioattività di un bambino di circa il 50% nel giro di un mese.

Proprio in questi giorni è stato realizzato un  programma di iniziative,  in occasione della catastrofe nucleare di Chernobyl che avrà due importanti appuntamenti: Domenica 26 Aprile con l'evento realizzato con la Pro Loco Marina di Cerveteri ed il consueto appuntamento di martedì 28 Aprile con il Concerto di Solidarietà offerto dai ragazzi della scuola media I.C. Corrado Melone Ladispoli.

Infatti, anche quest’anno l’impegno dei volontari si è concretizzato attraverso il progetto nelle scuole con gli EcoLaboratori di Educazione alla Solidarietà, con le varie iniziative di sensibilizzazione, e nel sostegno all'ospitalità estiva, grazie al gemellaggio con l’associazione C.E.U. di Roma Torrino, la quale accoglierà 14 bambini e bambine provenienti dalla regione di Gomel,  per il periodo di vacanza salutare,  provenienti dalla regione di Gomel, selezionati nei mesi passati dalla delegazione umanitaria che ha personalmente conosciuto le famiglie con situazioni di diverso disagio socio-economico.

L’ennesimo triste anniversario, oggi a 29 anni dalla catastrofe, non è che un’altra occasione per urlare l’emergenza che ancora oggi affligge questi angeli senza colpa. Purtroppo, il risalto che danno i mass media a questa triste ricorrenza è tanto fastoso quanto effimero: se, infatti, da un lato dobbiamo essere profondamente grati per l’importanza data ad un evento che è caduto nel silenzio dell’ignoranza e dell’indifferenza, dall’altro lato bisogna porre l’accento sulla mancanza di qualsiasi interesse di tipo mediatico prima di tale commemorazione.

Malgrado tutto, comunque, il costante impegno ed il serio lavoro, che caratterizzano da anni l’Associazione Scuolambiente,  si sono ben concretizzati nel Memoriale (quest'anno ben due importanti momenti)  che, come è stato più volte sottolineato in passato, non è un dramma circoscritto alle regioni colpite, né un evento di un passato lontano, ma è una questione comune al mondo intero da cui trarre insegnamento e per la quale continuare ad adoperarsi.

Pertanto, corre l'obbligo piacevole di ricordare le scuole che hanno aderito al progetto propedeutico l'accoglienza estiva dei bambini, quest'anno particolarmente impegnativo per il neo –  Forum Giovani Scuolambiente: I.C. Corrado Melone Ladispoli. I.I.S. Viale Adige Civitavecchia  e  I.I.S. Enrico Mattei Cerveteri. Ringraziamo la Fondazione CARICIV per il sostegno e per  la condivisone al nostro percorso di formazione e di solidarietà.
 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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