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AUTISMO E LA GIORNATA MONDIALE: NEL CHIASSOSO FRASTUONO DELLA GENETICA IRROMPE SILENZIOSA L’EPIGENETICA

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L’Osservatore d’Italia intervista il dr Girolamo Giannotta che in maniera realistica e concreta, spiega la sostanziale differenza dei fattori che influiscono sulla patologia, poiché anche se il substrato genetico ha un ruolo stabilito nell’autismo, sono i fattori ambientali prenatali e perinatali a rappresentare un rischio significativo per la malattia. Giannotta conclude, studiando i reports emersi, che la teoria genetica dell’autismo non si è mai spinta oltre la percentuale del 25-30%, e per tale implicita ammissione, spiega come il resto è dovuto al ruolo dell'epigenetica.
 

di Cinzia Marchegiani

Il 2 aprile è stata la Giornata Mondiale dedicata alla consapevolezza dell’Autismo, una patologia che sta allarmando seriamente molti medici e scienziati, il numero in crescita esponenziale dei bambini colpiti da questa malattia è un fatto ormai acclarato. Oggi dedichiamo la vera informazione cercando di essere vicino alle famiglie che si sentono oltraggiate dalle diatribe tra scienziati. I figli con questa patologia sono in aumento e pensare ad una dinamica essenzialmente riconducibile alla causa genetica fa emergere una logica con più ombre che luci su come si voglia affrontare con serietà questo argomento, che purtroppo rimane sulla carta pieno di tante pubblicazioni e scoop scientifici, mentre nella quotidianità le famiglie si sentono  troppo spesso abbandonate al loro destino, soprattutto quelle dei bambini danneggiati da vaccino o colpiti da questa terribile malattia, costretti a combattere contro il proprio riconoscimento al diritto di salute e all'assistenza.

Sull’autismo l’Osservatore d’Italia aveva già realizzato un’intervista al dr Girolamo Giannotta, che con molta professionalità aveva spiegato ai nostri lettori come per questa patologia, ancora oggi per molti versi dibattuta scientificamente, ci sono diverse linee di evidenza che supportano l’idea che sia un membro tipico di una grande famiglia di malattie croniche, non infettive, immuno-correlate ed associate alla società post-industriale. La famiglia di questa nuova nobiltà – spiegava il dr Giannotta – annovera tra i suoi membri le malattie auto-infiammatorie, allergiche ed auto-immuni che sono la conseguenza di una forte destabilizzazione del sistema immunitario. “Queste malattie sono il risultato dell’interazione tra genetica ed epigenetica, hanno cause scatenati, esiste un ruolo apparente del sistema immunitario nella patogenesi, sono altamente prevalenti, l’eziologia e le manifestazioni sono complesse. Se anche l’autismo è una questione associata all’ipersensibilità immunitaria, che si manifesta in modo epidemico in una società post-industriale, c’è da pensare che la sola presa di coscienza possa consentire di adoprarsi per la sua prevenzione” – nel dettaglio approfondiva il dr Giannota.

La progressione dell'autismo negli ultimi 20 anni ha visto un repentino peggioramento, da un rapporto di 1:10.000 ad 1:90-100 in Italia, negli USA addirittura 1:68. Dati agghiaccianti che non spiegano la correlazione di questa malattia con un fattore genetico. Dr Giannotta, ci spiega meglio questi numeri?
Eventi genetici che possano giustificare questa drammatica ascesa della prevalenza dell’autismo sono difficilmente concepibili, anche se ci spingessimo a guardare il problema nell’arco degli ultimi 50 anni (epoca tossicologicamente post-industriale), durante il quale al massimo possono essere state prodotte due generazioni umane. Con due sole generazioni umane non credo sia possibile cambiare in modo così drammatico la prevalenza di una malattia ed attribuite tale cambiamento ad un esclusivo fattore genetico. Più realisticamente, visto che il mondo accademico globale è cresciuto impregnandosi di teorie darwiniane, che governano la scena da 150 anni, è fin troppo semplice e semplicistico rifarsi ad esse più che a Lamark. Uscendo fuori da questo rigido schema, mi sento di dire che la sequenza del genoma (successione di basi nel DNA) può rimanere inalterata nel tempo e non codificare lo stesso fenotipo (soggetto così come appare) di qualche generazione fa poiché, pur rimanendo invariata l’informazione genetica in questi differenti soggetti, può essere cambiata la sua capacità di esprimere le informazioni che gli stessi geni veicolano, allora come ora. Altro equivoco del quale ci dobbiamo sbarazzare è la tesi che anche gli enzimi che modificano il DNA sono geneticamente determinati. Seppur ciò corrisponda a verità, sono tanti gli esempi di sostanze estranee al materiale genetico che condizionano la funzionalità degli enzimi epigenetici. In altre parole, gli enzimi che silenziano i geni sono codificati dai geni presenti nel DNA, ma la loro funzione è condizionata dai fattori ambientali che interferiscono con la loro funzione, ed in ultima analisi, stabiliscono se quel gene, e le informazioni che esso trasporta possono essere espressi in quel contesto biologico.

Dr Giannotta, in molti casi di autismo ed ASD esiste una disfunzione dell’immunità innata. Ne deriva che la disfunzione immune associata all’autismo e mediata dall’ambiente e/o da cause epigenetiche o genetiche?
La disfunzione dell’immunità innata è una disfunzione del sistema immunitario che mette in campo attivazione, infiammazione ed autoimmunità. Pensare che dei geni siano cambiati in modo così repentino è troppo audace ed irrealistico. Viceversa abbiamo prove concrete di eventi epigenetici in questo settore. Napoli et al., hanno dimostrato che il danno del DNA mitocondriale, forse provocato dalle specie reattive dell’ossigeno, era più comune in 67 bambini con ASD rispetto a 46 bambini normali.
Per Hertz-Picciotto et al., i PM 2.5 (componente del particolato dell’aria inquinata) possono alterare lo sviluppo del sistema immune neonatale. Questi autori hanno studiato nella Repubblica Ceca 1397 bambini che erano stati esposti in gravidanza ai PM2.5 ed ai PAH (idrocarburi aromatici policiclici) e tale esposizione era associata con la riduzione delle cellule T e l’incremento delle cellule B nel sangue del cordone ombelicale. Studi in vivo nei roditori, hanno dimostrato che i PM 2.5 attivano l’asse dello stress, attivano la microglia e provocano la produzione di citokine pro-infiammatorie nel cervello. Raz et coll., hanno esplorato l’associazione tra l’esposizione materna al particolato (PM) dell’aria respirata in gravidanza e la probabilità di ASD nel proprio bambino. Si tratta di uno studio caso-controllo nidificato che comprendeva 245 casi di ASD e 1522 bambini senza ASD. Gli autori hanno concluso dicendo che la più alta esposizione materna al PM 2.5 durante la gravidanza, particolarmente nel terzo trimestre, era associata con una più grande probabilità di avere un bimbo con ASD. Inoltre, ci sono numerosi lavori che dimostrano che tra soggetti autistici e normali esiste una produzione differenziata di citokine e recettori citokinici. Una selettiva riduzione della popolazione dei linfociti T è prodotta nella prole dall’esposizione a fumo materno, mercurio e PCB. Un incremento del rischio di malattie autoimmuni si ha con l’esposizione gravidica a diossina, mercurio e piombo; ed il consumo di alcool in gravidanza provoca l’incremento della produzione di IL-6 e l’eccessiva produzione di specie reattive dell’ossigeno. Secondo Beversdorf et al., lo stress materno è particolarmente nocivo nelle prime 32 settimane di gestazione in termini di rischio di autismo da componente ambientale. Tra la 21a e la 32a settimana si collocherebbe la finestra di suscettibilità per l’autismo correlata allo stress materno. Per altri autori, le finestre di suscettibilità al danno da fattori ambientali esisterebbero in tutti i tre trimestri di gravidanza.

Il CDC spiega che la diagnosi ASD può essere difficile in quanto non vi è alcuna prova medica, come un esame del sangue, per diagnosticare i disturbi, ma conferma che la prescrizione di farmaci come acido valproico e talidomide durante la gravidanza sono stati collegati con un rischio più elevato di ASD
Certamente, il danno indotto nella prole, in corso di gravidanza, è stato associato all’assunzione dell’antiepilettico acido valproico. Recentemente Christensen et al., hanno evidenziato che il suo uso in gravidanza era associato con un incremento significativo del rischio di disordini dello spettro autistico nella prole. In definitiva, le modifiche epigenetiche nei casi di ASD consistono di metilazioni, modificazioni degli istoni, rimodellamento della cromatica, ed altro. Le interazioni tra ambiente e geni che influenzano l’espressione genica includono processi metabolici quali lo stress ossidativo, le funzioni mitocondriali, le metilazioni, le funzioni immunitarie e l’infiammazione. In maniera realistica e concreta, mi sento di dire che il substrato genetico ha un ruolo stabilito nell’autismo, ma i fattori ambientali prenatali e perinatali rappresentano un rischio significativo per la malattia.

Autismo e genetica dr Giannotta, in questi giorni si è cercato di spiegare questa patologia multi complessa in questa direzione. Possibile un’etichetta così semplicistica?
In maniera realistica e concreta, mi sento di dire che il substrato genetico ha un ruolo stabilito nell’autismo, ma i fattori ambientali prenatali e perinatali rappresentano un rischio significativo per la malattia. Aggiungo, che la teoria genetica dell’autismo non si è mai spinta oltre la percentuale del 25-30%, e per tale implicita ammissione, il resto è epigenetica.

Il 2 Aprile è stato dedicato alla giornata mondiale all’Autismo, i monumenti del mondo si sono illumninati di blu. Un evento che però ha sollevato soltanto l’ennesimo chiassoso frastuono sulla natura genetica di questa patologia multi complessa, mentre silenziosamente l’epigenetica, come ci ha dettagliatamente spiegato il dr Girolamo Giannotta, irrompe e con assoluta evidenza medica e scientifica guarda seriamente in faccia questo mostro, indicandoci con umiltà che le cause sono essenzialmente pre-natali e sono rimediabili, perché il grosso lavoro per custodire la vita che nascerà si costruisce in gravidanza, perché nei nove mesi si esalta l’epigenetica.