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di Christian Montagna
In data 19 Maggio 2008, alle 16.50, dinanzi al Pm Antonio Giaconi, all'ufficiale di P.G. M.llo Cappelletti, all'ufficiale di P.G. M.llo Mara e al C.T.U Dottoressa Monciotti si è svolto l'interrogatorio al dottor Martellini Enrico, medico del carcere delle Sughere di Livorno, in merito al decesso di Marcello Lonzi. Classe 1956, in servizio presso il carcere dal 2003, il medico viene da subito interrogato su quella che è la questione fondamentale di questo processo, l'ora esatta della morte. In merito alle dichiarazioni del medico legale chiamato dalla signora Maria Ciuffi, il prof Bellocco, la morte di Marcello sarebbe riconducibile alle 17 circa, orario che però non coincide con le dichiarazioni delle guardie e dei medici del penitenziario.
Il dottor Martellini giunge in carcere alle otto massimo otto e cinque, tempo di timbrare il cartellino, due chiacchiere e arriva al blocco quando viene immediatamente avvisato di andare al piano superiore poiché il dottor Gaspare è impegnato con un detenuto e ha bisogno di essere aiutato. Giunto nella sesta sezione, quella in cui era detenuto Marcello Lonzi, nota il dottore Gaspare che cerca di rianimare Lonzi e cominciano insieme a praticare il massaggio cardiaco con l'aiuto di un defibrillatore. Martellini sostiene però di averlo trovato già morto, in arresto cardiaco ma ciò nonostante continua a tentare con massaggi cardiaci anche molto violenti. Con questa dichiarazione, il dottore interrogato chiarisce un'ulteriore dilemma di questa storia: secondo lui infatti, sarebbe proprio in questo momento che Marcello si sarebbe fratturato le costole, nel tentativo di essere salvato con un massaggio cardiaco molto violento fatto di "cazzotti anche molto forti". Riguardo le condizioni in cui al suo arrivo aveva trovato il detenuto, descrive la scena con queste parole:
"MARTELLINI: La cosa che mi ricordo erano due ferite, una o due, ora non mi ricordo, io ho questo flash di questa cosa, all'altezza del sopracciglio o destro o sinistro, ora non mi ricordo bene, e questa testa che era leggermente fuori dalla cella, infatti poi il discorso era che molto probabilmente per l'arresto cardiaco era caduto completamente in avanti era arrivato in fondo battendo la testa era rimasto….quando puoi è stata aperta la cella per forza di cose la testa è venuta fuori, penso che sia stato, non so se era in quella posizione, ma sicuramente era quella, perché poi dice guarda che lo abbiamo rigirato, per cercare di rianimarlo, ecco, quindi questa cosa qui mi ricordo, questa cosa qui, e questa grossa ferita proprio a livello…"
Una descrizione minuziosa e dettagliata di quella scena su cui tanto si sta dibattendo. Il Lonzi potrebbe essere stato spostato? La scena del crimine potrebbe essere stata inquinata? Interrogativi ai quali da oltre undici anni si sta cercando una risposta e che il 13 Marzo 2015 potrebbero si spera trovare una risposta.
"P.M.: Ricorda se era vestito quando lei è arrivato?"
"MARTELLINI: Era vestito, si, mi sembra di si, o…ora mi fa una domanda che non lo so, mi sembra di si…"
Continua inoltre il racconto della scena: c'è sangue che fuoriesce dalla ferita ma l'intento dei medici è quello di rianimarlo senza focalizzarsi sui particolari che al momento sfuggono alla memoria. Soltanto in seguito sarebbe stato avvertito il 118 e si sarebbe cominciato a discutere sull'opportunità di avvisare la famiglia o meno dell'accaduto cosa che stando al racconto di Maria Ciuffi, la madre di Marcello, non sarebbe mai avvenuta. Sul posto inoltre vengono chiamati gli agenti della scientifica per fare rilievi e scattare le foto ma, la scena è stata inquinata per praticare la rianimazione. Riguardo l'utilizzo del defibrillatore che secondo le norme dovrebbe essere dotato di una scheda di memoria, quello utilizzato per salvare Marcello ne sarebbe stato sprovvisto.
Martellini conosce Lonzi che a suo avviso non presenta nessun grosso problema dal punto di vista medico se non quello di sniffare il gas a causa del quale finisce in punizione molte volte in celle in cui viene tolto tutto ciò con cui i detenuti possano auto lesionarsi. Proprio quindici o venti giorni prima del decesso Marcello sarebbe finito in punizione proprio per questo motivo. Stando ad una relazione medica firmata dallo stesso medico assume psicofarmaci come Tavor e Rivotril in quanto assuntore di cocaina.
Altra questione importante sulla quale si sono focalizzate le indagini è la presenza o meno del compagno di cella di Marcello durante l'accaduto:
"P.M. :Lei ricorda chi era il compagno di cella di Lonzi?"
"MARTELLINI: No, sinceramente no. Comunque era presente quando sono arrivato"
Proprio il giorno della morte di Marcello, il dottore si reca alle 21.10 a visitare il compagno di cella per vedere se avesse avuto lesioni sulle braccia, sulle mani, per scoprire eventualmente una colluttazione ma l'esito dell'esame ispettivo è negativo. Gabriele Ghelardini, compagno di cella di Lonzi, risulta soltanto sconvolto da quanto accaduto. Riguardo alla questione dei gas infine il dottore dichiara di non aver sentito minimamente odori di gas all'ingresso nella cella e nemmeno durante la rianimazione sarebbero fuoriusciti odori. La finestra tra l'altro sarebbe stata chiusa e dunque si sarebbe sentito qualora fosse stato sniffato ma soltanto dopo avergli mostrato una foto della cella il dottore si accorge di aver fornito un dato inesatto e ritratta.
"UFFICIALE P.G. MARA: Quando fanno il gas cosa fate voi, lo portate via?"
"MARTELLINI: Ossigeniamo o cerchiamo, controlliamo prima i parametri, e poi se è un caso grave si manda…"
"UFFICIALE P.G. MARA: Un caso grave?"
"MARTELLINI: Certo, altrimenti già l'ossigeno…"
"DOMANDA: Ma vengono allontanati dalla sezione quando fanno uso del gas?"
"MARTELLINI: Si, proprio per evitare, ed anche controllarli meglio, nel senso che vengono messi , si chiama giù alla "osservazione", dove il medico va più spesso, proprio per…"
L'interrogatorio termina alle 17.30 e viene redatto a mezzo stenotipia con contestuale fonoregistrazione. Inviato agli inizi di Marzo presso la nostra redazione dalla signora Maria Ciuffi affinché ne fossero resi noti i contenuti, viene fornita una sintesi del colloquio agli atti.
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