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Ora riemerge con imbarazzo quella verità che appare ancora sottotraccia, l’amianto era cancerogeno, ma evidentemente non per i topi, che diventano l’appiglio delle sperimentazioni per far passare innocue sostante che per l’uomo sono letali
di Cinzia Marchegiani
Torino – Dopo le motivazioni depositate dalla Cassazione che spiegano come la prescrizione annulla di fatto i risarcimenti alle vittime, ora emerge con tutta evidenza lo scandalo che ha avvolto tutto questo dispendioso processo a Torino. Il Partito Animalista Europeo, tramite il suo presidente Stefano Fuccelli denuncia una situazione di gravità inaudita, e punta il dito contro il Ministero della salute che autorizzò la produzione di amianto nonostante le conseguenze cancerogene che quest'ultimo produca. Questo scandalo riapre con emergenza anche la valutazione della sperimentazione animale che proprio con le morti da eternit scoperchia un vaso di pandora agghiacciante.
Infatti Fuccelli, riallacciandosi alle motivazioni rese ora pubbliche con cui la Cassazione, afferma che il vero colpevole non è l'imprenditore svizzero Schmidheiny titolare dell'Eternit: “E' l'ennesimo paradosso italiano, la produzione e lavorazione dell'asbesto (amianto) è fuori legge in Italia in forza della legge n. 257 del 1992, ma lo stabilimento di cemento-amianto Eternit di Casale Monferrato chiuse i battenti nel 1986 dopo 80 anni di attività. 2191 persone uccise dalle fibre killer e condannati in appello i responsabili per disastro doloso permanente.”
Fuccelli, voi avete preso una posizione netta in questa storia che non ha responsabili ma solo vittime, come è possibile essere arrivati a questo epilogo? Di chi è la colpa?
L'unico vero responsabile è lo Stato che ha autorizzato la produzione e lavorazione dell'asbesto poiché le normative tutt'ora vigenti prevedono che ogni molecola messa in commercio debba essere obbligatoriamente testata sugli animali. Le ricerche dello scienziato statunitense Irving Selikoff, che effettuò negli anni '60 un imponente studio su un campione di 17.800 lavoratori, confermarono che l'esposizione all'amianto potesse causare il cancro evidenziando, inoltre, che le persone che lavoravano a contatto con l'asbesto anche per un periodo inferiore a una settimana, riportavano segni a livello polmonare fino a 30 anni dopo.
Fuccelli, lei cita che negli stessi anni la New York Academy of Sciences assicurò l'opinione pubblica che una vasta letteratura su studi sperimentali non è riuscita a fornire alcuna prova definitiva riguardo all'induzione di tumori maligni negli animali esposti a diverse varietà e preparazioni di amianto per inalazione o iniezione intratracheale, e su cui le istituzioni hanno fatto riferimento
Si e precisamente il Smith et al. 1965. Tests for carcinogenicity of asbestos. Annals of the New York Academy of Sciences 132 (1):456-88. Lo Stato italiano su indicazione del Ministero della Salute assunse questo come unico riferimento scientifico gli studi condotti sul modello animale pertanto non vietò né la produzione né la lavorazione dell'amianto.
Insomma una storia grottesca e immensa ora esce da quei documenti e atti ministeriali portati a processo ma che il presidente del PAE, Fuccelli inchioda con altre verità: “Il Ministero della Salute benché fosse a conoscenza dei danni irreversibili causati dall'amianto riportati dallo studio di Selikoff ritenne più affidabili i test prodotti su alcuni animali. A distanza di decenni la conferma che la sperimentazione animale non è stata predittiva per il genere umano, gli studi di cancerogenesi svolti su animali non sono stati in grado di predire il rischio di cancro nell’uomo.” Purtroppo le normative vigenti – conclude Fuccelli – impongono questo passaggio ormai considerato l'unico responsabile dei disastri farmacologici/chimici/ambientali in tutto il mondo; benzene, diossina, fumo di tabacco, talidomide, vioxx sono soltanto alcuni drammatici esempi. La ricerca negava, morivano gli uomini ma non i topi, il metodo è sbagliato e lo Stato è l'unico responsabile e deve risarcire le vittime.
EPILOGO PROCESSO ETERNIT
In merito alle motivazioni che la Corte di Cassazione che ha depositato lo scorso lunedì 23 febbraio 2015, possiamo snocciolare grazie al sito guridico Giuffré un anticipazione di quanto affermato dagli Ermellini nella sentenza n.7941 Corte di Cassazione, sez. I Penale, sentenza n. 7941/15 sul Disastro prescritto:
Lo scorso 19 novembre (2014), la Corte di Cassazione aveva ribaltato la decisione della Corte d'appello di Torino nel caso Eternit: prescrizione del reato di disastro ambientale e annullamento dei risarcimenti in favore delle vittime. Oggi, è stata depositata la sentenza n. 7941, che illustra le motivazioni della decisione.
Tempi troppo lunghi. A partire dall'agosto del 1993, “non poteva ignorarsi a livello comune l'effetto del rilascio incontrollato di polveri e scarti prodotti dalla lavorazione dell'amianto, definitivamente inibita”. Da tale data, “a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (del 13 febbraio 2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti” per la maturazione della prescrizione. Di conseguenza, “per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di primo grado”, vengono a cadere “tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni”.
La Corte di legittimità sottolinea che l'imputazione di disastro a carico dell'imprenditore Stephan Schmidheiny non era quella più giusta da applicare per il rinvio a giudizio: “la Corte d'appello, che, pur riconoscendo che l'evento integrante la fattispecie del capoverso dell'art. 434 c.p. deve essere voluto, fa rientrare in esso lesioni e morti (…), finisce al contrario per abbracciare una tesi che implicherebbe che l'art. 434 c.p. rende punibile con pena massima a 12 anni la condotta di colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia una strage”. Una scelta, “insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contraria al buon senso”.
E ora il Partito Animalista Europeo chiede responsabilità alle stesse istituzioni:”L’amianto era cancerogeno e le istituzioni sapevano, morivano gli uomini ma non i topi, confermando l'errore metodologico. E’ lo Stato che deve risarcire le vittime come unico responsabile”.
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