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Editoriali

COTRAL: COSA C'E' SOTTO L'AREA DESTINATA A FUTURO IMPIANTO?

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Tempo di lettura 2 minuti Rieti Virtuosa: Comitati d'affari alla periferia di "Mafia-Capitale". Deposito Cotral, W la legalità ma non solo nei convegni!

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Redazione

Rieti – Rieti Virtuosa plaude all'iniziativa della Cgil sulla legalità, che ha visto il coinvolgimento anche di molti giovani. "Siamo quindi fiduciosi che il sindacato si troverà finalmente in prima linea, proprio perché ''la politica e le istituzioni devono vigilare prima che arrivi la magistratura", nel ripristinare la legalità in merito al cantiere del deposito Cotral di Rieti. – Dichiarano in una nota da Rieti Virtuosa – Si ricorda – prosegue la nota – che in merito, l'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici ha segnalato il mancato rispetto da parte di Cotral Patrimonio spa nell’ambito della procedura di realizzazione del deposito Cotral di Rieti “dei principi di trasparenza, parità di trattamento, correttezza ed economicità”  Un atto su cui nessuno a livello locale ci risulta si sia espresso politicamente, nonostante Rieti Virtuosa, che ha presentato su questa intricata vicenda esposti alla Procura della Repubblica e alla Guardia di Finanza, abbia nel corso degli anni informato ufficialmente anche il sindacato (ai tempi Filippi era segretario della Filt-Cgil ed è stato autore di diverse uscite pubbliche sul tema), a partire dal primo atto con cui il Consorzio industriale espropriò “per pubblica utilità” al Cotral un terreno per darlo a prezzo rivalutato ad un’azienda privata produttrice di energia da biomasse, la Epico, fino alla gara su cui è intervenuta l’Autorità di vigilanza. – La nota di Rieti Virtuosa prosegue ancora – Come giustamente sottolineato da Filippi "la parola appalti è troppo spesso legata al termine malaffare e illegalità e dietro ci sono migliaia di lavoratrici e lavoratori che pagano il prezzo più alto di questa deriva".
Rieti Virtuosa è parimenti convinta che solo il rispetto delle regole possa portare ad un reale sviluppo economico e ad adeguate tutele per i lavoratori e per gli imprenditori che investono sul territorio. Dove le regole non vengono rispettate i cantieri subiscono ritardi pluriennali, i pagamenti non arrivano o sono oggetto di contenziosi, i lavoratori sono in balia degli eventi, le opere in se' rischiano di non offrire adeguate garanzie in termini di sicurezza, qualità e rispetto dell'ambiente. La vicenda del deposito Cotral (ma si pensi anche a quelle dello svincolo di Micigliano o dell’Alberghiero), su cui in passato purtroppo la Cgil insieme a Cisl e Uil hanno mantenuto un ruolo molto ambiguo, definendo "cantori del no" coloro che come Rieti Virtuosa, o il Movimento Cinque Stelle, o il Comitato dei pendolari, segnalavano l'esistenza di procedure anomale su espropri e appalti e presunto sperpero di denaro pubblico (Rieti Virtuosa lo stima nell’ordine di 8 milioni di euro), è un "caso studio" che l'Osservatorio sulla legalità auspicato da Filippi dovrebbe acquisire immediatamente magari coinvolgendo anche i funzionari regionali che hanno redatto la risposta all'interrogazione del M5S fondandosi semplicemente su "quanto riferisce Cotral Patrimonio S.p.a.", cioè la società che doveva essere controllata. Questo eclatante "caso studio", infatti, dimostra che dopo 15 anni che se ne parla Rieti ancora non ha il nuovo deposito Cotral e men che meno si è fatta luce su quanto probabilmente celato (rifiuti?) sotto l'area attualmente destinata al futuro impianto, con buona pace di enti (Comune di Rieti e Consorzio industriale) che dovrebbero vigilare e informare i cittadini.
 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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