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di Silvio Rossi
Non c’è Sanremo senza la sua buona dose di polemica, e l’edizione di quest’anno non ha fatto eccezione alla regola. La vittoria dei tre ragazzi de “Il volo” non è piaciuta alla stragrande maggioranza della “intellighenzia” musicale, ai critici saputoni che stabiliscono chi avesse meritato o meno il riconoscimento del pubblico. Gli stessi critici che negli anni ottanta relegavano puntualmente Zucchero, Vasco Rossi o gli Stadio all’ultimo posto della classifica generale.
Forse, da parte di alcune firme, si rimprovera al trio di non essere “particolarmente accondiscendenti” nei confronti di chi scrive sui giornali col piglio del professorino di scuola pronto a mettere il voto “con la penna rossa”. Forse alcuni non riconoscono come reali i successi ottenuti dai giovani artisti oltreoceano, cosa che è avvenuta per molti artisti, in genere dotati di buone qualità vocali, e di un repertorio legato alla tradizione melodica italiana, conosciuti oltreoceano o nei paesi nordeuropei, ma apprezzati in Italia solo da pochi affezionati.
Qualcuno contesta il fatto che la canzone “Grande amore”, con la quale hanno trionfato alla kermesse sanremese, sia poco orecchiabile, difficile da cantare, troppo “costruito”, troppo retrò.
Non si pongono il problema che musicalmente la nostra nazione non è ricordata per aver lanciato i Beatles o Elvis Presley, ma la sua caratteristica meglio conosciuta in tutto il mondo è proprio il “belcanto”? Si sono per caso resi conto che a New York o a Rio sono più conosciute le note di “Volare” o di “Quando Quando” rispetto alle canzoni di Vasco Rossi o di Ligabue?
Premiare un prodotto che non limita il suo successo non solo tra le “quattro mura” della penisola, ma che potrebbe essere cantato anche da folle lontane dalla riviera dei fiori, non è una limitazione della nostra creatività musicale. Far vincere chi esprime delle qualità vocali superiori alla media della concorrenza, e che riesce a valorizzare un brano ben costruito, che forse non risulta innovativo, ma che, a differenza di alcuni vincitori degli anni passati, non è mediocre, come è avvenuto per vincitori precedenti, troppo spesso scomparsi dal Gotha.
Sentendo i commentatori televisivi del giorno dopo c’è chi ha detto che la canzone che ha vinto Sanremo verrà cantata solo nelle pizzerie di New York. Forse in suo cuore avrebbe preferito un brano che veniva ignorato ovunque?
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