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Economia e Finanza

ITALIA CAMBIATA LA COSTITUZIONE UNILATERALMENTE DA UN PARTITO, QUALCUNO HA SENTITO IL NUOVO PRESIEDENTE DELLA REPUBBLICA?

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In sostanza un gruppo di Parlamentari nominati dal PD, pur non avendo avuto la maggioranza alle ultime elezioni, ottenendola solo in forza di una legge elettorale dichiarata incostituzionale, ha modificato da solo la Costituzione cancellando in un colpo la democrazia. Nel dettaglio e in modo semplice lo spiega l’avv. Marco Mori

di Cinzia Marchegiani

E’ vero, gli italiani stanno subendo quel processo che neanche in maniera  troppo lenta  sta cambiando gravemente il proprio Paese, e come la leggenda della rana bollita, ce ne accorgeremo solo quando l’acqua nella pentola ucciderà la stessa rana che allegramente pensava di essere finita in un laghetto limpido e bellissimo e soprattutto tiepido. Game Over, troppo tardi!

Un’analisi di quello che è accaduto, tra risse e abbandoni dell’aula al parlamento nel dettaglio lo spiega in modo semplice, per chi è a digiuno della materia, l’avv. Marco Mori :”Qualcosa di mai visto si è consumato nella notte. Un partito ha modificato la Costituzione unilateralmente.”

Cosa è accaduto avv. Mori?
Il merito della riforma, che vi anticipo già consegna semplicemente il paese alla sovranità dei mercati speculativi. Con linguaggio semplice ed accessibile, le questioni di illegittimità di carattere “preliminare” a questa riforma che sono palesi e davvero clamorose. Non nascondo la speranza che il Presidente della Repubblica intervenga, sarebbe un suo preciso dovere.
In sostanza un gruppo di Parlamentari nominati dal PD, pur non avendo avuto la maggioranza alle ultime elezioni, ottenendola solo in forza di una legge elettorale dichiarata incostituzionale, ha modificato da solo la Costituzione cancellando in un colpo la democrazia.
Ricordiamo, in primo luogo, che avere un Parlamento di nominati, in violazione del voto personale e diretto che invece prevede la Costituzione, implica che nessun eletto è libero di decidere autonomamente durante le votazioni. Questo perché, se non si ubbidisce al partito, non si sarà più inseriti nelle liste elettorali. Se le preferenze personali non hanno alcun peso la linea del partito non dipenderà mai da scelte democratiche e rappresentative della sovranità popolare, ma sarà imposta dai vertici. Nel caso di specie la linea del PD è quella imposta dalla finanza che vuole smantellare la sovranità italiana. Si vuole un Parlamento che semplicemente ratifichi rapidamente le scelte del Governo, ovvero si vuole l’opposto di una Repubblica Parlamentare. Il dibattito è l’essenza di una democrazia, le decisioni unilaterali sono invece l’essenza di una dittatura.
Occorre poi rammentare a tutti i lettori “come” il PD detiene oggi la maggioranza. Alla camera, alle elezioni del 2013, il primo partito fu il Movimento 5 Stelle, non possiamo dimenticarlo.

Il PD quindi decide per tutti?
Il PD ha usurpato poltrone che non gli spettavano per riformare da solo la Costituzione in forza di un premio di maggioranza addirittura dichiarato costituzionalmente illegittimo in quanto non conforme al principio del voto eguale. Peraltro tale premio di maggioranza è stato ottenuto sulla base di coalizione, coalizione sciolta prima ancora dell’insediamento del nuovo Parlamento (Sel ed il PD non hanno governato un giorno insieme dopo il voto del 2013).
Questa situazione di palese illegittimità non è affatto cessata con la declaratoria di incostituzionalità della legge elettorale visto che questo Parlamento ha addirittura modificato le norme fondamentali del nostro ordinamento. Gli effetti dell’incostituzionalità si sono moltiplicati fino ad arrivare a determinare la modifica della Costituzione stessa in radicale violazione dell’art. 136 Cost. che dispone: “Quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione“.

Ma il neo Presidente Sergio Mattarella ha avuto un ruolo importante proprio sul giudizio di questa legge elettorale, cos apuò fare la Corte Costituzionale?
Purtroppo la Corte Costituzionale ha una colpa immensa. Nel dichiarare incostituzionale la legge elettorale, con legge n. 1/2014, ha incomprensibilmente affermato, fuori dai suoi poteri (come avete letto gli effetti dell’incostituzionalità di una norma di legge sono determinati dalla Costituzione), che il Parlamento poteva continuare a legiferare. In realtà, è evidente per qualsiasi persona di buon senso, continuando a legiferare il Parlamento ha moltiplicato gli effetti della violazione Costituzionale censurata nel nostro ordinamento e ciò prosegue dal 2006.
Oggi dunque abbiamo una nuova Costituzione scritta da un Parlamento composto in violazione dei principi di rappresentanza democratica e dunque composto senza rispettare la sovranità popolare di cui all’art. 1 Cost. La stessa Cassazione con la sentenza n. 8878/14 ha evidenziato la grave lesione della rappresentatività democratica ma nonostante ciò Renzi è andato avanti.
Stiamo dunque assistendo alla fine della democrazia, con quello che non si deve aver timore di definire colpo di Stato, in Italia era dai tempi di Mussolini che non vedevamo qualcosa di simile.

Non ci resta che piangere, come apostrofava il bellissimo film di Trosi e Benigni?
Resta ancora una speranza, che il referendum a cui dovrà essere sottoposta questa oscena riforma, sia favorevole alla democrazia ed al paese ma sappiamo che sarà molto dura a causa delle forti pressioni mediatiche. Come avviene in ogni dittatura i media, purtroppo, appoggiano in gran parte il regime. Dico espressamente salviamo questo paese e cerchiamo, tutti insieme, di fermare questo golpe.

Tutti attendono ora le parole del neo Presidente della Repubblica Mattarella.

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Italia regina dei Superyacht: la leadership globale tra produzione e formazione

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l Belpaese domina il settore della cantieristica nautica e diventa punto di riferimento per la formazione di professionisti specializzati. Nicola Carbonara: “Innovazione, lusso e design sono il futuro.”
 
L’Italia si conferma leader mondiale nella produzione di superyacht, con una quota di mercato che sfiora il 54%. Durante il Cannes Yachting Festival, in corso dal 10 al 15 settembre, i riflettori sono puntati sui grandi cantieri italiani, che rappresentano il cuore dell’industria nautica di lusso. Con un fatturato di 4,4 miliardi di euro, la cantieristica italiana continua a crescere, dimostrando la sua eccellenza sia nel design che nella qualità.
 
Nicola Carbonara, imprenditore e fondatore dell’IET – Istituto Europeo del Turismo e di altri enti formativi, ha partecipato al festival, sottolineando l’importanza di una formazione di alto livello per mantenere questo primato. “La richiesta di personale qualificato come hostess, steward e marinai è altissima e ancora insoddisfatta”, ha affermato Carbonara. I suoi istituti sono ormai un punto di riferimento internazionale per chi desidera una carriera nel settore della nautica di lusso.
 
Secondo l’imprenditore, la ripresa post-Covid del settore è evidente: “Il mercato ha finalmente superato lo stallo e vediamo un ritorno alla produzione a pieno ritmo, sia per le nuove imbarcazioni che per l’usato”. Il focus oggi è su yacht sempre più grandi, dotati delle più avanzate tecnologie, in cui il design si spinge verso l’idea di vere e proprie ville galleggianti.
 
L’Italia non è solo una potenza produttiva, ma anche un faro per la formazione dei professionisti che lavorano a bordo di queste imbarcazioni. Con la crescita continua del settore, investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze rimane fondamentale per consolidare la leadership mondiale.
Privo di virus.www.avast.com

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Occupazione in crescita nel secondo trimestre: ISTAT registra numeri record, ma emergono sfide nel mercato del lavoro

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Il tasso di occupazione raggiunge livelli storici, ma si osserva una flessione nel lavoro a termine e un aumento dei costi del lavoro

Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, il mercato del lavoro italiano ha registrato segnali di crescita significativi nel secondo trimestre del 2024. Gli occupati sono aumentati di 124mila unità (+0,5%) rispetto al trimestre precedente, trainati dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+0,9%) e dei lavoratori indipendenti (+0,7%). Tuttavia, è emerso un calo dei dipendenti a termine, scesi del -1,9%.

Il tasso di occupazione ha raggiunto un record storico del 62,2% (+0,2 punti), il più alto mai registrato nelle serie storiche trimestrali dell’ISTAT. Parallelamente, il tasso di disoccupazione è sceso al 6,8%, il livello più basso mai raggiunto dopo il terzo trimestre del 2008, quando si attestò al 6,7%. Anche i dati provvisori di luglio 2024 confermano questo trend positivo, con un tasso di occupazione del 62,3% e una disoccupazione ulteriormente ridotta al 6,5%, il livello più basso dal marzo 2008.

La crescita dell’occupazione è stata sostenuta anche su base annua, con un incremento di 329mila unità (+1,4%), spinto soprattutto dai dipendenti stabili (+3,3%) e dai lavoratori autonomi (+0,6%). Al contrario, i lavoratori a termine hanno continuato a diminuire su base annua, segnando un calo del -6,7%.

Il costo del lavoro e le sfide del mercato

Nonostante la crescita occupazionale, il costo del lavoro ha subito un “consistente” aumento. Nel secondo trimestre del 2024, il costo del lavoro per Unità di Lavoro a tempo pieno (Ula) è aumentato dell’1,9% su base congiunturale e del 4,5% su base annua. Questo incremento è attribuito sia alla crescita delle retribuzioni (+1,7% trimestrale e +4,7% annuale) che dei contributi sociali (+2,4% trimestrale e +4,4% annuale). L’aumento delle retribuzioni è in gran parte legato ai rinnovi contrattuali, che hanno previsto consistenti erogazioni economiche per i lavoratori.

In parallelo, l’input di lavoro, misurato attraverso le ore lavorate, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, nonostante un aumento dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo dato riflette la crescita del PIL, che nel secondo trimestre ha registrato un +0,2% congiunturale e un +0,9% tendenziale.

Reazioni politiche: maggioranza e opposizione si confrontano

Il governo ha accolto con favore i dati diffusi dall’ISTAT, sottolineando la solidità della ripresa economica e l’efficacia delle politiche occupazionali messe in atto. Il Ministro del Lavoro ha dichiarato: “I dati confermano che siamo sulla strada giusta. La crescita del lavoro stabile, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato, dimostra che le nostre misure a sostegno dell’occupazione e della stabilizzazione stanno dando i risultati sperati”. Il governo ha poi evidenziato come la riduzione del tasso di disoccupazione al 6,8% sia un segnale di fiducia nel sistema produttivo e una conferma del miglioramento delle condizioni economiche generali del Paese.

Tuttavia, l’opposizione ha espresso preoccupazioni sulla qualità del lavoro e sull’aumento del costo del lavoro. “Sebbene i numeri mostrino una crescita occupazionale, il problema resta la precarietà diffusa”, ha commentato un esponente dell’opposizione. “Il calo dei contratti a termine e l’aumento dei costi per le imprese sono segnali che non possiamo ignorare. Il governo dovrebbe affrontare seriamente il tema della sostenibilità del mercato del lavoro, evitando che il costo del lavoro diventi insostenibile per le piccole e medie imprese”.

Inoltre, alcuni esponenti di minoranza hanno sollevato dubbi sull’efficacia dei rinnovi contrattuali, sottolineando come l’aumento delle retribuzioni, pur positivo per i lavoratori, possa mettere sotto pressione le aziende, soprattutto in un contesto economico ancora incerto.

Un futuro da monitorare

La crescita dell’occupazione e la riduzione della disoccupazione rappresentano indubbiamente una buona notizia per l’economia italiana, ma le sfide restano. Il mercato del lavoro si trova di fronte alla necessità di stabilizzare ulteriormente i lavoratori precari e di affrontare l’aumento dei costi per le imprese. Le politiche economiche dei prossimi mesi dovranno bilanciare l’aumento della produttività con la sostenibilità del costo del lavoro, garantendo al contempo stabilità e sicurezza per i lavoratori.

Il dialogo tra governo, opposizione e parti sociali sarà cruciale per mantenere il mercato del lavoro italiano su una traiettoria di crescita stabile e inclusiva.

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Manovra economica: Giorgetti illustra il quadro, dubbi su tetti agli emendamenti

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Il ministro dell’Economia spiega le difficoltà legate alle nuove regole europee. Tajani: “Grande unità di intenti nel Centrodestra”

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto il punto sulla manovra economica in una riunione con i parlamentari della Lega, alla presenza di Matteo Salvini. “Ho illustrato ampiamente la cornice della manovra,” ha dichiarato Giorgetti, evidenziando le complessità del processo dovute alle nuove regole del Patto di Stabilità europeo. “Queste nuove norme rendono difficile non solo la preparazione del bilancio, ma anche la gestione degli emendamenti, poiché dobbiamo rispettare clausole stringenti riguardanti la spesa pubblica,” ha aggiunto il ministro. Tuttavia, ha precisato che al momento non sono stati discussi eventuali limiti sul numero di emendamenti.

Le dichiarazioni di Giorgetti giungono all’indomani di un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, durante il quale i leader del Centrodestra hanno discusso la Legge di Bilancio. In merito all’incontro, il vicepremier Antonio Tajani ha espresso ottimismo: “C’è grande unità di intenti nel Centrodestra, come ha dimostrato la riunione di ieri,” ha affermato Tajani in un’intervista. Tra i temi al centro della manovra, il taglio del cuneo fiscale e le privatizzazioni sono considerati prioritari per finanziare misure come l’aumento delle pensioni minime.

Il ruolo della Bce e la riduzione del debito

Tajani ha anche ribadito l’importanza di una strategia per la riduzione del debito pubblico, sottolineando la necessità di un taglio dei tassi di interesse almeno dello 0,50%. “È giunto il momento che la Bce si trasformi da guardiana dell’inflazione a una vera banca centrale che sostenga l’economia reale,” ha dichiarato.

Incontro con Forza Italia: conferme e proposte

Sempre nella giornata odierna, una delegazione di Forza Italia, composta dai capigruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, insieme a esponenti economici del partito, ha incontrato Giorgetti presso il Ministero dell’Economia per discutere l’impostazione della manovra. “Forza Italia ha espresso apprezzamento per la struttura della manovra, in linea con le indicazioni del segretario Antonio Tajani,” si legge in una nota del partito. Tra le priorità di FI, confermate durante l’incontro, vi sono il taglio del cuneo fiscale, la riduzione dell’Irpef e l’aumento delle pensioni minime.

Il confronto ha toccato anche temi come il costo dell’energia e la competitività delle imprese italiane. Forza Italia ha inoltre proposto di estendere le tutele al lavoro femminile, in particolare alle lavoratrici autonome, e di confermare il sostegno ai giovani con misure dedicate alla prima casa e all’inizio di nuove attività imprenditoriali. In conclusione, il partito ha ribadito l’importanza delle liberalizzazioni e della tassazione dei colossi del web, un tema che potrebbe essere esteso anche in ambito europeo.

Il dialogo tra governo e maggioranza proseguirà nelle prossime settimane, con l’obiettivo di definire una manovra che tenga conto delle esigenze di crescita economica, stabilità finanziaria e rispetto delle nuove direttive europee.

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