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Esteri

ISIS, CONQUISTATA SIRTE: TERRORISTI VICINI ALLO STIVALE

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Tempo di lettura 2 minuti Preoccupazione per gli italiani in Libia che vengono invitati dalla nostra ambasciata a lasciare il paese

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Redazione

Sirte – Prosegue l’avanzata dell’Isis in Libia. I terroristi hanno formalmente preso il controllo di Sirte, istituendo un quartier generale presso un edificio della zona centrale. Un gruppo di appartenenti all'Isis ha inoltre fatto irruzione e assunto il controllo di Radio Sirte. Questo quanto si apprende dall'Afp. La conferma arriva anche da alcuni siti vicini ai jihadisti su cui sono visibili fotografie  che ritraggono i terroristi nello studio radiofonico. Da quel momento, l’emittente ha cominciato a trasmettere proclami del portavoce della formazione, Abu Mohammed al-Adnani. A questo punto si attende solo che nelle prossime ore, la città di Sirte venga, con tutta probabilità, dichiarata parte del Califfato e l'emittente radiofonica usata per comunicare le nuove regole alla popolazione. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe la seconda città libica a fare parte dello Stato Islamico, dopo la recente conquista di Derna. Sale la preoccupazione per i nostri connazionali presenti nel paese. Già nelle scorse settimane, a seguito dell’attacco terrorista all’Hotel Corinthia, l’ambasciata italiana a Tripoli “a fronte del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza in Libia e degli scontri che stanno interessando il Paese” aveva ribadito il “pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il paese”.

Sirte, però, ospita anche altre formazioni terroristiche come Ansar al-Sharia e alcune milizie di Fajr Lybia. Non è chiara quale sia stata la reazione delle due entità, ma sicuramente l’Isis cercherà di inglobarle sotto la sua ala o al massimo di renderle degli alleati per evitare di dover combattere su più fronti. La conquista della città è stata resa possibile dall’assenza di una qualsiasi autorità di governo dalla rivolta contro Muammar Gheddafi. L’area è diventata roccaforte per diverse organizzazioni estremiste, che si sono spartite le varie zone. Che la situazione si stia complicando lo conferma anche l’annuncio del presidente egiziano, Abdul Fattah al-Sisi, che saranno evacuati i suoi cittadini dalla Libia.

La decisione è stata presa dopo la pubblicazione da parte dell’Isis di alcune foto che ritraggono 21 egiziani cristiani copti, rapiti a dicembre e gennaio proprio a Sirte. Le immagini, pubblicate sulla rivista Dabiq appartenente allo Stato Islamico, sono al vaglio degli investigatori per capire se siano reali e a quando risalgano. Vi sono ritratti i prigionieri con le mani legate dietro la schiena mentre marciano in fila indiana guardati a vista da uomini armati interamente vestiti di nero.
Come gli altri prigionieri del Califfato indossano le tute arancioni, usate dal movimento per ricordare i detenuti del carcere di Guantanamo. Nell’articolo a cui sono state allegate le foto si scrive che le 21 persone sono state rapite per vendicare il destino delle donne musulmane, torturate e uccise dalla Chiesa copta egiziana. Inoltre, si sottolinea che l’espansione del gruppo in Libia permette facilmente di catturare “i crociati copti”. Da qui la decisione di evacuare tramite un ponte aereo i cittadini egiziani, la maggior parte dei quali lavora nel paese nel settore delle costruzioni.

 

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Esteri

Duro colpo a Hamas: ucciso Yahya Sinwar, il leader del massacro del 7 Ottobre

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Il capo del gruppo islamista, responsabile del peggiore attacco contro il popolo ebraico dalla Shoah, è stato eliminato durante uno scontro a fuoco a Gaza. Netanyahu: “Il conto è stato pagato”, ma la tensione nella regione resta alta

Mercoledì è stata segnata la fine della caccia all’uomo che ha terrorizzato Israele per decenni. Yahya Sinwar, il leader di Hamas responsabile del massacro del 7 ottobre 2023, il più grave attacco contro il popolo ebraico dai tempi della Shoah, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano (IDF). La sua morte segna un momento cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha definito l’operazione “il pagamento di un conto in sospeso”.

La caccia a Sinwar: un colpo quasi casuale

La caccia a Sinwar, durata un anno e dieci giorni, si è conclusa in modo quasi accidentale. L’operazione in corso non era specificamente mirata a lui, ma a gruppi di terroristi nell’area di Tel Sultan, a Rafah, nel sud di Gaza. Le forze della brigata 828 dell’IDF si sono trovate nel mezzo di uno scontro a fuoco in cui un edificio è stato colpito da un tank, causando un crollo parziale. Solo dopo la bonifica dell’area e la rimozione delle macerie, i soldati si sono resi conto che uno dei corpi apparteneva proprio a Sinwar, riconoscibile anche grazie al volto rimasto relativamente integro.

La conferma definitiva è arrivata grazie all’arcata dentale e agli altri dati biometrici, già in possesso delle autorità israeliane, che avevano arrestato Sinwar in passato. Le immagini del suo corpo, circolate velocemente sui social, hanno diffuso la notizia della sua morte, descrivendo il “macellaio di Khan Younis” con il cranio fracassato e coperto di polvere.

Reazioni internazionali: Netanyahu e Biden parlano al mondo

In serata, Netanyahu ha tenuto un discorso rivolto alla nazione, dichiarando: “Il responsabile del massacro più grande del popolo ebraico dalla Shoah è morto. Il conto è stato pagato.” Ha poi esortato i terroristi di Hamas a deporre le armi e liberare gli ostaggi, offrendo la salvezza in cambio della resa. Netanyahu ha anche fatto un appello ai civili di Gaza, parlando dell’inizio di “un nuovo giorno dopo Hamas” e prospettando un futuro libero dalla tirannia dell’organizzazione terroristica.

Dall’America, il presidente Joe Biden ha parlato di “un bel giorno per Israele, per gli Stati Uniti e per il mondo”. Ha paragonato l’evento alla cattura di Osama Bin Laden nel 2011, sottolineando il senso di sollievo che questa operazione porta, sperando anche in un accordo politico per la fine del conflitto a Gaza.

Hezbollah e Iran: la resistenza continua

Mentre Israele celebra la vittoria, le tensioni continuano a crescere. Il gruppo libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha annunciato l’inizio di una “nuova fase di escalation” nel confronto con Israele, affermando di aver utilizzato per la prima volta missili a guida di precisione contro le truppe israeliane. Da parte sua, l’Iran ha reso omaggio a Sinwar, definendolo “un martire” e simbolo della resistenza, un esempio per i giovani che continueranno a combattere per la “liberazione della Palestina”.

Un futuro incerto

Mentre il mondo osserva, l’uccisione di Sinwar segna un momento cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, ma la strada verso la pace è ancora lunga e incerta. Con la resistenza che continua e la minaccia di nuove escalation, la comunità internazionale resta impegnata nel cercare una soluzione diplomatica. La premier italiana Giorgia Meloni ha auspicato che la morte di Sinwar segni l’inizio di una nuova fase, chiedendo il rilascio immediato degli ostaggi e un cessate il fuoco.

La morte di Yahya Sinwar rappresenta un duro colpo per Hamas, ma lascia dietro di sé una scia di interrogativi su quale sarà il futuro della Striscia di Gaza e se si potrà mai raggiungere una pace duratura nella regione.

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Esteri

Scontri al confine Israeliano-Libanese: Hezbollah lancia razzi, Croce Rossa sotto attacco e rischio escalation

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Razzi lanciati da Hezbollah, violenze sui soccorritori e tentativi di infiltrazione militare respinti

L’escalation del conflitto tra Israele e Gaza ha visto un’ulteriore aggravamento nelle ultime ore, coinvolgendo anche la frontiera tra Israele e Libano. Hezbollah, il gruppo libanese sostenuto dall’Iran, ha rivendicato il lancio di razzi contro le truppe israeliane nel villaggio di Maroun al-Ras, vicino al confine tra i due paesi. Gli scontri tra Hezbollah e le forze israeliane si sono intensificati, con il gruppo libanese che ha dichiarato di aver combattuto contro soldati israeliani che cercavano di infiltrarsi vicino a un altro villaggio di confine.

Contemporaneamente, Israele ha annunciato di aver intercettato cinque razzi provenienti dal Libano, lanciati verso diverse regioni settentrionali tra cui l’Alta Galilea e la Baia di Haifa. Le forze israeliane hanno risposto agli attacchi, intensificando i bombardamenti nell’area.

La Croce Rossa libanese ha inoltre denunciato un grave incidente avvenuto nel sud del Libano, dove alcuni dei suoi soccorritori sono stati feriti durante un attacco a una casa bombardata due volte. La squadra era stata inviata in coordinamento con le Nazioni Unite per cercare di soccorrere le vittime, ma è stata colpita durante il raid, causando feriti tra i paramedici e danni a due ambulanze.

Hezbollah ha rivendicato diversi attacchi contro le forze israeliane nelle ultime 24 ore, affermando di aver fatto esplodere ordigni esplosivi contro i soldati israeliani nei pressi del villaggio di Ramia. I combattimenti sono durati circa un’ora, e il gruppo ha segnalato attacchi sia in Libano che all’interno del confine israeliano.

Parallelamente, le tensioni internazionali continuano a crescere. L’Iran e Hezbollah hanno smentito qualsiasi coinvolgimento diretto nell’attacco di Hamas del 7 ottobre, negando le accuse avanzate da documenti segreti israeliani. La missione iraniana presso le Nazioni Unite ha respinto le notizie che suggeriscono un coordinamento con Hamas per l’attacco, mentre Hezbollah ha ribadito di non essere a conoscenza dell’operazione.

Nel frattempo, emergono nuove rivelazioni sui piani di Hamas, secondo documenti sequestrati dall’esercito israeliano. Anni prima dell’attacco del 7 ottobre, Hamas avrebbe pianificato un’azione molto più devastante, simile all’11 settembre, con l’abbattimento di grattacieli a Tel Aviv e l’uso di attacchi coordinati da terra, mare e aria.

La situazione rimane estremamente volatile, con il rischio di un ulteriore allargamento del conflitto.

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Uragano Milton: la Florida di fronte alla peggior tempesta in 100 anni

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DeSantis: “Decidete ora per salvare voi stessi e le vostre famiglie”

L’uragano Milton potrebbe essere il più devastante a colpire la Florida nell’ultimo secolo. Il presidente Joe Biden ha avvertito che l’uragano potrebbe avere effetti “catastrofici”, chiedendo ai cittadini di rispettare gli ordini di evacuazione. Più di un milione di persone sono già state invitate a lasciare le loro case.

Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha esortato i residenti a prendere decisioni immediate per garantire la propria sicurezza. Milton, inizialmente di categoria 5, è stato declassato a categoria 4, ma resta estremamente pericoloso.

Il Centro nazionale uragani (NHC) prevede che l’uragano toccherà terra mercoledì sera, lasciando poche ore per l’evacuazione. Le strade sono congestionate, con traffico intenso e code ai distributori di benzina. L’urgenza è alta.

Il presidente Biden, per gestire meglio la crisi, ha posticipato il suo viaggio in Germania e Angola. Ha anche dichiarato lo stato d’emergenza per facilitare l’invio di aiuti federali alla Florida.

Incalza il bilancio dell’uragano Helene

Nel frattempo, il sud-est degli Stati Uniti è già devastato dall’uragano Helene, che ha causato almeno 232 vittime, un bilancio che potrebbe ulteriormente crescere. Milton, che segue Helene a breve distanza, aggrava la situazione rendendo le operazioni di soccorso ancora più critiche.

Gli sforzi di preparazione e soccorso sono in pieno svolgimento, con l’obiettivo di limitare il più possibile le perdite e i danni.

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