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RIFORME: SCINTILLE IN AULA, OPPOSIZIONI SU AVENTINO DOPO RISSA SEL – PD

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Tempo di lettura 4 minuti Renzi, "non accetto ricatti"

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Redazione

La situazione è sempre più tesa. Prima l’accordo sfiorato tra M5s e Pd, poi la bagarre in aula e infine la «rissa a sinistra», con scazzottata tra deputati di Sel e di Pd. È quello che ha riservato la seduta notturna della Camera dedicata alle riforme, la seconda della seduta fiume decisa mercoledì sera dalla maggioranza.

"La riforma sarà sottoposta a referendum. Vedremo se la gente sarà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo". E' la sfida lanciata su twitter da Matteo Renzi alle opposizioni.Sulle riforme costituzionali ormai e' Aventino, 90 anni dopo quello del 26 giugno 1924. Le opposizioni hanno lasciato l'Aula della Camera. Renzi intende resistere. "Non mi faccio certamente ricattare da Grillo sulle riforme costituzionali". Lo ha detto Matteo Renzi ai deputati del Pd. Il premier ha spiegato come il Pd ha cercato sempre la mediazione con le altre forze politiche. "Le richieste del Movimento 5 stelle sul referendum non sono condivisibili". Il percorso delle riforme andra' avanti e non ci faremo bloccare da nessuno, ha ripetuto. Se le opposizioni minacciano di non partecipare al voto sulle riforme "e' un problema loro, non nostro".


Ma alle intenzioni seguono i fatti: "Lo strappo della seduta fiume e' un atto che segnera' per molti anni la cifra della democrazia in questo Paese". Ha detto il capogruppo di Sel Arturo Scotto. "Qui nessuno vuole bloccare nulla, se non pretendere di poter esprimere la nostra posizione alla luce del sole", ma "il potere esecutivo sta provando a mettere sotto scacco il potere legislativo e per questo abbandoniamo l'Aula".
Piu' diretti ancora i grillini: "Di alternativa a tutta l'opposizione non avete lasciato se non farvi votare da soli questo obbrobrio di riforme". Lo ha detto la capogruppo M5S Fabiana Dadone nell'Aula della Camera. "Avete deciso di deliberare una seduta fiume sulle riforme. Un precedente gravissimo che pesera' sulle vostre coscienze".

Subito dopo e' cominciata l'assemblea del Movimento 5 Stelle. Un breafing per fare il punto sulla situazione, viene spiegato. Nell'emiciclo solo i delegati d'Aula con i quali, a turno, si alterneranno i parlamantari strettamente necessari per non fare decadere gli emendamenti presentati.
Anche la Lega si chiama fuori: "Attendevamo – ha annunciato il capogruppo Massimiliano Fedriga – la riunione del Pd e un'eventuale chiamata della presidenza se la situazione fosse mutata e avessimo potuto riportare il dibattito all'interno dell'Aula in un clima costituente, dove e' il Parlamento il sovrano e non il governo. Purtroppo constatiamo che tale soluzione, per volere della maggioranza e del governo non si e' voluta trovare ma si e' preferito privilegiare lo scontro a favore della visibilita' mediatica del presidente del Consiglio. Noi mettiamo davanti i cittadini al presidente del Consiglio, c'e' servilismo bieco ma noi siamo servi del paese.
Prendiamo atto che la democrazia parlamentare per volere politico viene meno e non ha senso continuare a fare questo triste teatro e a malincuore la Lega abbandona lavori dell'Aula. Renzi si diverta da solo a fare il suo show".

Lasciano l'emiciclo anche i deputati di Forza Italia, ha detto il capogruppo Renato Brunetta: "Con nostro grande rammarico per non potere addivenire ad un risultato condiviso, con grande dolore, comunico che ho convocato una riunione di gruppo per le 15,15 e che ci assenteremo dall'Aula". Al termine dell'assemblea azzurra rendera' note le determinazioni che saranno assunte. "C'eravamo lasciati nella capigruppo con una grande appello al senso di responsabilita'. Il Pd ha chiesto tempo, non ho sentito alcun esito quindi penso che tutto proceda da programma", che "non c'e' nessuna novita'", aveva premesso.
Anche Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale abbandona i lavori dell'Aula di Montecitorio. Lo ha spiegato Fabio Rampelli, stigmatizzando la "protervia mostrata dalla maggioranza e dal premier".
'Sull'Aventino' anche i fuoriusciti dai 5 Stelle: "Non condividiamo ne' il merito ne' il metodo, lo scontro e' stato troppo ampio per non arrivare a questo punto di non ritorno", ha detto in Aula il deputato ex M5S Walter Rizzetto ora nella componente Alternativa Libera ed ha annunciato: "noi ci allontaneremo dall'Aula".

"Non possiamo permetterci di vivere una riforma costituzionale nel modo in cui l'abbiamo vissuta nelle ultime settimane, abbiamo viste ampie prese di posizione che non si potevano sopportare. Per quanto riguarda le aperture, non le abbiamo viste, abbiamo visto qualche pausa per convocare delle capigruppo farsa", ha detto ancora Rizzetto.
e da Forza Italia, Maurizio Bianconi rincara_ "L'Aventino in via generale non e' certo il massimo. Ma l'arroganza del Pd e di Matteo Renzi, pessimo gestore di riforme costituzionali finalizzate soltanto ai suoi show televisivi, non lasciano altra strada. La prepotenza dei comportamenti sulla seduta fiume ha riunito lo sdegno dall'estrema sinistra all'estrema destra, tutti uniti contro questo aspirante autocrate, che ritiene di poter compiere il lavoro che fu di De Gasperi, Terracini, Calamandrei con un tweet e con sedute senza sonno. I danni prodotti da questo comportamento segneranno per anni la storia democratica di questo Paese".

Nel Pd, cominciano ad affiorare perplessita' sull'andare avanti cosi': "Abbiamo i numeri per andare avanti anche da soli, ma penso che sia un errore per noi, un errore per la democrazia italiana, un errore per le opposizioni". Lo ha detto il capogruppo del Pd, Roberto Speranza, stigmatizzando in particolare l'atteggiamento tenuto dai 5 Stelle, ai quali pero' rivolge un ultimo appello per tentare di trovare un'intesa.
"Vivo con grandissima sofferenza umana e personale questo momento, voglio ancora rivoggere un appello perche' penso ci sia ancora la possibilita' di evitare lo scenario" delle opposizioni che abbandonano l'Aula, ha detto Speranza.
"Dobbiamo provare a lavorare ancora, e ai a 5 Stelle dico che nella capigruppo di oggi cosi' come nel comitato dei nove l'atteggiamento del Pd non e' stato di chiusra ma disponbili ad accantonare l'art.15 sul referendum, disponbili ancora a confrontarci, perche' non sederci ancora e trovare una soluzione possibile?".

"Io non voglio rassegnarmi e penso che tutti, a partire dalla minoranza ma anche dalla maggioraza, e chiedo anche al governo, possono provare a discutere e riflettere", ha sottolineato Speranza, ma "fare opposizione non e' alzare cartelli o far rumore, noi abbiamo i numeri per andare avanti anche da soli ma penso sia un errore. Per questo voglio fare un ultimo vero e sentito appello: risediamoci immediatamente e non lasciamoci andare all'impossibilita' di un confronto. Vi chiedo di riaprire un confronto possibile, noi siamo disponibili. Con questa consapevolezza il Pd fara' ogni sforzo anche dentro il nostro gruppo, per aprire a nuove intese", ha concluso Speranza.

La rissa in Aula la notte passata. Rissa in aula alla Camera, con deputati in piedi sui banchi che si sono scagliati l'uno contro l'altro. Il vicepresidente Roberto Giachetti ha sospeso più volte la seduta. In precedenza era finito con un nulla di fatto la ricerca di un'intesa tra Pd e M5s per emendare il ddl sulle riforme. I due gruppi si erano incontrati negli uffici del governo e il Pd sembrava aver mostrato un'apertura.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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