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Cronaca

MELANIA REA: IL 10 FEBBRAIO E' IL GIORNO DEL GIUDIZIO PER SALVATORE PAROLISI

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Tempo di lettura 3 minutiIl tribunale per i minorenni si pronuncera' sulla richiesta di far incontrare la bimba con il papa' e la Cassazione si pronuncerà sul futuro dell'uomo

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di Chiara Rai

Salvatore Parolisi, ex caporal maggiore condannato in appello a 30 anni per aver ucciso la moglie di 29 anni Melania Rea con 35 coltellate il 18 aprile 2011, non vede la figlioletta da 4 anni. Esattamente da luglio 2011 quando la piccola aveva appena 18 mesi e la cui tutela venne affidata alla madre di Melania Rea.

La doppia attesa. Il 10 febbraio, il tribunale per i minorenni di Napoli si pronuncera' sulla richiesta presentata dall'avvocato di Parolisi, Federica Benguardato, di far incontrare la bimba con il papa'. E sempre il 10 febbraio la Suprema Corte di Cassazione si pronuncerà sul futuro dell'uomo.


La relazione del Ctu.
Parolisi era venuto a conoscenza tardivamente della relazione del ctu nominato dal tribunale "dalla cui relazione emergeva chiaramente come fosse opportuno che la bimba incontrasse il padre", spiega l'avvocato Benguardato. "La bimba quando parlava al telefono con il padre Salvatore stringeva forte la cornetta del telefono". La relazione del perito venne depositata nel 2012 ma Parolisi ne venne a conoscenza solo nel 2013. Dunque, l'ex caporalmaggiore attende una doppia decisione dei giudici: quella del tribunale dei minori e quella della Cassazione.
 

Quei segni che non sono di Parolisi. I segni lasciati sulle gambe della povera Melania qualificati dalla perizia come "striature a linee parallele da sovrapposizione" "con alta probabilità non sono riconducibili alla cerniera del giacchetto indossato dalla stessa – sostiene uno dei due legali difensore di Parolisi, Nicodemo Gentile. Lo rileva la prima consulenza effettuata al riguardo dall’ingegner Reale – il solo ad aver effettuato le misurazioni tecniche – che ha escluso che i segni da contatto sulla cute di Melania corrispondano, contrariamente a quanto rilevato nella sentenza di appello, alla zip dell’indumento della donna. Tali segni, che, da subito, anche gli investigatori hanno interpretato quali tracce probabilmente lasciate dalla manica della maglia o del maglioncino imbrattato di sangue dell’offender, rappresentano la firma dell’assassino (che per la difesa non è il marito di Melania) poichè Parolisi, come risulta da più elementi, testimoniali e di fatto, non ha mai cambiato gli indumenti, in quanto, nel pomeriggio del 18 aprile 2011, è uscito da casa in maniche corte e pantaloncini e così è rimasto fino alla sera. Siamo di fronte ad un ulteriore indizio di innocenza – prosegue l’avvocato Gentile – poiché questo dato tecnico rafforza ancora l’evidenza di una scena criminis che straripa di segni e tracce che non appartengono a Salvatore Parolisi, ma a soggetti che, ad oggi, rimangono ignoti". Questo ulteriore elemento (dopo quello per cui l’impronta di scarpa isolata alla base del chiosco situato alle Casermette di Civitella del Tronto (Teramo) nei pressi del quale venne ritrovato il corpo senza vita di Melania, corrisponde ad un numero non superiore al 40 mentre Parolisi calza il 43) supererebbe i rilievi dellaCorte di secondo grado, aprendo a scenari diversi. La difesa ha chiesto alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza appello anche sotto questo profilo.

La vicenda. E' il 18 Aprile 2011 quando di Carmela Melania Rea, di anni 29, si perdono le tracce sul Colle San Marco di Ascoli Piceno. Insieme al marito Salvatore Parolisi e alla loro bambina di diciotto mesi, sono andati a trascorrere qualche ora all'aria aperta. Secondo la ricostruzione del marito, Melania si allontana per andare al bagno dello chalet ma nessuno però la rivedrà mai tornare. Passano circa venti minuti ma Salvatore spaventato chiama i soccorsi e dà l'allarme. Subito la notizia viene diffusa in tutta la nazione, cominciano le ricerche sui territori circostanti. Si cerca e si spera di trovare un corpo ancora in vita. Il marito disperato concede numerose interviste televisive sperando al più presto di poter riabbracciare la propria amata. Una nazione che si mobilita per questa terribile scomparsa; forze dell'ordine scandagliano distese di terreno immense, ma di Melania ancora nulla.


Il ritrovamento del corpo.
E' il 20 Aprile, due giorni dopo la scomparsa, quando una telefonata anonima intorno alle 14.40/15.00 avverte le forze dell'ordine di polizia da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo che non sarà mai rintracciata della presenza del corpo di Melania. A 18 km di distanza dal luogo della sparizione, in un bosco di Ripe di Civitella viene ritrovato il corpo di Melania. Ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo: elementi che cercano di depistare le indagini facendo pensare ad una rapina finita male ad opera di un tossico in astinenza. Il medico Adriano Tagliabracci che effettua l'autopsia non rileva segni di strangolamento né violenza sessuale e attribuisce la causa della morte alle 35 coltellate che sono state inflitte sul suo corpo. Vicino al corpo, viene ritrovato il cellulare con la batteria scarica e un'altra sim card.