Connect with us

Editoriali

CARABINIERI: TIFO DA STADIO PER LE NUOVE TECNICHE D' IMMOBILIZZAZIONE!

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Sembra quasi un fotoromanzo…ma è realtà!

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

di Matteo La Stella

L'otto Gennaio del 2015 il comando generale dell'Arma dei Carabinieri, nella fattispecie il II Reparto-SM-Ufficio Operazioni, emana una circolare, utile a rettificare le tecniche di immobilizzazione durante gli interventi su soggetti “in stato di agitazione psicofisica conseguente a patologie o causato dall'abuso di alcool e/o sostanze stupefacenti”, lasciando tutti gli altri punti della circolare precedentemente emanata invariati, con l'aggiunta di una sequenza di istruzioni fotografiche, adatte a combattere la scarsa affluenza nelle sale cinematografiche piuttosto che ad effettuare un arresto.
Da agenti ad attori il passo sembra breve. I protagonisti del “Fotoromanzo Di Un Arresto” sono due Carabinieri in divisa e un terzo individuo nei panni dell' “antagonista della legge” . Nel primo fermo immagine i due guardano il “cattivo” che, negli scatti successivi, con abili mosse in sincronizzate, degne delle migliori gemelle Kessler, verrà bloccato e arrestato. Rapportare questo scenario alla realtà risulta difficile. In concreto un tutore della legge dovrebbe avere a che fare nel suo quotidiano con degli esseri inanimati che, come il finto “cattivo” delle illustrazioni non si sognerebbero mai di opporre resistenza. Peccato che i trasgressori ogetto della circolare siano in stato di agitazione psicofisica e ad un passo dalle manette, fondamentale che non giova di certo alla loro tranquillità ma che, al contrario, funge da incentivo alla resistenza.

Anche i punti precedenti della circolare, quelli rimasti invariati, non sono però da sottovalutare in quanto a paradossi. Nel punto 3 ad esempio, alla lettera a, si intima all'agente di isolare l'area dell'intervento adottando iniziative idonee a ridurre i rischi. L'esempio esternato dalla circolare per questo punto è un intervento in casa, dove, al malcapitato agente, è intimato di improvvisarsi tecnico e di interrompere l'erogazione di luce e gas prima ancora di agire. Fatto questo, se si scorre al comma c dello stesso punto, arriverebbe a dover filmare le condizioni del soggetto così da poterle comunicare all'equipe sanitaria. L'operazione, descritta dal punto quattro comma a, deve avvenire ad una distanza adatta a non invadere lo spazio vitale del malvivente, ma allo stesso tempo consona a tenerlo nel proprio raggio d'azione. Poi, secondo i comma c e d, camice penna e block notes, vestire i panni dello psicologo, tentando con il dialogo di farlo desistere . Sorge spontaneo pensare che i redattori di questa circolare abbiano avuto a che fare, almeno nell'ultimo periodo, con pericolosissime tastiere e stampanti laser. Gli agenti dovrebbero essere quanto meno cinque per pattuglia in modo da poter svolgere tutte le direttive assegnategli, condannati in una prigione di “linee guida” adatta ad una sceneggiatura. L'aspra realtà è un'altra cosa. Il trasgressore farà di tutto per opporsi all'arresto e il Carabiniere dovrà pensare a salvaguardarsi e a bloccare il trasgressore.
L'Arma, regista di un film che non è suo? Dovrebbe omettere i precetti impossibili dalla circolare a tutela dei prestanti servizio, vigilando sui sottoposti e impedendo che, al contrario, come già accaduto in passato, si trascenda completamente dalla morale etica di difensori della legge adottando una condotta errata nei confronti di chi, colpevole o meno, ha diritto ad un processo in tribunale, non in strada.
Dunque, le nuove istruzioni dettate dall'arma (dei Carabinieri) alle armate, simili alla carta di sicurezza di un volo low cost, sarebbero mirate ad annullare la possibilità di “equivoci” al momento dell'arresto al termine di un intervento.
La circolare precedente, emanata il 30 Gennaio 2014, di gravi equivoci ne aveva già creati abbastanza durante lo scorso anno. Caso limite è quello di Riccardo Mogherini,40 anni, che lo scorso 3 Marzo si aggirava per Firenze sotto l' effetto di sostanze stupefacenti in atteggiamenti molesti. Quattro i militari intervenuti sul posto. Poco dopo l'arrivo dell'ambulanza Mogherini cessa di vivere. A prescindere dalle indagini sui militari presenti, rinviati a giudizio, c'è una colpa che vale una vita e pesa come un macigno: riguardo la morte di Mogherini i pm parlano di asfissia.
Gli agenti nell'immobilizzare l'uomo a terra devono aver “pesato” troppo sul suo corpo, innescando nell'organismo della vittima il meccanismo rivelatosi fatale.
È doveroso sperare che questo salto a piè pari nella divulgazione delle direttive all'interno dell'Arma serva davvero a scongiurare altri incidenti inculcando agli agenti il dogma corretto, così da non trasformare i turni di lavoro in vere e proprie tragedie per tutti i soggetti coinvolti.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

Editoriali

Un anno senza Silvio Berlusconi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti